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Ed ecco il Bush Gate.. ma come fanno a farsi eleggere questi Repubblicani?

Ultimo Aggiornamento: 27/01/2002 02:27
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E in un altro forum.. c'è chi li invidia.... [SM=x40007] [SM=x39943]


Una nuova "macchina degli scandali", mossa da finanziamenti
elettorali, complicità politiche e summit alla Casa Bianca

Lo sporco affare della Enron incubo Watergate per Bush
La bancarotta dell'azienda minaccia la politica Usa

dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI

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WASHINGTON - "Comincio ad aver paura che la nostra azienda possa implodere sotto il peso delle perdite, se la notizia diventasse pubblica" scriveva, nell'agosto del 2001, il presidente della Enron, Kenneth Lay, e mai profezia fu più scontata e autoavverata. Oggi, sei mesi dopo la lettera confessione, la più grande società americana di energia giace sotto le rovine del massimo crac aziendale nella storia Usa e con essa è crollato il mito del "mercato che sa sorvegliare sé stesso", come morì il mito della "invulnerabilità" americana sotto le rovine delle Torri.

Il tracollo della Enron Energia che ha distrutto il futuro di 25 mila dipendenti buttati sul lastrico mentre i massimi dirigenti si arricchivano, ha finalmente abbattuto il muro di omertà ideologica che la circondava. L'affare Enron non è - o non è ancora - un Watergate, anche se la "macchina degli scandali" sta scaldando il motore a Washington. E' una storia di liberismo selvaggio che ha dimostrato, come ha scritto George Will sul Washington Post, che un'economia di mercato, per prosperare, "ha bisogno di assoluta trasparenza societaria e di regole chiare e severe stabilite dal governo". Lo scandalo che ha rimpiazzato sulle prime pagine dei giornali la vana caccia agli spettri di Al Qaeda, è la semplice storia di una colossale truffa ai danni di dipendenti e azionisti, resa possibile dalla complicità della politica comprata con i finanziamenti.

Non ci sarebbe stato un caso Enron senza la pioggia di danaro che aveva annaffiato tutti, destra e sinistra, repubblicani e democratici e che negli ultimi anni si era concentrata su George W. Ma nessuno, neppure l'opposizione di sinistra, ha interesse a spingere fino in fondo le indagini sui finanziamenti elettorali, per una ragione ovvia: 75 dei 100 senatori che siedono nelle aule imperiali e romaneggianti del Campidoglio hanno preso soldi dalla Enron. Un classico caso di "chi è senza peccato[85]".

La lezione della Enron è la parabola dei rischi di una "deregulation" senza regole, sorretta dall'ideologia dell'iperliberismo. I silenzi, la complicità, il gomitolo di interessi incrociati attorno al successo "sulla carta" della Enron, che a colpi di profitti inesistenti sembrava avere arricchito tutti quando il suo titolo aveva bucato la quota 90 dollari a Wall Street, hanno prodotto un manipolo di miliardari - i dirigenti che hanno segretamente scaricato le azioni - e un esercito di pensionati senza pensione, i 25 mila dipendenti che erano stati costretti a investire i loro fondi pensione in azioni della società ma ai quali era proibito di vendere. Negli Usa, dove le pensioni di stato sono poca cosa, la pensione è affidata a investimenti collettivi ma privati, sul mercato dei titoli, senza garanzie né sorveglianza pubbliche.

Eppure molti conoscevano la verità da molto tempo. Una vice presidente della società aveva scritto nel 2001 una lettera riservata al presidente, Kenneth Lay, per segnalargli che "gravissime irregolarità di bilancio" cominciavano ad emergere dai conti e l'effetto di una possibile scoperta "sarebbero stati devastanti". Ma Kenneth Lay, aveva gettato la sua lettera in uno scatolone dove, ieri, gli investigatori parlamentari l'hanno ritrovata. Lay aveva ben altre carte in tasca. Aveva Bush in cima alla lista dei beneficati elettorali con 700 mila euro di contributi.

Era amico personale di Rubin, l'ex ministro del tesoro sotto Clinton, divenuto dirigenti della Citibank, che gli aveva prestato 800 milioni di euro a scatola chiusa. Controllava cinque collaboratori di Bush, compreso il nuovo presidente del partito repubblicano, Racicot, come consulenti sontuosamente retribuiti. E aveva l'arma segreta, l'arma finale: la compiacente società di "auditing", quella celebre Arthur Andersen che doveva certificare i suoi libri dei sogni ed era pagata come consulente della Enron, un caso lampante e scandaloso di conflitto di interessi. Infatti la Andersen certificò profitti che non esistevano, ignorando perdite che stavano raggiungendo il miliardo di euro. In Borsa il titolo scese a 38 dollari, abbastanza per consentire al presidente della Enron e ai suoi amici di incassare 1,3 miliardi di euro. I 25 mila dipendenti non poterono fare altrettanto. La Arthur Andersen provvedeva nel frattempo a distruggere i documenti sui quali aveva certificato i bilanci di fantasia.

E ieri è stato licenziato il capo del team che si occupava di controllare i conti della Enron. E quando la verità cominciò a filtrare, Kenneth Lay giocò l'asso, l'influenza politica. Mobilitò l'ex ministro democratico Rubin, che tremava al pensiero di quegli 800 milioni di euro prestati, e Rubin chiamò la Casa Bianca per intercedere. Andò quattro volte a incontrare il vice presidente Cheney. Inviò email al braccio destro di Bush, Karl Rove, azionista ed ex consulente della Enron, per domandare l'intervento di Greenspan e della Banca Centrale. Tempestò di telefonate i senatori foraggiati, per sollecitare l'approvazione di quel "piano energetico nazionale" che l'avrebbe salvato. La Casa Bianca "non fece nulla per salvare la Enron", si difendono ora a Washington, ed è vero. Ma, come scrive il New York Times, non fece nulla neppure per "fischiare il fallo".

Ora, le inchieste politiche e giudiziarie lanciate a Washington dovranno chiarire chi sapeva e quando lo seppe, dovranno dire che cosa fu deciso nei misteriosi incontri con "zio Dick", il vice presidente Cheney, come poté la Arthur Andersen farsi ingannare tanto facilmente. Wall Street ha cominciato la procedura per espellere la Enron dalla Borsa (e intanto ha sospeso le contrattazioni del titolo), ma la conclusione più importante sarà nella lezione che il caso Enron ha impartito agli estremisti dell'iperliberismo. Sarà il ritorno del pendolo alla necessità di controlli pubblici sugli affari privati, dunque la fine di un'altra pagina di Selvaggio West nella lunga saga della civiltà americana.

(16 gennaio 2002)

LuVi

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16/01/2002 11:38
 
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I padroni si sono guadagnati ognuno 1.100.000.000 $. I dipendenti non hanno neanche un cent x le loro pensioni visto che l'azione vale adesso 70 cents.

Evviva l'America.
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Un egoista é una persona che non pensa a me

FANCAZZISTA MAXIMUS
16/01/2002 22:31
 
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Ieri l'amministratore delegato, uscito dalla Emron 6 mesi prima del tracollo, si è suicidato.
Ci credete?

LuVi
26/01/2002 17:07
 
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Re:

Scritto da: LuVi 26/01/2002 17:07
Ieri l'amministratore delegato, uscito dalla Emron 6 mesi prima del tracollo, si è suicidato.
Ci credete?

LuVi



Mi ricorda tanto il caso Calvi : Lo hanno suicidato...




Ciaozzz
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MEMENTO BIBERE SEMPER - Smsami
27/01/2002 02:27
 
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