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La vita oltre la vita....

Ultimo Aggiornamento: 16/04/2004 20:10
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Se leggi il topic con le idee già chiare è difficile che tu possa fartene altre... si chiama "dogmatismo"... [SM=x39851]


20/03/2004 18:24
 
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Re: Re:

Scritto da: Pegaso di ghiaccio 14/12/2003 9.21


Bhe non è proprio così..qualcuno è tornato indietro dopo essere stato morto per brevi istanti e tutti raccontano di una luce e di avere incontrato i propri cari che lo hanno rimandato indietro con dolcezza dicendogli che non era ancora il momento.....




quando dici per qualche istante morto, cosa intendi? morte cerebrale, o semplice arresto cardiaco?
20/03/2004 18:49
 
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Re:

Scritto da: butch78jp 20/03/2004 15.17
secondo me dopo la morte non c'è nulla,quando leggo questi 3d le mie manie tendenti al suicidio aumentano[SM=x39919] [SM=x39917] [SM=x40003] [SM=x39947]



logica conseguenza di un credente ateo
.. e scusa sah! cosa aspetti? .[SM=x39947] o ancora ti frena?[SM=x39917]
dimmi dimmi ke son curioso![SM=x39916]




[Modificato da Bestionn 20/03/2004 20.03]

20/03/2004 20:01
 
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Re: Re:

Scritto da: Bestionn 20/03/2004 20.01


logica conseguenza di un credente ateo
.. e scusa sah! cosa aspetti? .[SM=x39947] o ancora ti frena?[SM=x39917]
dimmi dimmi ke son curioso![SM=x39916]

[Modificato da Bestionn 20/03/2004 20.03]




veramente è un modo di dire che usiamo io e qualcun'altro, volevo intendere che se ci penso vado in paranoia
20/03/2004 22:51
 
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Se speculare sulla “vita oltre la vita”, e aggiungo, sulla vita dopo la morte corporale dell’uomo, comporta trattare inevitabilmente della responsabilità di Dio verso di noi, è d’uopo rilevare pure l’azione tentatrice di quel buffone di Satana (il Mentitore) e sottolineare una delle immani tragedie che colpiscono ancora oggi l’uomo raziocinante ed evoluto:
Confondere l’effimera felicità proposta dalle diverse speranze e credenze religiose o dalle fantasticherie atee ed agnostiche o di schiavizzanti e fallite ideologie con quella somma ed eterna, di ben altra natura ed ordine.

L’uomo Gesù (il Cristo, Figlio di Dio), salutando i suoi discepoli li rassicura con la sua Parola prima di avvallarla con l’atto scandaloso ma unico e redentivo della sua passione-morte-resurrezione: “Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto..” (Gv 14, 2) E lo stesso suo Spirito fa eco anche nella ispirazione dell’Apostolo: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore d’uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1Cor 2, 9)

Altro!! che tirchia provvidenza del Creatore o di rompimento palloso nella sua eterna e tanto sperata ed amata, trovata e conquistata (a caro prezzo!) beatitudine.

21/03/2004 18:04
 
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Re:

Scritto da: Bestionn 21/03/2004 18.04
Se speculare sulla “vita oltre la vita”, e aggiungo, sulla vita dopo la morte corporale dell’uomo, comporta trattare inevitabilmente della responsabilità di Dio verso di noi, è d’uopo rilevare pure l’azione tentatrice di quel buffone di Satana (il Mentitore) e sottolineare una delle immani tragedie che colpiscono ancora oggi l’uomo raziocinante ed evoluto:
Confondere l’effimera felicità proposta dalle diverse speranze e credenze religiose o dalle fantasticherie atee ed agnostiche o di schiavizzanti e fallite ideologie con quella somma ed eterna, di ben altra natura ed ordine.

L’uomo Gesù (il Cristo, Figlio di Dio), salutando i suoi discepoli li rassicura con la sua Parola prima di avvallarla con l’atto scandaloso ma unico e redentivo della sua passione-morte-resurrezione: “Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto..” (Gv 14, 2) E lo stesso suo Spirito fa eco anche nella ispirazione dell’Apostolo: “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore d’uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1Cor 2, 9)

Altro!! che tirchia provvidenza del Creatore o di rompimento palloso nella sua eterna e tanto sperata ed amata, trovata e conquistata (a caro prezzo!) beatitudine.




sai che inc...ata se dopo ti accorgi che non era vero niente, eh[SM=x39851]

Di quello che dice Gesù, o meglio di quello che gli fanno dire dei commentatori di cui è dimostrato che sono vissuti molto dopo la sua morte, nulla è certo...e inoltre, chi non crede a Gesù, a che deve credere? la stessa menata di Siragusa che parla della Madonna e dei Santi: vallo a raccontare ad un cinese, o ad un arabo, di cosa dice Gesù...sono più di noi, la maggioranza vince.O vuoi rifare le crociate?[SM=x39897]

La beatitudine eterna, oltre ad essere un meschino escamotage per far star buono il gregge, non è provata da niente e da nessuno. Anche i bambini credono a Babbo Natale, non per questo ciò vuol dire che esista.

30/03/2004 22:17
 
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Re: Re:

Scritto da: Brianna 30/03/2004 22.17


... di cosa dice Gesù...sono più di noi, la maggioranza vince.




Oh Brianna! la tua ultima osservazione – a mio avviso un po’ fuori tema -, richiede e merita almeno da parte mia un appunto anche se forse non pertinente la discussione in questo 3d.

Vero è, per noi cattolici, che Gesù il Cristo, Dio incarnato, doveva per un disegno a noi arcano patire il più cruentamente possibile e doveva infine morire a vantaggio di tutti.
E’ tuttavia altrettanta vera la colpa di quella “maggioranza” del popolino pragmatico e indirettamente assassino che plagiato dal potere religioso prima e politico poi del suo tempo, ha condannato con ingiusta sentenza ed esecuzione l’Innocente. Altro non ha potuto e voluto fare il pilato e la plebe di quel tempo; nient’altro possono fare le maggioranze e non vogliono scegliere i pilati d’oggi, sia per il buonismo e il quieto vivere delle une sia per il mantenimento di irrinunciabili ragioni di stato e l’esercizio di potere - comunque conferito ma tanto abusato - dei pochi altri.
E’ vera così e ancora una volta confermata la vecchia logica mefistofelica del mondo: essa agisce subdolamente e schiavizza contro natura la persona! Il forte, per la sua sopravvivenza, usurpa il diritto del debole. La morte del giusto sopperisce alla forza del prepotente; il ricco aumenta puntualmente il suo avere sulla miseria del povero indigente.
... ecco l'escamotage..[SM=x39910]



F.U. FORZA UCCAZZO una libertà per tutti

[Modificato da Bestionn 01/04/2004 20.34]

01/04/2004 12:59
 
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Re: Re: Re:
Il problema della vita dopo la morte è strettamente legato, secondo un modo però prettamente "meccanicistico" di ragionare, a quello dell'esistenza dell'anima. Una credenza piuttosto comune è che l'anima sia incarnata nel corpo, e che lo abbandoni al momento della morte, per dirigersi nell'aldilà, sia esso nirvana, inferno, paradiso, o breve sosta prima della reincarnazione. Questo schema ha una certa logica: il corpo resterebbe "indietro" trattendosi con i se i ricordi, mentre l'anima diventerebbe monopolio della divinità.

Un modo interessante ma intricato, secondo me, di considerare la questione è anche quello di partire dall'inizio piuttosto che dalla fine. Considerando che tutti noi abbiamo una coscienza, che viene, come dire, "accesa" nel nostro corpo, (al seguito del cervello, come corrispondenza più direttamente fisica) può essere interessante chiedersi quale sia il metodo attraverso il quale noi "siamo noi" e non "altri". La domanda più precisamente è questa: per quale motivo io sono nato in questo momento, in questo luogo, figlio di questi genitori, quando un gran numero di individui nasce in ogni momento in un gran numero di posti diversi?

Posto che gli esseri umani, almeno a livello di fisico, sono "modulari", ovvero sono fatti secondo la stessa struttura, è abbastanza comprensibile far risalire la coscienza come un caratteristica peculiare del nostro fisico, anche se resta più complicato è il problema della "assegnazione" di questa coscienza.
Il codice genetico non rappresenta una risposta soddisfacente, poichè esseri con lo stesso patrimonio genetico (gemelli) hanno coscienze separate. A livello estremo, si può asserire che tra i tutti processi chimici/biologici che portano alla creazione del nostro corpo sia compresa anche l'assegnazione della coscienza, e che dunque esiste uno strettissimo legame tra "noi" e la materia di cui siamo composti (magari più prettamente a livello celebrale...dove più tradizionalmente si dovrebbe trovare l'ego).

A partire da questa idea, se si nega l'esistenza dell'anima, si arriva alla conclusione che l'essere vivente rappresenti una vera e propria "evoluzione della materia", che da inerme e fredda (pietra) diventa viva e pensante (carne). La coscienza, l'intelligenza e tutto ciò che è proprio dell'essere umano non sarebbero dunque che proprietà insite da qualche parte nella realtà, che attraverso l'evoluzione vengono a poco a poco sviscerate in forme sempre diverse, tra le quali ci siamo anche noi. Se le cose stessero così, non ci sarebbe alcuna separazione tra essere vivente e materia, e dunque non avrebbe senso l'esistenza di alcun aldilà...anche se questo non negherebbe l'esistenza di un Dio che abbia creato tutto questo sistema.

Se invece si accetta l'esistenza dell'anima, vuol dire che esiste una altra "componente" dell'essere umano non fisica, che lo differenzia a prescindere dal corpo in cui è contenuta, e che è ragionevole pensare possa essere, al momento della morte, portata in altri luoghi (inferno, paradiso) o semplicemente "riutilizzata" al momento della nascita di un nuovo individuo (reincarnazione).

Ovviamente il pensiero religioso può trascendere considerazioni di questo genere (basate pur sempre su un rapporto di causa e effetto tipicamente "umano"), per concludere che semplicemente esiste una qualche realtà che trascende la nostra, e che potrebbe essere propria del divino e dunque anche dell'aldilà. In questo senso, ogni cosa è possibile, e potremmo non avere mai i mezzi per raggiungere la verità...se non attendendo serenamente che arrivi la nostra ora.


01/04/2004 19:57
 
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maremma...
ma scrivete dei romanzi!!!
siate più concisi...
Bastiann lo invidio poichè ha fede...fede vera(spero per lui) cieca e totale, lui non si pone il problema noi sì!
il fatto dell'esistenza divina non è mai stato un problema per un credente mentre noi atei o agnostici continuiamo a farci tremila seghe mentali...non dovrebbe essere così...non credete?[SM=x39917]
04/04/2004 16:04
 
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Re: maremma...

il fatto dell'esistenza divina non è mai stato un problema per un credente mentre noi atei o agnostici continuiamo a farci tremila seghe mentali...non dovrebbe essere così...non credete?[SM=x39917]



certo, il credente, per il fatto di credere, è in un certo modo più tranquillo e sicuro e tante domande non se le fa. Nemmeno quella fondamentale, secondo me: perchè credere? E' una comoda stampella, forse sono più furbi loro. Tanto, a conti fatti, tutti quanti, credenti e miscredenti, andiamo verso la stessa meta: se siamo fortunati ci interrano, se no mettono le nostre spoglie in condominio...
04/04/2004 23:19
 
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Oh Brianna, ancora una volta hai ragione!

Il credente (specie cattolico: quello di Santa Romana Chiesa) non si pone domande superflue sull’esistenza e la natura di Dio o l’indagine curiosa sulla consistenza dell’aldilà. Ascolta e dà fiducia all’unico Maestro Cristo Gesù, il quale di tutto questo, ha voluto svelare soltanto in parabole ma con nessuna spiegazione razionale (pur potendolo fare) poiché non necessaria di qualche utilità per la vita e il bene effettivo dell’uomo.

Il cristiano invece si guarda dal non ovviare all’essenziale, affinché e in altre parole, la sua fede cammini e fondi sulle opere fruttuose derivanti, non da sé e dai propri meriti, ma dalla Carità, dono dello Spirito Consolatore del Risorto; per questo si ciba puntualmente della Parola e dell’Eucaristia, poi, riprende la sua croce giornaliera (scandalo per Voi atei!). Infine vigila ed usa il consiglio evangelico: “Siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt 10, 16). Semplicità dunque: non ingenuità e tranquillità sicura. Accorta prudenza, sopratutto: non quella sorta di furbizia demoniaca con la quale, l’ateo e l’agnostico si contrappongono e si differenziano dal credente.

La costruzione della “Civiltà dell’amore” (o come si vuole altrimenti definirla), compito di tutti e dell’uomo di buona volontà e impegno primario del cristiano in questo mondo, non distrae però noi credenti cattolici dal fine ultimo sul senso e il valore dell’esistenza che, se per sorte comune e al termine del pellegrinaggio terreno ci mette alla pari col restante degli altri esseri, ci distingue oggi, durante il cammino, per scelte morali ed ideologiche ben diverse degli atei e dei miscredenti in genere, dei sempiterni dubbiosi e del peccatore ostinato, i quali travisano e chiamano con altre parole ( “forse”, “nulla”, “dio è morto” perché “dio non c’è”; non “creatura” ma “superuomo”) il male vero rischiato dall’uomo di ogni tempo o quanto e ciò che non si vuole orgogliosamente credere adesso, sulla vita e il dopo morte. Si tratta di quello che l’alter Cristhi, Francesco, chiama in una sua preghiera la ‘seconda morte’:
“…Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullo omo vivente po’ scampare. Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali! Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati, ca la morte seconda no li farrà male. Laudate e benedicite mi Signore, e rengraziate e serviteli cun grande umiliate”

La posta in gioco e il rischio altissimo restano, in ogni caso, volenti o nolenti, una faccenda eterna. Ma Gesù, il Cristo! ci ha pure rivelato che anche la Carità di Dio, cui la sua misericordia per TUTTI ed ognuno di noi è anch’essa, per Grazia, eterna.




F.U. FORZA UCCAZZO una libertà per tutti

[Modificato da Bestionn 05/04/2004 18.51]

05/04/2004 18:45
 
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caro Bestionn
devo dire che un po' ti invidio. In fondo, la validità di un uomo si giudica dalla sua esistenza...io adoro Nietzsche, ma tristemente devo ammettere che tutto il suo nichilismo e i suoi deliri sul superuomo non gli hanno portato, personalmente, tanta fortuna. Di sicuro non si è più felici se non si crede a niente, la vita è già abbastanza grigia, privarla di ogni speranza escatologica non la fa apparire più rosea, anzi. San Francesco( mi piace la definizone di alter Christi), nella sua fede e nella sua povertà, ha vissuto sicuramente meglio di Sartre, senz'altro era più felice.

Ma non si può credere a comando. Come dicono i cattolici, la fede è un dono, una grazia, non ci si alza la mattina decidendo di credere e di abbracciare la fede. Anche se, solo razionalmente, si sa che si vivrebbe meglio e col cuore in pace.
05/04/2004 22:51
 
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Re: caro Bestionn

Scritto da: Brianna 05/04/2004 22.51
devo dire che un po' ti invidio. In fondo, la validità di un uomo si giudica dalla sua esistenza...io adoro Nietzsche, ma tristemente devo ammettere che tutto il suo nichilismo e i suoi deliri sul superuomo non gli hanno portato, personalmente, tanta fortuna. Di sicuro non si è più felici se non si crede a niente, la vita è già abbastanza grigia, privarla di ogni speranza escatologica non la fa apparire più rosea, anzi. San Francesco( mi piace la definizone di alter Christi), nella sua fede e nella sua povertà, ha vissuto sicuramente meglio di Sartre, senz'altro era più felice.

Ma non si può credere a comando. Come dicono i cattolici, la fede è un dono, una grazia, non ci si alza la mattina decidendo di credere e di abbracciare la fede. Anche se, solo razionalmente, si sa che si vivrebbe meglio e col cuore in pace.




In realtà, io credo che la validità di un essere umano si misuri non su quanto egli sia stato felice, bensì su quanto egli sia riuscito a vivere come riteneva più giusto.
Se un essere umano ha deciso di essere felice poichè credeva che la vita non avesse senso, o che fosse di per se già troppo grigia, allora è da commiserare, non da stimare.
Se invece un essere umano ha deciso di vivere come voleva, anche a costo della propria felicità, per quanto possa essere sembrato stupido, credo che egli sia da ammirare.
Non c'è niente di male nel voler essere felici. Ma se lo si vuole essere solo perchè si crede, in fondo, che non valga la pena di vivere per nient'altro, allora, per quanto si possa essere felici, quella che si ottiene è una felicità che poggia su un immensa tristezza.


06/04/2004 01:37
 
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Re: caro Bestionn

Scritto da: Brianna 05/04/2004 22.51
devo dire che un po' ti invidio. In fondo, la validità di un uomo si giudica dalla sua esistenza...io adoro Nietzsche, ma tristemente devo ammettere che tutto il suo nichilismo e i suoi deliri sul superuomo non gli hanno portato, personalmente, tanta fortuna. Di sicuro non si è più felici se non si crede a niente, la vita è già abbastanza grigia, privarla di ogni speranza escatologica non la fa apparire più rosea, anzi. San Francesco( mi piace la definizone di alter Christi), nella sua fede e nella sua povertà, ha vissuto sicuramente meglio di Sartre, senz'altro era più felice.

Ma non si può credere a comando. Come dicono i cattolici, la fede è un dono, una grazia, non ci si alza la mattina decidendo di credere e di abbracciare la fede. Anche se, solo razionalmente, si sa che si vivrebbe meglio e col cuore in pace.





E’ singolare come, oh indeciso agnostico e incallito ateo!, sappiate travisare scaltramente l’attitudine di coloro che, confutati dalla vostra dottrina, giudicate nocivi al comune bene sociale e quantomeno colpevolizzate di fuga nell’oppio della religiosità, quindi, relegate tra gli sventurati o commiseriate fra i benpensanti ‘privilegiati’ credenti. In ambo i casi, obiettate ascrivendo a loro stessi l’indecente asservimento dell’autosufficienza umana scambiata altresì col surrogato della fede per un’evasione irresponsabile dal mondo verso una superiorità futura seppur ipotetica (giudizio eterno di beatitudine o di dannazione, dopo la morte) che, in ogni caso, è a discapito dell’immediata sicurezza propensa al piacere indolente di una mondana agiatezza e tranquillità.
Il raggiro tuttavia, oh finti e sfacciati maestri!, dura poco (un paio di secoli?). Voi vi siete involontariamente descritti nella vitalità di una parola remota ma sempre fresca:
“… un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso.” (Sal 63, 7b)

Ciò detto va riconosciuto che, cara Brianna, il tuo sapere sulla fede probabilmente è esatto nondimeno assai incompleto mancando d’altre sostanziali considerazioni sul dono che, estimato dalla ragione e presunto ‘invidiato merito’ di chi beneficia, è anzitutto una chiamata rivolta indistintamente a tutti: è ancora un appello che abbisogna di risposte personali da parte di ognuno. Primariamente poi, la chiamata richiede lucidità della mente e apertura docile del cuore, i quali non sempre sono liberi dalla presa di quel consistente cerume intrugliato d’arrogante pregiudizio e d’ostinato mormorio che impedisce di conseguenza l’ascolto attento e sereno di una parola ovviamente già rifiutata e incompresa.

Va da sé anche (e questo è imprescindibile!) che chi interpella debba pure favorire le sue ragionevoli credenziali sulle quali allora l’interpellato può appoggiare un solido fondamento affinché in un crescente dinamismo esistenziale, sperimenti e verifichi di volta in volta il valore efficace di quanto è azzardato, promesso e tradotto in programma; un complesso cooperato in sintonia con chi ha invitato a seguirlo e realizzarlo (utopia-escatologia).
La Fede insomma nasce dall’ascolto e progredisce in un cammino graduale il quale non di rado, nel rispetto del superlativo arbitrio (male usato dall’ateo e per niente utilizzato dall’agnostico), è testato dalla prova poiché percorso spesso nel completo buio razionale.

Così avviene nei rapporti interpersonali dove, come il pollice strusciato nell’accendino, s’illumina la fiammella della fiducia verso chi si valuta di primo acchito, almeno simpatico e gradevole pur non avendolo anzitempo mai notato e col quale di seguito, si sviluppa l’intrinseca fiamma al dialogo aperto e al confronto sincero, alla condivisione e conoscenza, alla reciproca collaborazione e al compimento scambievole … etc.

In parte lo stesso processo è tipico nel sentire religioso com’è specificato nella scrittura sapienziale quando, all’inizio di un invito ascoltato, subentra sempre la relativa movenza gestita in proficua “fiducia”. Siffatta andatura, nella storia sacra, si esemplificata e inizia con la figura d’Abramo paradigma dell’uomo secondo la Fede, il quale assieme al comando - vattene dal tuo paese dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò -, riceve inoltre la promessa di un proprio figlio e di una discendenza numerosa quanto le stelle del cielo. Credendo, ossia vivendo la sua fede, il patriarca esegue: prende i pochi averi e insieme alla moglie e al parentado parte, si muove e s’incammina spedito verso una terra a lui sconosciuta; va incontro a ciò che ancora non “vede” ma che gli è dato di sperare. Gradatamente, chi ordina e promette fintantoché si rivela - Io Sono Dio onnipotente: cammina davanti a me e sii integro - e stipula un patto a garanzia della sua e altrui affidabilità. Simile rivelazione ed alleanza avviene in seguito con tutti i personaggi biblici che, passando per Mosè, Davide, i Profeti ecc, termina definitivamente con l’autore e il perfezionatore della Fede: Gesù da Nazaret, il Messia Figlio di Dio vale a dire la Parola incarnata; il Signore, principio e fine della Storia umana, l’Alfa e l’Omega.

Non così, non così … possiamo appurare dai brevi cenni della storia profana quando l’uomo, operando da solo e in perenne contraddizione con se stesso, non riconosce d’essere creatura in tutto dipendente dal suo Creatore. Tale Uomo, infatti, vantando il diritto della propria autarchia ha abusato e sacrificato lungo i millenni, il bene supremo della propria ed altrui Libertà.
Egli nel corso della sua esperienza, ci ha dimostrato che utili e valide non sono state certamente (nemmeno per chi è finito male con la propria pazzia intellettuale anziché fisica) le allettanti idee del “superuomo” elaborate da un Nice e suoi cultori o lo spessore promettente della “lotta di classe” ipotizzata nella filosofia hegeliana e marxista e d’altri, le quali nella pratica secolare hanno invece portato, seppure per motivi e prassi dissimili, a giustificare ed eguagliare le aberrazioni dell’agire umano nel secolo appena trascorso: l’assurdità di una purezza della razza ariana al prezzo dell’olocausto nazista; l’egemonia di un solo Partito guida con lo sterminio nei gulag stalinisti. Non sono state produttive per il benessere della classe sfruttata, le deportazioni di quell’enorme massa che non considerata proletaria nell’est comunista meritava, non l’esistenza ma l’oblio e la morte; similmente avveniva nel forzato indottrinamento del popolo cinese col tragico d’epurazioni etniche di altrettanti non livellati dal “libretto rosso” ma puntualmente disillusi dal sogno maoista e dai regimi successivi etc.

Neanche salutari per il reale bene dell’uomo ma unicamente per l’interesse lucroso di una putrefatta aristocrazia, lo sono state le guerre di conquista e le crociate promosse dal potere teocratico, oppure, l’assoggettare e il colonizzare le americhe, l’oceanica e l’Africa massacrando impunemente con la complicità di una distorta ragione illuminista perpetrata dispoticamente dal governo degli stati sovrani dominanti ritenuti erroneamente di natura e diritto divino. Non poca poi, è stata l’attività delittuosa di personaggi corrotti di certa chiesa oscurantista e modernista, sia di parte protestante che romana, ed infine, c’è stata pure la violenza occulta e nefasta d’apparati settari ed esoterici, vuoi di templari, di massoni o di che altro d’oscuro e misterioso del passato e del presente.

Si chiede stupito e forse rammaricato il Salmista:
“O Signore, nostro Dio, …
che cosa è l’Uomo perché te ne ricordi
e il figlio dell’uomo perché te ne curi?
Eppure l’hai fatto poco meno degli angeli,
di gloria e di onore lo hai coronato,,,” (Sal. 8,1. 5-6a)


L'Uomo un mistero che si determina, un percorso che si verifica!
Ragionevolezza ed utilità, ossia, fattibilità concretizzabile e godibile. Un progetto di costruzione piena della comunità, nell’azione attiva dell’uomo per il mondo d’oggi: una meta a lungo termine, che inizia ora per la stabile felicità dell’agnostico menefreghista e dell’ateo ottuso prima, del religioso induista, buddista, indigeno e altro poi; del credente ebreo, musulmano o altro e, finalmente, del cristiano protestante e del cattolico.


Eppure, ancora, chi sei e dove ti sei cacciato? Oh delinquente e ladro, mafioso e camorrista, assassino e terrorista, stupratore e pedofilo, maiale e traviato, bugiardo e iniquo !? Ma anche tu, oh lesto opportunista, solitario menefreghista, egoista avaro. Uomo dove sei sprofondato!

Ti ha risposto Cristo, ricordandoti che sei l’“immagine” e fatto a “somiglianza” del tuo Creatore! Ti ha cercato nel tuo “baratro”, è sceso spontaneamente nel tuo profondo “abisso”, ti ha recuperato e ti ha salvato con la sua Pasqua:
“Ed era ben giusto che colui, per il quale e dal quale sono tutte le cose, volendo portare molti (ndr: = tutti) figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza, il Capo che li ha guidati alla salvezza.” (Ebr 2, 10)
Porgi la tua mano e lasciati prendere, ascolta e credi ciò che suggerisce lo Spirito nel mio diletto Dottore e Santo Agostino:
“Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore non ha pace, finché non riposa in te”. (“Confessioni”, Ed.Paoline pag. 186)

continua ...




F.U. FORZA UCCAZZO una libertà per tutti

[Modificato da Bestionn 11/04/2004 17.01]

11/04/2004 12:32
 
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Re: Re: caro Bestionn

Scritto da: Uomo di Stracci 06/04/2004 1.37



In realtà, io credo che la validità di un essere umano si misuri non su quanto egli sia stato felice, bensì su quanto egli sia riuscito a vivere come riteneva più giusto.
Se un essere umano ha deciso di essere felice poichè credeva che la vita non avesse senso, o che fosse di per se già troppo grigia, allora è da commiserare, non da stimare.
Se invece un essere umano ha deciso di vivere come voleva, anche a costo della propria felicità, per quanto possa essere sembrato stupido, credo che egli sia da ammirare.
Non c'è niente di male nel voler essere felici. Ma se lo si vuole essere solo perchè si crede, in fondo, che non valga la pena di vivere per nient'altro, allora, per quanto si possa essere felici, quella che si ottiene è una felicità che poggia su un immensa tristezza.
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F.U. FORZA UCCAZZO una libertà per tutti

[Modificato da Bestionn 11/04/2004 17.06]

11/04/2004 16:57
 
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Re: Re: caro Bestionn

Scritto da: Uomo di Stracci 06/04/2004 1.37



In realtà, io credo che la validità di un essere umano si misuri non su quanto egli sia stato felice, bensì su quanto egli sia riuscito a vivere come riteneva più giusto.
Se un essere umano ha deciso di essere felice poichè credeva che la vita non avesse senso, o che fosse di per se già troppo grigia, allora è da commiserare, non da stimare.
Se invece un essere umano ha deciso di vivere come voleva, anche a costo della propria felicità, per quanto possa essere sembrato stupido, credo che egli sia da ammirare.
Non c'è niente di male nel voler essere felici. Ma se lo si vuole essere solo perchè si crede, in fondo, che non valga la pena di vivere per nient'altro, allora, per quanto si possa essere felici, quella che si ottiene è una felicità che poggia su un immensa tristezza.





Non sono d'accordo. Se uno vivendo come pensa che sia più giusto, ottiene solo infelicità e dolore, vuol dire che ha sbagliato percorso ed ha fallito. L'uomo per natura tende alla propria felicità, a meno che uno non sia masochista e gli piaccia soffrire. Non ci vedo nulla di ammirevole in chi ostinatamente persegue la propria sfortuna, così come cmq non ce lo vedo, sia chiaro, in quelli che abbracciano la fede solo per consolazione. Ma se uno è convinto, beato lui, che dopo la morte c'è la beatitudine eterna, sicuro ha una chance in più di essere contento. Tutto qui.
16/04/2004 20:10
 
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