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Er Monnezza contro Er Monnezza

Ultimo Aggiornamento: 23/03/2017 20:30
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Tomas Milian morto,
addio al mitico Er Monnezza:
aveva 84 anni




Un personaggio amato dal grande pubblico e a volte maltrattato dalla critica. “Avrei potuto girare solo film di stampo intellettuale. Essere un marito che osserva la moglie mentre la goccia, in un eterno piano sequenza, cade dal rubinetto. Ma - aveva detto al Fatto - non volevo fare a me stesso e agli altri due palle così. Desideravo portare sullo schermo l’uomo comune, fare incursioni nelle narrazioni spudoratamente commerciali, farmi amare al di là delle messe in scena cervellotiche”

di F. Q. | 23 marzo 2017

Tutti lo ricordano come il mitico Er Monnezza e oggi sono tantissimi coloro che piangono la morte di Tomas Milian. Che era in realtà il nome d’arte dell’attore Tomás Quintin Rodriguez, nato a L’Avana nel 1933. Forse non tutti sanno che Milian aveva frequentato l’Actors Studio di New York e aveva esordito nel 1959 a New York.

Ma è stato l’arrivo in Italia a regalargli fama e successi. Negli anni Settanta ha conquistato gli italiani con il personaggio di Nico Giraldi, il poliziotto dall’abbigliamento bizzarro e dal linguaggio sboccato che è stato protagonista di tante pellicole, a partire da Squadra antiscippo (1976). E poi naturalmente Sergio Marazzi aka Er Monnezza, il ladruncolo protagonista de Il trucido e lo sbirro (1976) e di altri due film.

Prima, negli anni ’60, aveva recitato ne L’imprevisto, Giorno per giorno disperatamente, La banda Casaroli, Gli indifferenti, La resa dei conti, Vamos a matar. Aveva recitato anche nel fil La luna, Identificazione di una donna (1982); Havana (1990); JFK (1992); The cowboy way (1994); Amistad (1997); The yards (2000); Traffic (2000); Ambush (2001); The lost city (2005); Roma nuda (2013); ha inoltre svolto, più irregolarmente, attività teatrale e televisiva. Insignito nel 2014 del Marc’Aurelio alla carriera del Festival internazionale del film di Roma, nello stesso anno ha pubblicato il testo autobiografico Monnezza amore mio.

In una intervista al FattoQuotidiano “la mia unica rivoluzione è stata il cinema”. Un personaggio amato dal grande pubblico e a volte maltrattato dalla critica. “Avrei potuto girare solo film di stampo intellettuale. Essere un marito che osserva la moglie mentre la goccia, in un eterno piano sequenza, cade dal rubinetto. Ma – aveva detto al Fatto – non volevo fare a me stesso e agli altri due palle così. Desideravo portare sullo schermo l’uomo comune, fare incursioni nelle narrazioni spudoratamente commerciali, farmi amare al di là delle messe in scena cervellotiche”.
di F. Q. | 23 marzo 2017

Fat


23/03/2017 18:02
 
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