INCHIESTA/L'Fbi indaga su un messaggio sospetto aperto dalla prima vittima. In isolamento gli impiegati del gruppo American Media
L'America ora ha paura
della nuova "peste"
Terzo caso di antrace sospetto. Il virus
inviato in Florida per posta
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI
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WASHINGTON - La peste comincia con uno starnuto, dentro una palazzina bianca in Florida che porta sulla facciata il nome fatale: "American". Cammina con le gambe di un uomo di 63 anni, un grafico che una mattina di fine settembre apre una busta recapitata da un fattorino con il pacco della posta del giorno.
L'uomo ne estrae un foglio bianco, vede disegnata sopra una stella di Davide composta da una polverina appiccicosa come polline, la tocca, la annusa e poi rimette le mani sulla tastiera del computer per lavorare alle foto che usciranno sui tabloid pubblicati in quel palazzo dal suo editore, "American Media". Dodici giorni più tardi, il grafico curioso muore nell'ospedale di Boca Raton, devastato da un batterio che nessuno dei medici affannati invano attorno a lui aveva mai visto all'opera, ma che da quel 5 ottobre ogni americano che sternutisca, tossisca o rabbrivisca mormora con il terrore superstizioso di un milanese nell'ora della peste manzoniana: antrace.
Non basta un morto a fare un'epidemia. Non bastano un suo collega di lavoro, il fattorino malato di ordinaria polmonite, ma con qualche spora di antrace rilevata nelle mucose nasali, una donna "sospetta portatrice" impiegata nella stessa palazzina, e un quarto caso, pubblicizzato ma falso, nella lontana Virginia, alle porte di Washington, a essere la "rappresaglia" ordinata nell'orrifico "discorso della roccia" dal profeta dell'apocalisse. Ma bastano, nella psicosi della New War e nella dinamica dei media a scatenare l'epidemia del panico, che sta portando migliaia di raffreddati e tossicolosi negli ospedali della Florida a implorare pennicilina, l'antibiotico che distrugge il bacillo dell'antrace nelle fasi iniziali.
Basta e avanza un caso accertato perché sulla palazzina di DelRey Beach, calino le "unità di protezioni biologica" spedite dal Centro per il Controllo della Malattie di Atlanta, in completa tuta lunare di plastica da film. E con loro esperti, epidemiologi, specialisti di malattie infettive, investigatori dello Fbi e, segretamente, specialisti di guerra biologica arrivati dal laboratorio della US Army a Fort Derrick, sbarcano per capire se quelle spore di antrace spalmate sulla tastiera del grafico ucciso siano i microscopici soldatini della "Guerra Santa", già sbarcati negli Stati Uniti. Forse il test iniziale di un attacco prossimo e massiccio.
Da cinque giorni, da quando Robert Stevens è morto, e il fattorino che gli recapitò la lettera, Roberto Blanco si è sentito dire che nelle sue narici dormono spore di antrace, le autorità americane vacillano tra il desiderio di calmare e la necessità di allarmare. John Agwunobi, il direttore del dipartimento della salute in Florida, esorta i floridiani a non lasciarsi travolgere dal panico, a non imbottirsi di dannosi antibiotici per ogni colpetto di tosse. Ma quando si scatena la psicosi delle "nuove pesti", nessun comunicato può fermare la folla delle madri che si assiepano davanti ai pronto soccorso di Miami, Orlando, Boca Raton, trascinando bambini con il moccio al naso per chiedere il test dell'antrace. E lo stesso governo che cerca di calmare deve poi inviare C130 militari per recapitare 10 mila casse di antibiotico, confermando quello che ha smentito.
Il focolaio del panico sta nel mistero di quei batteri, nel perché siano finiti sul tavolo del povero "picture editor" che pubblica celebri tabloid da supermercato, come il National Enquirer, il Sun, il Globe particolarmente schiumanti nella loro denuncia del terrorismo islamico. Il mistero profondo è nel Dna di quel microrganismo che ha ucciso Stevens e sfiorato il fattorino. L'identità genetica di quell'antrace non corrisponde a nessuno dei campioni conservati nel registro delle malattie infettive ad Atlanta. Non è identico a nessun Dna dei vari tipi di antrace trovati e catalogati negli Stati Uniti dove, come in tutto il mondo, l'antrace è diffuso negli allevamenti di pecora, nella terra dove pascolano gli animali, e generalmente innocuo.
"Non può essere naturale" dice il microbiologo che sta guidando la squadra. Il Dna del tipo studiato in Florida è mutato, mutante o, peggio, geneticamente modificato. Dunque, se questo è il caso, non può provenire altro che da uno stabilimento militare per la produzione di antrace modificato come arma. E soltanto due nazioni hanno i mezzi per produrre armi biologiche, difficilissime da distillare e da manipolare: gli Stati Uniti e la Russia. Quella Russia dove anni fa 78 abitanti di un villaggio morirono di carbonchio, la malattia da antrace. provocato da zaffate di spore uscite accidentalmente da uno stabilimento militare.
Qualcuno, qualcosa, deve averlo sistemato in quella busta, perché soltanto così si spiegano le tracce lasciate sulla tastiera dalle dita del grafico ucciso. Chi? Entra in scena un sospetto ideale, musulmano, straniero, studente. Dagli, dagli, è lui, è lui, è un giovane stagista sudanese che ha lavorato per tutta l'estate nella casa editrice dei tabloid e se ne è andato il 14 settembre, tre giorni dopo l'attacco a New York e Washington. Per salutare i colleghi, il ragazzo aveva inviato a tutti una email interna, con queste parole: "...e per ricordo lascerò a tutti un piccolo regalo".
Dunque è lui l'"untore" che ha cercato di appestare la Florida? Il panico e l'isteria galoppano. Nessuno si ferma a chiedersi come avrebbe fatto l'untore a spalmare spore di antrace sulla carta in foggia di stella ebraica, senza restare lui stesso contagiato e lo scenario dell'untore sudanese ha un difetto: il giovanotto è studente alla Florida University, è nella mani della polizia, lo stanno interrogando e sta benissimo, mai neppure uno sternuto. Se è lui l'attentatore, non aveva vocazioni suicide né premature aspirazioni al paradiso dei martiri. Ma allora chi? Allora Mohamed Atta, il capo della rete di Al Qaeda negli Usa, lo psicopatico che guidò il primo aereo contro la Torre di Manhattan.
Mohamed Atta viveva da queste parti, a dieci chilometri dalla palazzina della peste. Nella scuola di volo che sta ad appena un chilometro e mezzo dall'editrice "America Media" ed è ben visibile dal tetto, lui aveva imparato a pilotare e poi aveva cercato di noleggiare un "crop duster", un aereoplanino spruzzatore di pesticidi. Non ci era riuscito. Forse aveva capito anche lui che l'antrace è un'arma mediocre, difficile da diffondere e per questo almeno ufficialmente, anche Russia e America lo hanno abbandonato. L'ondata che uscì dalla fabbrica militare in Siberia, uccise 78 persone in una città di un milione di abitanti. Una delusione.
Ma lo hanno abbandonato davvero? Le immense scorte che l'Unione Sovietica aveva prodotto dove sono finite? Sono state cedute da qualcuno dei settemila scienziati militari russi disoccupati dal 1991 a compratori internazionali, Saddam, Osama, i Taliban, pronti a pagare in contanti o su conto numerato svizzero, senza fare domande? Perché produrre quando sui può comperare già confezionato nei supermercati delle stragi di massa? Non è vero che le armi "ABC", atomiche, biologiche e chimiche possano essere cucinate "nel cortile di casa". L'Aum Shinriko, la setta giapponese che attaccò il metro di Tokyo con il gas nervino, spese duecento miliardi di lire, anni di tempo, utilizzando specialisti e attrezzature sofisticate per produrre antrace da guerra. Non ci riuscì mai.
Troppo facile avere paura. Troppo difficile non averne. I 300 dipendenti dell'editrice "American Media", sono tutti a casa, imbottiti di antibiotici. Ogni medico americano è stato messo in allerta e i pazienti sono testati alla ricerca dell'antrace, garanzia sicura che altre "spore", ignorate fino a ieri, verranno trovate. Ogni sternuto in Florida porterà l'eco dei campanelli del monatto con la barba e il turbante.
(10 ottobre 2001)
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Rendetevi conto di come è stata diffusa...
LuVi
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