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SERIE A - 2a giornata (17.09.2006)

Ultimo Aggiornamento: 18/09/2006 09:30
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LIVORNO - FIORENTINA 1-0
Livorno, la lucidità dei "matti"
Dure parole di Spinelli sulla formazione prima della gara con la Fiorentina. Ma le scelte tattiche di Arrigoni si rivelano azzeccate, mente i viola stentano a centrocampo e sulla trequarti



Forse Aldo Spinelli non conosceva la proverbiale lucidità dei pazzi. Ma c'è sempre la possibilità di aggiornarsi, ed è probabile che il presidente del Livorno si sia reso conto di averlo fatto oggi, guardando la sua squadra impegnata nel derby con la Fiorentina. "Una formazione allucinante, bisogna essere matti a tenere fuori 5 titolari. soprattutto Morrone e Danilevicius" aveva commentato prima della gara, leggendo la lista degli 11 amaranto. Ed essendo un noto mangia-allenatori, Spinelli non poteva sottrarsi alla domanda sul futuro del tecnico Arrigoni. Risposta: "Non lo esonero, ma non sbagli più".

Sta di fatto che sbagli tattici nel Livorno, nel primo tempo, se ne sono visti pochi. Soprattutto Bakayoko, il vice-Danilevicius, è stato una costante spina nel fianco della difesa viola. E anche Vigiani, pur non particolarmente brillante, ha contribuito a tenere più in avanti il baricentro della manovra amaranto. Il risultato sono state molte occasioni e una Fiorentina spesso in difficoltà, vicinissima ad andare sotto su testa di Lucarelli finita sul palo e davvero reattiva solo nel finale. In generale, i viola si sono affidati soprattutto alle sporadiche iniziative dell'asse Montolivo-Mutu-Toni, con Jorgensen e Donadel molto più in difficoltà.
Guarda caso, Arrigoni non cambia formazione nella ripresa, e anche quando metterà mano alle sostituzioni non avrà fretta di tornare indietro sulle due mosse incriminate. E i fatti gli danno ben presto ragione: angolo, Lucarelli trova lo stacco giusto e l'angolo alla sinistra di Frey. I viola tardano a rispondere, i livornesi controllano e ripartono. Poi Prandelli gioca le sue carte: Reginaldo, Liverani e Potenza, e la Fiorentina si fa più pericolosa, arrivando a esaltare più volte Amelia e a prendere una traversa con Mutu. Ma qualcosa nel gioco ancora non va: il centrocampo illumina poco, e gli inserimenti dei trequartisti sono centellinati.
Ma dall'altra parte Lucarelli & soci non stanno a guardare, seminando in contropiede scompiglio e nervosismo: prova ne sia l'espulsione di Pasqual. E alla fine Lucarelli la prende a ridere: "Il presidente ha detto 'roba da matti?' Per giocare nel Livorno bisogna forse avere qualche rotella fuori di posto, ma se i risultati sono questi ben venga".
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17/09/2006 17:33
 
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REGGINA - CAGLIARI 2-1
Bianchi àncora della Reggina
Padroni di casa in vantaggio con Lucarelli, un contestato rigore dà a Suazo l'occasione per rimontare, a tempo scaduto il capocannoniere realizza il 2-1. Traversa di Amoruso, espulso Mazzarri



La Reggina trova i tre punti grazie al quarto gol in due gare di Bianchi, a segno al 48' della ripresa. Contro il Cagliari finisce 2-1, dopo una gara vibrante e combattuta fra due squadre mai appagate e mai impaurite. La Reggina si porta così a -12, ma sopratutto fa un bel pieno di fiducia, il Cagliari cade per la seconda volta consecutiva ma può comunque essere soddisfatto per la prova offerta al Granillo, risultato a parte.
Mazzarri si affida a un 3-5-1-1 con Leon e Bianchi incaricati di sfondare la palizzata che Bianco e C. hanno eretto davanti a Chimenti, mentre Giampaolo schiera il Cagliari con un tridente composto da Esposito-Suazo-Pepe. I padroni di casa provano a sorprendere i sardi, ma è di Esposito la prima di una lunga serie di occasioni. Immediata la risposta di Carobbio, con intervento provvidenziale di Chimenti. Non sono passati che tre minuti, e la gara ha già svelato il suo canovaccio: Suazo, Leon, Bianchi ed Esposito, insieme ai due portieri, saranno i protagonisti dei primi 45'. Più sicuro il portiere ex Juve, Pelizzoli alterna buone parate a momenti di confusione. Ma intanto il primo tempo termina a reti inviolate, e non certo perché siano mancate le occasioni.
Nella ripresa scende in campo una Reggina platealmente diversa: ha fretta di passare in vantaggio, a costo di rischiare, per cominciare a erodere quella zavorra (-15) che a colpi di pareggio non si smantella di certo. La voglia amaranto si concretizza al 7', quando Leon beffa un lento Budel e crossa dal fondo: Lucarelli salta più in alto di tutti e realizza l'1-0. Il Cagliari si getta in avanti a testa bassa, più col cuore che con la testa. Finchè la catapulta sarda ottiene un rigore, sul quale la Reggina costruisce monumentali proteste. Contatto fra Giosa ed Esposito in area, Suazo batte dal dischetto al 17' e spiazza di destro Pelizzoli: è l'1-1, in un clima di forte tensione. Mazzarri gioca la carta Amoruso (per Ametrano) prima, e Missiroli (per Carobbio) poi: ma nemmeno una Reggina più offensiva riesce a impadronirsi della gara, nè sul piano del gioco, nè su quello del risultato.
La stanchezza si fa sentire, lucidità e forze cominciano a scarseggiare, e il Cagliari comunque non arretra di un passo. Anzi, con Suazo e D'Agostino non rinuncia a farsi pericoloso. L'occasione più clamorosa fin qui capita ai padroni di casa al 39': Amoruso colpisce la traversa, e Bianchi, a porta vuota, non trova lo specchio. E' l'ultima chance cui assiste Mazzarri, espulso al 42' per proteste, dopo svariati richiami arbitrali nell'arco della gara. Ma non l'ultima palla-gol: Chimenti trova l'ennesimo miracolo al 46', su una schiacciata di testa a colpo sicuro di Missiroli, ma nulla può al 48': ribatte il tiro di Amoruso, ma a quel punto è Bianchi a trovarsi la porta spalancata, e l'attaccante non sbaglia.
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[Modificato da sKyLe 17/09/2006 17.35]



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INTER - SAMPDORIA 1-1
La Samp imbavaglia l'Inter
A S. Siro finisce 1-1: i nerazzurri giocano a sprazzi e mancano molte occasioni da gol, frenati anche da Castellazzi. Ospiti avanti con Flachi su rigore, poi l'autogol di Bonanni



Non sarà una stagione facile per l’Inter. Non può esserlo quando sei condannato a vincere da tutti i pronostici, da un’estate che ha tolto di mezzo a tavolino la Juventus e penalizzato pesantemente il Milan. La squadra di Mancini se n’è accorta presto, prestissimo. L’inizio era stato da sogno, vittoria in rimonta, per certi versi epica, con la Roma in Supercoppa, successo bello e meritato a Firenze. Poi, improvvisa, la marcia indietro. Prima la batosta inattesa in Champions a Lisbona contro il modesto Sporting, oggi un pari con la Sampdoria, 1-1, gol di Flachi e autorete di Bonanni a San Siro.
Un passo falso che ha evidenziato le magagne di una corazzata fortissima, ma con lacune evidenti, in cabina di regia, nel portiere (oggi abbiamo assistito all’ennesimo avvicendamento tra i pali), ma anche caratteriali, e qui torna in ballo il lungo digiuno tricolore (sul campo).
L’Inter oggi avrebbe forse meritato di vincere, ma ha deluso per l’atteggiamento iniziale, troppo soft, e per le poche geometrie. Poi l’ha condannata un episodio. Una sciagurata chiusura di Cordoba. La Samp ha fatto la sua onesta partita, non ha rubato nulla, ma la sorte le ha dato una mano.

Mancini preferisce Julio Cesar a Toldo e Ibrahimovic ad Adriano come spalla di Crespo. In panca per turnover Grosso e Figo. Novellino deve fare i conti con le squalifiche di Falcone e Delvecchio: in difesa gioca Sala, a centrocampo Parola, con Palombo sulla linea arretrata. Il primo tempo non è un granchè. Per colpa dell’Inter, che dovrebbe avere il sacro fuoco nelle vene dopo la brutta figura di Lisbona in Champions ed invece è troppo compassata. Si notano tutti i limiti in fase di regia della truppa di Mancini: Vieira è un incursore, Dacourt un incontrista, insomma manca chi accende la luce. Tanto per fare un esempio servirebbe come il pane Volpi, geometra di centrocampo dei bluecerchiati. L’Inter gioca soprattutto sulla fascia destra, forte dell’intraprendenza di Maicon, che si fa preferire quando spinge rispetto a quando difende, e delle caratteristiche di Gonzalez, non un fenomeno, ma almeno un esterno di ruolo. Qualche occasione arriva, ma Castellazzi è in serata di grazia e para tutto. Si parte con un colpo di testa in area di Maicon, Castellazzi para a terra. E’ un antipasto. L’occasionissima arriva poco più tardi: Ibrahimovic, in serata di luna storta, di quelle in cui fa mugugnare con la supponenza persino i suoi più accaniti estimatori, prova il diagonale da destra, sulla respinta del portiere doriano si avventa Maicon, Castellazzi miracoloso. Prima della mezzora Parola esce infortunato (sospetta frattura allo zigomo), al suo posto Franceschini, che si piazza sulla sinistra, si accentra Bonanni.
L’Inter insiste, pur senza scintillare. Castellazzi è ancora strepitoso sulla percussione in area del rapace Crespo, che aveva sfruttato al meglio la sponda aerea di Ibrahimovic. La Samp, scottata all’esordio dal capitombolo casilingo con l’Empoli, tiene discretamente il campo, ma manca un po’ di coraggio. Costruisce un’unica occasione nel finale di tempo: Franceschini cerca Olivera, pessimo, che al volo mette di poco alto. Si va al riposo sullo 0-0.

Si riparte con i fuochi artificiali. Al primo minuto Crespo sfiora il tap-in vincente, poi Cordoba commette la più ingenua delle dabbenaggini. In vantaggio sul un lancio lungo prima perde il tempo e poi spinge in area Flachi. Rigore netto, ci stava l’espulsione (tra l’altro il colombiano era già ammonito). L’Inter ora è, finalmente, rabbiosa. Ibrahimovic sfiora il gol di testa. Il ruggito di San Siro accompagna i nerazzurri. C’è voglia di essere leoni, entra Figo, uno con le palle. Il portoghese ci prova di testa, non proprio la specialità della casa, palla di poco a lato. Vieira torverebbe anche il pari, ma è in fuorigioco, seppure di poco, sul tocco aereo di Crespo. Ora è un assedio, con la Samp schiacciata, che si difende con i denti, forte delle chiusure di Palombo e delle ripartenze di Volpi per Flachi. Entra Adriano, e perlomeno porta bene. Perche l’Inter pareggia grazie ad un’autorete di Bonanni. L’Imperatore si muove bene, ma il risultato non cambia. Finisce 1-1, mercoledì la gara con la Roma per l’Inter sarà di quelle da non sbagliare.

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EMPOLI - CHIEVO VERONA 1-1
Il Chievo rivede la luce
I veronesi trovano finalmente un risultato positivo (1-1) a Empoli, dopo aver giocato in dieci per più di 70 minuti. Per i veneti segna Mandelli, poi rimedia Vannucchi nella ripresa



Non è stato un bell'inizio di stagione per il Chievo. Eliminato nel preliminare di Champions League dal non irresistibile Levski Sofia (che ora si confronta con Barcellona e Chelsea, mannaggia), sconfitto in casa dal Siena all'esordio in campionato e con un piede fuori dall'Uefa (dovrà ribaltare un 0-2 coi portoghesi del Braga). In questo senso il pareggio (1-1) sul campo dell'Empoli, ottenuto giocando per più di 70' in dieci, non sarà la panacea che risolve tutti i problemi, ma forse è un buon punto di partenza.
Risultato tutto sommato giusto, arrivato al termine di una gara non molto bella, ma piuttosto intensa. Rammarico per l'Empoli, che, favorito dall'espulsione di Luciano, ha attaccato per gran parte della gara, ma non è sempre riuscito a sfruttare al meglio la superiorità numerica. Ma la qualità non manca e la squadra di Cagni potrà togliersi delle belle soddisfazioni quest'anno.

Cagni conferma il 4-2-3-1 provato in settimana. Due cambi nel Chievo: l'incerto Sicignano di quest'inizio di stagione lascia il posto a Squizzi, mentre in avanti, assente Pellissier, è Bruno ad affiancare Tiribocchi. Dopo una punizione di Giunti deviata fuori dalla barriera, al quarto d'ora il Chievo passa: corner di Semioli, imperioso stacco di testa di Bruno, Balli si salva ma non può nulla su Mandelli che, completamente solo, può ribadire in gol. Nemmeno il tempo di godersi il vantaggio per gli ospiti: Luciano commette un altro fallo da dietro a centrocampo e viene espulso per doppia ammonizione. Decisione giusta e grande ingenuità del brasiliano. Pillon si copre con Marcolini per Tiribocchi, Cagni inserisce la seconda punta Pozzi. Ma le occasioni latitano: solo Pozzi nel finale sfiora il palo di testa.

Il copione sembra essere identico. L'Empoli attacca con una certa continuità, ma fatica ad essere pericoloso nonostante le eccellenti fiammate di Matteini e Vannucchi. Si vede che Almiron, il faro dei toscani, non è al meglio della condizione. Ma intorno al quarto d'ora c'è la svolta: Squizzi commette fallo fuori dall'area di rigore su Pozzi (l'arbitro opta per l'ammonizione e non per l'espulsione, valutando il fallo non violento e neppure commesso in posizione da ultimo uomo). Sulla punizione susseguente Vannucchi calcia a scavalcare la barriera e Squizzi commette un evidente errore partendo in ritardo e non riuscendo a deviare una palla non impossibile. L'Empoli vola sulle ali dell'1-1 e il portiere del Chievo si riscatta 2' dopo deviando una conclusione a colpo sicuro di Saudati, imbeccato alla grande da Matteini. Il Chievo è stanco e non riesce più a uscire, ma anche l'Empoli nonostante le tre punte in campo non riesce più a impensierire Squizzi.
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17/09/2006 17:39
 
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CATANIA - ATALANTA 0-0
L'Atalanta resiste al Catania
I bergamaschi partono bene, poi è la squadra di Marino a cercare di più i tre punti. Ma cuore e generosità non bastano: al "Massimino" finisce 0-0



Per la partita numero 300 in serie A del Catania, i giocatori rossoazzurri avrebbero voluto regalare al pubblico dello stadio Massimino una vittoria. Invece, neppure il tutto esaurito è servito alla squadra di Marino per sfondare la resistenza dell'Atalanta, che esce da questa trasferta con un punto prezioso. I bergamaschi di Colantuono (ex della gara) si confermano solidissimi lontano da casa: l'ultima sconfitta esterna risale al dicembre scorso, contro l'Arezzo in B.

Le vittorie ottenute da entrambe le squadre al debutto in campionato propizionano un inizio di gara vivace e interessante: Catania e Atalanta si fronteggiano a viso aperto per un quarto d'ora, ma sono gli ospiti a prendere in mano le operazioni con più decisione. Il trio composto da Defendi, Ferreira Pinto e Bombardini mette in difficoltà la difesa rossoazzurra, nonostante la scarsa vena di Zampagna. Dall'altra parte, non fa meglio Spinesi, assente ingiustificato per tutto il primo tempo nell'attacco siciliano. Più vivo Corona, mentre Mascara si perde in qualche preziosismo eccessivo. Dopo il buon inizio, però, la partita si innervosisce e i ritmi calano: il Catania reagisce, senza però trovare il modo di impensierire troppo Calderoni, fatta eccezione per un bel tiro di Falsini.

La ripresa è un po' più viva per merito principalmente del Catania, generoso anche se poco preciso. I padroni di casa provano ad alzare i ritmi della partita, ma la difesa bergamasca ha il merito di reggere senza concedere palle-gol significative agli avversari. Il secondo tempo dell'Atalanta è meno convincente rispetto al primo, perché la pressione siciliana si fa sentire. Le occasioni migliori capitano a Biso e soprattutto a Mascara, che spreca da due passi a pochi minuti dal termine. I più contenti per questo pareggio, alla fine, sono i bergamaschi. Ma il Catania può consolarsi: con la determinazione mostrata oggi, la salvezza è un traguardo alla portata.
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LAZIO - PALERMO 1-2
Palermo, settimana da grande
Due precisi pallonetti di Di Michele condannano la Lazio alla sconfitta davanti ai propri tifosi. Agliardi super, inutile la rete di Rocchi nella ripresa



Vola il Palermo e non ha proprio voglia di atterrare. Dopo la goleada al debutto con la Reggina, dopo la vittoriosa trasferta europea con il West Ham, i rosanero impongono la loro legge anche alla Lazio all’Olimpico. Questa volta ci pensa Di Michele a regalare il primo posto in classifica (in coabitazione con la Roma) grazie ad una stupenda doppietta nel primo tempo. Ma senza la superba prova del portiere Agliardi, sicuramente i laziali avrebbero conquistato almeno un punto. Il gol di Rocchi, giunto al 73’, ha regalato solo un po’ di speranza finale alla Lazio: gli uomini di Delio Rossi restano ancora a quota zero vittorie e soprattutto a -11 punti. Ma hanno poco da recriminare: tanta manovra, 12 tiri in porta (10 solo nel primo tempo), 5 occasioni clamorose da gol e 15 corner conquistati. In pratica solo il cinismo del Palermo e un super-Agliardi hanno costretto la Lazio alla resa.
Guidolin non si fida dello schema ad albero di Natale e rinforza il centrocampo con Guana e Capuano e con Di Michele e Amauri ad incrociare le linee. Delio Rossi lascia Makinwa in panca e ripropone Rocchi-Pandev in avanti. Gioco subito vivace, ma i rosanero puniscono subito le leggerezze difensive dei padroni di casa all’11’. Dopo corner laziale, Simplicio recupera palla e lancia splendidamente Di Michele. L’attaccante si presenta da solo davanti a Peruzzi, lascia partire un delizioso pallonetto da fuori area e per il Palermo è festa. La Lazio manovra a lungo, domina nel possesso palla, ma cade nello stesso errore al 38’. Altro corner, laziali messi male in copertura e Di Michele può segnare la sua personale doppietta con un colpo identico: pallonetto da destra ed esaltazione del cinismo rosanero. La Lazio subisce il colpo e rischia di crollare due minuti dopo con Amauri e Di Michele liberi di fare quello che vogliono in area. Solo l’errore clamoroso di Simplicio evita il tracollo e sveglia Oddo e compagni. Gli ultimi cinque minuti sono un assalto alla porta palermitana, ma Agliardi è in vena di miracoli e per ben quattro volte dice no al gol biancoazzurro.
La ripresa non cambia. Gran possesso palla laziale, ma Palermo attento e pronto a sfruttare il contropiede. Capitan Oddo macina chilometri sulla fascia destra, ma gli attaccanti laziali hanno le polveri bagnate e Agliardi può evitare di fare ancora gli straordinari. La squadra di Guidolin controlla senza affanni e per due volte rischia di triplicare: sempre prendendo in velocità la difesa laziale e sempre con Di Michele scatenato. Solo che al 15’ il suo tiro termina alto e non beffa per l’ennesima volta Peruzzi. I ritmi rallentano, Makinwa ci prova di testa al 25’ con il portiere rosanero sempre pronto. La partita si riapre però al 28’: dalla destra Mauri trova Rocchi in area, l’attaccante brucia Barzagli e trafigge Agliardi sotto le gambe. E’ la benzina per l’assalto finale, per la rimonta inaspettata. Solo che Mauri al 37’ sbaglia il colpo sotto ed Agliardi al 48’ è ancora strepitoso nel chiudere su Stendardo. Finisce con la festa palermitana, che potrebbe continuare mercoledì sera nell’attesissimo derby alla Favorita con il Catania.
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SIENA - ROMA 1-3
Taddei implacabile-ex, Roma ok
I giallorossi passano a Siena 3-1 e restano in testa alla classifica: il centrocampista segna e inventa l'assist per il 2-0 di Pizarro. Nel finale reti di Frick e Okaka



La Roma è prima in classifica. I giallorossi confermano la tradizione favorevole a Siena, dove colgono il quinto successo (più un pari) in sei confronti diretti. Stavolta finisce 3-1, decide Rodrigo Taddei, l'ex di turno, fischiatissimo al Franchi, tre stagioni al Siena, che lo portò in Italia da Carneade. L'addio due anni fa è stato tra le polemiche, per i contrasti con il presidente del club toscano De Luca. Oggi Taddei ha segnato il gol dell'1-0 e servito a Pizarro la palla del 2-0. Ingrato. No, professionista. Capace di esultare senza ipocrisie. Taddei è un ingranaggio prezioso della macchina Roma, che corre che è un piacere. Senza tanta pubblicità, ma divertendo e portando a casa risultati. Due vittorie su due in campionato, il rotondo successo in Champions. Ha steccato solo la Supercoppa con l'Inter, sconfitta in maniera rocambolesca ai supplementari dopo aver inferto ai nerazzurri una lezione di calcio nel primo tempo. Mercoledì è in programma la rivincita, all'Olimpico. Può essere considerato un confronto scudetto. E' presto per abbandonarsi ai facili entusiasmi, ma la Roma sembra avere ampi margini di miglioramento (il recupero di Montella, il lancio di Vucinic, l'impiego di Aquilani e Cassetti), può ambire a traguardi ambiziosi. Il Siena ha perso una gara che aveva iniziato bene, ma che è diventata in salita dalla mezz'ora, quando Brevi si è fatto cacciare (ma l'arbitro è stato fin troppo severo). Poi nell'intervallo Beretta ha sbagliato i cambi, fatti per paura, e la partita si è inevitabilmente chiusa. Anche se nel finale i bianconeri hanno ribadito l'eccellente condizione fisica e mostrato un grande cuore dopo il fortunoso gol siglato da Frick, poi vanificato dal 3-1 di Okaka al primo gol in serie A.
Primo tempo equilibrato. Il Siena parte bene, senza timori reverenziali, confortato dal successo del debutto a Verona con il Chievo. I bianconeri pungono con Chiesa (alto) e Bertotto (piattone alzato sopra la traversa da Doni). La Roma reagisce, e sfiora il gol su calcio piazzato. Splendida punizione tagliata di Chivu, Manninger si salva con l'aiuto del palo. Al 27' la svolta della partita. Brevi viene espulso per una manata rifilata a De Rossi in uno scontro aereo a metà campo. Il cartellino giallo ci stava tutto, rosso forse esagerato. La Roma approfitta subito della superiorità numerica e prende il predominio. Un destro squassante di De Rossi, già a segno con una conclusione simile lo scorso anno al Franchi, è alzato sopra la traversa dall'ottimo Manninger. Il portiere austriaco è provvidenziale anche in uscita alla disperata su Perrotta, lanciato da Mancini. La Roma insiste, sfruttando gli uno contro uno di Mancini sulla sinistra e le percussioni a tutto campo di un vivace Perrotta. Nel finale di tempo ci può stare un rigore per trattenuta di Portanova su Taddei, ma De Marco lascia correre.
Nell'intervallo Beretta cambia tutto. Fuori Bogdani e Chiesa, dentro un attaccante contropiedista, Frick, e un centrocampista, D'Aversa. Chiaro l'intento di coprirsi. La doppia mossa si rivela un boomerang clamoroso dopo soli 2' dalla ripresa del gioco. Taddei indovina un destro angolato che Manninger riesce solo a toccare, è il vantaggio della Roma. Il Siena si trova così sotto di un gol, di un uomo e con una punta in meno. La Roma adesso è padrona del campo. Fa girare palla, senza strafare, ma senza neanche rischiare nulla. Taddei lancia il solito Perrotta negli spazi, il sinistra del centrocampista della Nazionale è debole, Manninger para in due tempi. Poi è il turno di Panucci a farsi pericoloso, il suo colpo di testa è bloccato dal portiere dei toscani. Il raddoppio arriva puntuale come le urla a bordocampo di Spalletti ai suoi giocatori. Taddei pesca dalla destra Pizarro, il cui sinistro in spaccata vale il 2-0. Gara chiusa, anche perchè Molinaro, in sospetto fuorigioco, si mangia la possibilità di riaprirla. Mancini colpisce il palo in contropiede, poi la Roma si distrae e Frick in mischia segna un rocambolesco 1-2. La gara si riapre, ma il generoso assalto dei toscani non è premiato dalla sorte. Anzi, è Okaka a travare il 3-1 in contropiede. Avviso ai naviganti: occhio alla Roma, quest'anno può far perdere la bussola a parecchi.
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UDINESE - TORINO 2-0
Bella Udinese, Torino battuto
Un gol per tempo, di Di Natale e Felipe, e gli uomini di Galeone si riprendono dopo lo scivolone di Messina. Granata discreti, ma poco incisivi in avanti



Un gol per tempo (guarda la sintesi) e l'Udinese, una bella Udinese, batte il Torino rimettendo sui binari giusti il suo campionato, inziato con un passo falso a Messina. Di Natale nel primo tempo e Felipe nella ripresa hanno sistemato la pratica contro la squadra granata, che non ha demeritato ma è stata molto meno incisiva in avanti rispetto ai friulani.

Il primo tempo è piacevole, soprattutto nella prima mezz'ora. L'Udinese parte bene, pressando subito i difensori del Toro e si procura qualche buona opportunità, soprattutto sull'asse Asamoah-Di Natale. Unico neo: l'ammonizione di Pinzi per proteste dopo 3 minuti. Ma la prima occasione grossa è dei granata: al 17' palla vagante nell'area bianconera e tiro di Barone che finisce sul palo. Proprio quando gli uomini di Zaccheroni sembrano crescere i bianconeri vanno in vantaggio. Errore di De Ascentis nel controllo, Di Natale calcia e Abbiati si tuffa in ritardo. E' il gol dell'1-0, con cui si va al riposo.
La ripresa inizia con i granata che mandano in campo Gallo, che si piazza davanti alla difesa, al posto di Lazetic. E poco dopo entra anche Stellone, che sostituisce Rosina. Così il modulo di Zaccheroni diventa un 4-1-3-2 e il Torino si procura subito una buona occasione: punizione di Stellone e palla che sfiora il palo. Ma anche stavolta, quando gli ospiti salgono di tono, l'Udinese va in rete. Cross da destra di Di Natale e Felipe, piazzato sul secondo palo, infila un sinistro non facile ma molto bello. Ora è 2-0 e il tecnico del Toro le prova tutte inserendo Muzzi per Fiore. Ma non serve e l'unico altra opportunità è per Eremenko, solo davanti alla porta ma ipnotizzato da Abbiati. Finisce 2-0, archiviando una buona occasione per Muzzi con pallone alto sulla traversa, dopo ben 6 minuti di recupero.
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ASCOLI - MESSINA 1-1
Il Messina gode per 25 minuti
Con un gol di Riganò al 18' del secondo tempo i siciliani assaporano la vetta della classifica. Ma al 43' della ripresa l'esordiente Perrulli pareggia per l'Ascoli



Tanto possesso palla per l'Ascoli, tanta concretezza per il Messina. L'1-1 finale, quindi, accontenta più gli ospiti dei padroni di casa, incapaci di trasformare in gol un predominio territoriale durato novanta minuti (possesso palla vicino al 70%). Colpa soprattutto di Bjelanovic, la cui scarsa mira vanifica cinque palle gol pulite e regala al Messina 25 minuti da capoclassifica. A fronte degli errori del croato, i giallorossi si aggrappano a Riganò che, non pervenuto fino al 65', colpisce alla prima occasione utile, staccando altissimo sopra Nastase per battere Pagliuca, che oggi festeggiava la 571ª presenza in serie A, superando Dino Zoff.
Fino a quel momento le chance per andare a segno erano state poche e quasi tutte per l'Ascoli. Due i rischi corsi da Storari nel primo tempo: al 6' è Giampà a farsi ribattere da Zanchi il tiro del vantaggio, al 35' Pecchia mette a lato da ottima posizione sugli sviluppi di una punizione battuta da Lukovic. Rispetto alla prima frazione, il secondo tempo è quasi divertente: l'Ascoli potrebbe passare in tre occasioni con Bjelanovic, che sfrutta gli assist di Paolucci, Fini e Giampà per calciare a rete. Storari, però, non ha nemmeno bisogno di ricorrere ai miracoli: la punta croata calcia alto in quasi tutte le occasioni.
Gol sbagliato, gol subìto. L'antica regola viene rispettata quando la ripresa è ormai a metà: Riganò si fa notare per la prima volta e segna il suo primo gol con il Messina. La resistenza dei siciliani dura 25 minuti, trascorsi a punteggio pieno, fino al gol di Perrulli, che subentra a Paolucci e a due minuti dalla fine regala all'Ascoli un punto meritatissimo. Nel finale la partita diventa molto nervosa: dopo l'espulsione di Parisi, negli spogliatoi dall'80' per doppia ammonizione, vengono ammoniti anche Coppola e Foglio, per un totale di otto cortellini gialli estratti da Banti. Nei sei minuti di recupero, interminabili per i tifosi ospiti, l'Ascoli non passa né rischia, guadagnandosi tre giorni di tranquillità: mercoledì, però, servirà tutta un'altra concretezza per uscire da San Siro con almeno un punto.
feat. gazzetta.it


17/09/2006 17:51
 
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PARMA - MILAN 0-2
Parma battuto, il Milan è a -2
I rossoneri vincono al Tardini 2-0. Gol Seedorf su punizione e Kakà su rigore. La squadra di Ancelotti riduce ulteriormente la penalizzazione in classifica. Per Gilardino tre punti di sutura



La luce è ormai lì a un passo. Battuto anche il Parma, già mercoledì sera il Milan potrebbe rivederla. I rossoneri escono dal Tardini con tre punti preziosi, vincendo 2-0 all'insegna del più spudorato turnover, ma soffrendo più del divuto, contro un Parma ammirevole e ben disposto in campo. Decisivi Seedorf su punizione nel primo tempo e Kakà su rigore nella ripresa. Ora in classifica la penalizzazione è di due punti.
Carlo Ancelotti è una sfinge. Ormai decifrare le sue idee sulla formazione è roba da enigmisti. Dirotta Inzaghi e Kakà in panchina e a Gilardino affianca Ricardo Oliveira. Ma la vera novità è Seedorf trequartista (come gli capitava nell'Inter), con Ambrosini a sinistra del centrocampo. Dovendo rinunciare a Nesta e Maldini, propone una difesa atipica, con Bonera, Simic, Costacurta, Jankulovski davanti a Dida. Stefano Pioli conferma al contrario tutto; ovvero il suo collaudato 4-2-3-1 e la sua formazione migliore con Pisanu, Morfeo e Gasbarroni ispiratori di Budan.
Il Parma pressa alto e gioca di prima, secondo i dettami di Pioli, secondo il quale solo con il fiato al collo è possibile tenere il Milan sulle corde. Gasbarroni è il gialloblù più ispirato; l'ex doriano in un paio di occasioni impegna Dida. Il Milan lascia sfogare i padroni di casa e con il possesso di palla prendono in mano il pallino del gioco, attaccando centralmente e sfruttando la fascia destra, dove Bonera si trova a suo agio.
Perso Costacurta dopo 19' per problemi fisici (al suo posto Kaladze), i rossoneri capitalizzano la loro superiorità tecnica con una straordinaria punizione di Seedorf dai 28 metri: tocco vellutato e palla che si infila alla destra di De Lucia. Il Parma, troppo intimidito e prevedibile per creare problemi al Milan, concede l'iniziativa ai rossoneri che attaccano a folate e con esperienza rallentano il ritmo. Potrebbero anche raddoppiare, se Ricardo Oliveira non esaltasse il suo lato più egoista, ignorando Seedorf libero al centro dell'area, sprecando su De Lucia. Al 40' Gilardino si scontra con Paci; una micidiale zuccata (tre opunti di sutura) che obbliga Ancelotti a ritornare sui suoi passi, lanciando però nel mucchio Kakà.
L'ingresso del brasiliano non stravolge il gioco del Milan che preferisce controllare la gara. Kakà, gettato nella mischia senza un adeguato riscaldamento, è evanescente e svogliato. Così il Parma ritrova vigore e sulle ali di Morfeo va a caccia del gol. Le squadra si allungano, ma i gialloblù hanno il passo in più, anche se De Lucia compie un miracolo su Oliveira e blocca un tiro di Kakà che, bacchettato duramente da Ancelotti, a piccoli passi entra in partita alla sua maniera, con progressioni tipiche del suo repertorio.
La spina nel fianco è Budan. Il possente ma polveroso attaccante cerca tutte le soluzioni, ma è proprio Gasbarroni ad avere la grande occasione, bruciata da Simic (strepitoso) con una straordinaria zampata che toglie la palla dalla rete. Pioli rinforza l'attacco, con Kutuzov per Pisanu, mentre Ancelotti sostituisce Gattuso con Brocchi. Il tecnico rossonero passa a un accorto 4-4-2, con i difensori in linea, e un centrocampo compatto, perché il Parma, con un Dessena in più, non molla la presa. Ma quando Kakà vola leggero verso l'area del Parma, De Lucia non può che commettere fallo, per un rigore ineccepibile. Ricardo trasforma e blinda il risultato.
feat. gazzetta.it

[Modificato da sKyLe 18/09/2006 9.30]



17/09/2006 17:55
 
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