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SERIE A - 4a giornata (24.09.2006)

Ultimo Aggiornamento: 25/09/2006 11:43
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LIVORNO - MILAN 0-0
Il Milan s'inceppa a Livorno
Al Picchi finisce 0-0. Poco lucidi i rossoneri che perdono subito Maldini; vicini al gol 4 volte, subiscono il ritorno dei toscani. Clamorosa la traversa di Morrone nella ripresa



Dopo il filotto di tre vittorie, il Milan si ferma a Livorno dove non va oltre lo 0-0. Partita contraddittoria: i rossoneri potrebbero andare in gol più volte nei primi 45', ma si spengono nella ripresa, quando gli amaranto colpiscono una clamorosa traversa e non fanno più ragionare la formazione di Ancelotti.
L'allenatore, che predica il turnover come la Bibbia, ritrova Nesta e gli affianca Bonera, rinuncia a Jankulovski e affida la fascia sinistra a Favalli. Pirlo riposa? Ecco Ambrosini, tra Gattuso e Seedorf. Kakà non si tocca. Il genio brasiliano ha sette polmoni e lo schiera alle spalle di Oliveira e Inzaghi. Una formazione equilibrata per un Livorno che ritrova a tempo pieno Lucarelli nel 3-5-1-1 di Arrigoni e confida nel fattore campo: dodicesimo uomo che spesso ha fatto la differenza. Dietro al bomber amaranto c'è Vigiani. Attaccante? In realtà trequartista, ma con licenza di andare in gol.
Il primo tempo, statistiche alla mano, è di marca rossonera. Più per le occasioni che per il gioco espresso. La difesa è più chiusa e organizzata rispetto a quella vista in casa contro l'Ascoli. Anche se Ancelotti deve rifare tutto per un dolore muscolare all'adduttore della coscia destra che blocca Maldini dopo soli tre minuti. Kaladze va a fare il centrale. I temi della partita sono eloquenti: il Milan fa la partita, ma senza mai alzare il ritmo. Attacca e assedia il Livorno, sfiorando il gol in almeno tre occasioni. Nitida quella capitata a Oliveira al 9', dopo un colpo di genio di Inzaghi che tocca all'indietro per il brasiliano, ma il numero 7 imprime poca forza al pallone con la porta spalancata.
Il Livorno fa gruppo soprattutto a centrocampo, dove pressa e raddoppia sugli uomini di Ancelotti, anche se Kakà appare imprendibile. La sensazione è che i rossoneri possano chiudere la partita con molto anticipo, ma certe soluzioni, come quella di ignorare la libertà di Bonera, lasciato inspiegabilmenete padrone della fascia da Pfertzel, fa imbestialire Ancelotti. Ma il tecnico del Milan si arrabbia molto di più, quando l'arbitro Ayroldi ignora un fallo su Ambrosini poco dentro il limite dell'area al 40'. Probabilmente anche quando Lucarelli spreca la prima occasione del Livorno, dopo un grossolano liscio di Bonera.
La ripresa non si discosta dal primo tempo, almeno in chiave Milan. Troppo lezioso e lento per spaventare gli amaranto, bersagliati dal solo Kakà; autentico leader di una squadra che sembra non crederci fino in fondo. Ci crede invece il Livorno che perde all'11' Lucarelli, ma ritrova linfa con il nuovo entrato Bakayoko, fino a sfiorare il gol con Morrone, i cui sogni si infrangono su un'incredibile traversa, con Dida battuto. Il Milan dal canto suo perde per crampi Favalli. Entra Jankulovski; sostituzione che precede quella di Pirlo per Gattuso. Perché i toscani si difendono bene e non regalano spazi alla manovra milanista; soprattutto perché il regista è l'unico in grado di tagliare in due le difese avversarie. Ma è un bel Livorno. La squadra di Arrigoni raddoppia, pressa sull'uomo, attacca sulle fasce. I rossoneri invece si impantanano. Rendono prevedibile ogni giocata, mentre spariscono dal gioco Seedorf, bacchettato da Ancelotti che poi se la prende con le telecamere che intercettano il rimbrotto, e Oliveira, defilato e mai in partita. Come al 90', allorché Pirlo inventa il lancio perfetto, ma nel suo furore il sudamericano si inceppa e subisce l'uscita vincente di Amelia.
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CATANIA - MESSINA 2-2
Messina, sorpasso vietato
La squadra di Giordano resta al secondo posto. Floccari rompe il ghiaccio, il Catania ribalta il risultato con Mascara e Spinesi, Cordova firma il 2-2. Entrambe chiudono in 10



Niente da fare. Il Messina che sognava il sorpasso (del Palermo) e il primato (in classifica) vede le sue illusioni frantumarsi di fronte a un Catania coriaceo e combattivo, forte nelle gambe e nella testa. Alla fine al Massimino finisce 2-2, al termine di un derby teso e combattuto, sul piano del gioco e dei nervi. Le due squadre finiscono in dieci per le espulsioni di Mascara e Iuliano, e altri sei sono gli ammoniti al 90'.
Il Catania non rinuncia alla sua vocazione offensiva nemmeno dopo il k.o. nel primo derby siciliano della settimana, quello di mercoledì scorso a Palermo. Anzi, Marino lancia Spinesi nella mischia dal 1', inserendolo fra Mascara e Corona. Il Messina, reduce invece dalla vittoria di mercoledì nel derby dello Stretto, cerca l'effetto-sorpresa inserendo Alvarez al posto di Di Napoli, con Rea nelle retrovie al posto di Lavecchia. All'inizio ha la meglio la miglior organizzazione del Catania, che prende in mano le redini del gioco e spinge in avanti con buona continuità, grazie soprattutto alla gara tutta fosforo e polmoni di Baiocco. Il Messina si sacrifica in fase di contenimento, ma tiene, ed impedisce al Catania di farsi pericoloso. Finché, alla prima occasione, passa in vantaggio: al 32' è Floccari (in campo dal 20' al posto dell'infortunato Alvarez) a non mancare l'appuntamento, su un pallone schizzato dalle sue parti dopo un contrasto fra Sottil e Coppola.
La ripresa si apre con una traversa colpita da Mascara direttamente dalla bandierina. E' il solito Catania, meno brillante rispetto all'avvio, ma dal gioco fluido ed efficace fino al limite dell'area avversaria. Il Messina resta invece squadra compatta, capace di soffrire con grande dignità, ma poco propositiva in avanti. Quindi la raffica dei gol, ben tre in 6 minuti: al 13' segna Mascara, che, già ammonito, si toglie la maglia e viene espulso. Al 16' Spinesi ribalta il risultato su punizione. Anche lui sfila la casacca, e Farina lo ammonisce. Infine, al 19', Cordova firma il pareggio deviando in rete un cross di Parisi, dopo i "buchi" di Iliev e Riganò. Poi anche Iuliano, al 24', viene espulso, e il numero dei contendenti in campo torna in parità. Insomma, i conti tornano per tutti, salvo che per i sogni del Messina.
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LAZIO - ATALANTA 1-0
Siviglia stende l'Atalanta
Un guizzo del difensore, liberato da un colpo di testa di Tare, regala la vittoria alla Lazio. Prima sconfitta per i bergamaschi. Gol fantasma non assegnato a Rocchi



Con il più classico dei gol dell'ex, la Lazio batte l'Atalanta e sale a -5 in classifica, mentre i bergamaschi restano fermi a 5. Un risultato che premia la buona volontà dei biancocelesti di Delio Rossi, altro ex della gara, che senza troppo ordine ma con grande carattere hanno inseguito i tre punti. E li hanno trovati compiendo una mezza impresa, almeno a livello statistico: l'Atalanta, infatti, in trasferta non perdeva dallo scorso dicembre.
Sarà per il pesante fardello della penalizzazione, sarà perché la squadra di Colantuono dimostra di essere una delle formazioni più solide e quadrate della serie A. Fatto sta che la Lazio nel primo tempo è francamente bruttina. L'impegno e la voglia di ben figurare non fanno certo difetto agli uomini di Rossi, ma di fronte a una difesa bergamasca ben aiutata dai centrocampisti Bernardini e Migliaccio i padroni di casa trovano poche soluzioni. Foggia corre tantissimo, cambia fascia ma porta un po' troppo palla. Rocchi non sembra incisivo come solitamente sa essere e la regia di Ledesma non illumina la scena.
L'occasione migliore per la Lazio, non a caso, capita sui piedi di un difensore su palla ferma, ma Calderoni è reattivo prima su Stendardo e poi sul successivo tentativo di Rocchi. Non che l'Atalanta sia incapace di rendersi pericolosa: Ventola è finalmente in buone condizioni fisiche e si vede. E' un piacere vederlo lottare contro i difensori laziali. Quando riesce a liberarsi di Siviglia e si presenta solo davanti a Ballotta, resistendo pure a una carica che gli avrebbe fruttato un rigore, i tifosi atalantini trattengono l'urlo, ma il 42enne portiere lo chiude con un guizzo da ragazzino.
Nella ripresa, però, l'Atalanta cala un po' di tono, come già era accaduto a Catania. E stavolta non si salva, perché già dal primo minuto Rocchi fa capire che aria tira con una conclusione a lato. Poi lo stesso attaccante corregge un cross e centra in pieno la traversa: il pallone rimbalza sul prato nei pressi della linea di porta, senza che l'arbitro conceda il gol (ma il pallone sembra non aver varcato la riga). E allora deve pensarci Siviglia a scacciare tutti i dubbi, con una deviazione a porta vuota su palla ferma, dopo una girata aerea di Tare. L'Atalanta prova a reagire, ma la Lazio tiene e festeggia al fischio finale. L'unico biancoceleste a sorridere poco è Makinwa, entrato in campo a inizio ripresa e uscito dopo appena 6' per un guaio fisico. La sua partita dell'ex è durata proprio poco.
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SIENA - CAGLIARI 0-0
Tra Siena e Cagliari vince la noia
Poche emozioni al Franchi, dove ci provano sino alla fine solo i soliti Suazo e Chiesa. Toscani in 10 dal 19' della ripresa per l'espulsione di Portanova



Tra Siena e Cagliari vince la noia. Una partita che solo a tratti mostra qualcosina di interessante, soprattutto nel finale del primo e del secondo tempo. Ma se il Siena partiva forse col favore dei pronostici, la gara si era messa bene per i sardi, che hanno giocato l’ultima mezzora in 11 contro 10 per l’espulsione di Portanova (doppia ammonizione). Un Cagliari che deve ritrovare ancora se stesso, dopo l’avvio in chiaroscuro nelle prime tre partite. Mentre il Siena ha iniziato alla grande, con tre buone prestazioni e soprattutto le pesanti vittorie di Verona e Torino.
Primo quarto d’ora dove non succede davvero nulla, con le squadre che si fronteggiano a centrocampo in assoluto equilibrio. Solo il solito Suazo ci prova, prima con una progressione (18’), poi su assist di Esposito (21’) sparacchia addosso a Manninger. Interessanti le discese di Konko sulla destra, che spesso impensierisce Colucci e Del Grosso. Ma né i tre davanti del Cagliari, né la fantasia di Chiesa (bello il tunnel a Del Grosso al 20’, il tiro però è velleitario e ben parato da Chimenti) riescono a sbloccare la partita. La gara si anima un po’ alla fine del primo tempo, con qualche capovolgimento di fronte e qualche discesa degli esterni, che però non portano alcun brivido. Ma è il Cagliari a farsi più pericoloso. Al 32’ l’azione Suazo-Biondini al limite dell’area, il cross dell'esterno arriva ad Esposito che da destra al volo tira altissimo. E al 37’, da D'Agostino per Esposito che da sinistra si gira benissimo e tira in porta, ma Manninger è strepitoso e devia in angolo.
Il secondo tempo pare confermare il primo. Anche se Beretta e Giampaolo puntano sulla fantasia di D’Aversa e la freschezza di Pepe, che entrano rispettivamente per Brevi e D’Agostino. Beretta dimostra coraggio quando con l'ingresso di Locatelli, sposta Konko più dietro a destra, in un 4-3-1-2 spregiudicato. Con Pepe e Locatelli finalmente la partita si fa più viva. Ma a tenerla su ritmi bassi provvede l’arbitro Romeo di Verona, che spezzetta il gioco davvero tanto e ammonisce con estrema facilità. Così, inevitabilmente, il Siena si trova in 10 dopo 19’, con il doppio giallo per Portanova, reo di un fallo da dietro su Suazo (qui il giallo ci sta pure, ma la prima ammonizione era esagerata come tante altre). Ma Beretta è ancora coraggioso, e invece di togliere una punta per inserire Rinaudo, richiama Candela e gioca con un 4-2-3 di tutto rispetto. E il Cagliari ha la colpa di non riuscire mai a far sentire la superiorità, anzi, le azioni più pericolose forse le confeziona la formazione di Beretta, con Molinaro (6’) e Frick (27’) . Com’era accaduto nel primo tempo, anche la parte finale della ripresa è più pimpante. Ci provano fino all’ultimo Locatelli e Chiesa, e dall’altro lato Esposito ma soprattutto Suazo. Infatti stupisce il cambio di Giampaolo che toglie proprio l’honduregno, per inserire Cocco. La palla più ghiotta capita però sui piedi del giovane Pepe, su assist, manco a dirlo, di Suazo. Il tiro dell’attaccante, da ottima posizione, finisce altissimo. E la partita scivola via senza troppi patemi. Alla fine un punto per uno non fa male a nessuno.
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ASCOLI - SAMPDORIA 1-1
Due Delvecchio per un 1-1
Al Del Duca Marco porta il vantaggio l’Ascoli al 15’, Gennaro al 20’ della ripresa pareggia per la Samp, in 10 dopo l’espulsione di Falcone



Restano senza vittorie e nei bassifondi della classifica del campionato 2006/07 Ascoli e Sampdoria. Al Del Duca la partita si chiude sull’1-1, con le reti dei due Del vecchio: Marco per l’Ascoli al 15’ del primo tempo e Gennaro al 20’ della ripresa. La formazione di Novellino prolunga la striscia di gare senza vittoria, ormai 17. La Samp può però sorridere almeno un po’, dato che ha dovuto giocare in dieci dal 10’ del secondo tempo per l’espulsione di Flachi.
La Sampdoria vuole la vittoria a tutti i costi e parte subito alla carica. Di testa. Al 2’ il tocco di Olivera destinato all’angolino basso viene deviato in corner da Pagliuca. Sulla battuta Quagliarella colpisce alto. L’Ascoli attende e rischia ancora al 12’, quando Pecorari trattiene Bonazzoli al limite dell’area e viene ammonito. Sulla seguente punizione ancora grande Pagliuca, che respinge il tiro di Volpi, molto potente, ma anche centrale. Ripartenza veloce dell’Ascoli che in pochi secondi e già dall’altra parte, sull’out destro. Giampà finta un cross e poi tira direttamente. Castellazzi è costretto a parare in angolo. Corner fatale alla Samp: sulla battuta di Lukovic Marco Delvecchio sceglie bene il tempo su Volpi e da due passi mette in rete di testa. Per l’attaccante di lungo corso si tratta della sessantanovesima rete in serie A.
La squadra di Novellino non si perde d’animo e continua a tenere in mano il gioco, con manovre avvolgenti e cross in quantità che piovono su Pagliuca. Novellino inverte Olivera e Quagliarella, spostando l’ex di turno sulla destra. Lukovic soffre e la Samp domina: al 30’ annullato per fuorigioco un gol proprio di Quagliarella: AL 30’ l’attacante aveva deviato in rete una debole mezza girata di Gennaro Delvecchio. Dopo solo un minuto occasione per Bonazzoli: servito in piena area di rigore da un tocco laterale di Olivera, mira all’angolo basso alla sinistra di Pagliuca, che con uno splendido tuffo riesce a toccare in angolo. Meno bravo l’ariete doriano al 33’: servito in area stoppa, controlla la palla e conclude. Bonazzoli chiude troppo la palla che termina metri a lato della porta dell’Ascoli.
La ripresa inizia con un brutto colpo per la Samp: al 10’ Bjelanovic viene lanciato in velocità e supera Falcone che lo trattiene. L’arbitro Ayroldi fischia il fallo del difensore e lo espelle, per aver fermato l’attaccante avversario lanciato a rete. Palombo deve quindi scalare al centro della difesa e Quagliarella va a fare la punta centrale. Con Bonazzoli già sostituito alle sue spalle si piazza Genanro Del vecchio, con i nuovi entrati Bonanni e Franceschini larghi sulle fasce.
L’Ascoli prova a tenere il pallino del gioco, ma a sorpresa viene punito: al 20’ ottimo lavoro nell’area ascolana di Zenoni, e pallone morbido per la testa di Quagliarella, che fa la sponda per Del vecchio. Il centrocampista da due passi ancora di testa trafigge il fin lì insuperabile Pagliuca e firma l’1-1. La Samp trova vigore e resiste senza problemi fino al termine. Rischia solo al 39’, su due bolidi dalla distanza dell’ottimo Boudianski. Sulla prima conclusione Castellazzi si supera e con la mano destra toglie la palla dal sette. Il secondo, potentissimo, tiro termina fuori di poco sulla sinistra della porta della Samp.
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REGGINA - TORINO 1-1
Reggina-Toro, pari di testa
Calabresi in vantaggio con il primo gol di Modesto in serie A, dieci minuti dopo Comotto sigla l'1-1. Partita vivace, ma i granata sprecano troppo.



Serve più al Torino o alla Reggina questo pareggio scaturito da una partita vivace e sempre frizzante? Solo il campionato saprà rispondere al quesito, ma forse il punticino aiuta più i granata di Zaccheroni che dovevano rilanciarsi dopo le due sconfitte consecutive e che a Reggio Calabria hanno subito l’ennesimo svantaggio. In teoria la Reggina dovrebbe amareggiarsi, perché vinceva in casa e stava pregustando un altro passo verso la risalita, ma considerando le incredibili occasioni sprecate dagli avversari, allora può anche accontentarsi dell’1-1 finale. Succede tutto nella ripresa e saranno le seconde linee a sbloccare: Modesto e Comotto nel giro di dieci minuti, sempre di testa e con errori delle difese. Il Toro, con 5 ex amaranto, non ha mai vinto al Granillo (4 pari e 2 sconfitte).
Mazzarri vuole sfruttare il fattore casalingo e osa una squadra sbilanciata in attacco con Leon a rifornire la coppia Amoruso-Bianchi. Zaccheroni vara l’ennesimo modulo, si butta sull’albero di Natale con Stellone a finalizzare le invenzioni di Fiore e Rosina. Il primo tempo è equilibrato: si gioca su buoni ritmi ed è il Toro a sfiorare più volte il gol. Soprattutto i granata dominano all’inizio (opportunità per Stellone e Fiore) e alla fine (ancora Stellone e soprattutto Gallo), ma lasciano spazio nella fase centrale ai padroni di casa. La traversa di Leon all’11’ e il colpo di testa di Amoruso un minuto dopo sono le occasioni più clamorose per gli amaranto. Nessuno vuole perdere, si picchia con regolarità (26 falli in 45 minuti) ed è il Torino a manovrare più a lungo. Solo che la squadra di Zaccheroni attacca solo sulla fascia sinistra, la Reggina rafforza il settore e non va in crisi.
La ripresa non tradisce lo spettacolo, nonostante il caldo estivo. Modesto è subito scatenato e fa male ai granata, All’8’ un suo bel diagonale finisce in gol, ma l’arbitro annulla giustamente per fuorigioco del reggino. Il tempo di imprecare e tre minuti dopo il centrocampista segna la sua prima rete in serie A: Leon dalla sinistra imbecca perfettamente Modesto, lasciato solo da Comotto e Rosina. Bel colpo di testa volante e palla nello stesso angolino di prima: questa volta è buono e vale il vantaggio. Il Toro prova a reagire e ci riesce. Al 21’ Gallo batte un corner dalla sinistra, la difesa amaranto buca e l'ex Comotto si riscatta con un colpo di testa a palombella: 1-1 e tutto da rifare. Gli ospiti hanno paura di affondare e al 25’ sbagliano il gol già fatto con Muzzi. Troppi errori sotto porta e il Toro deve ancora rinviare la prima vittoria in campionato. La Reggina ci prova fino all’ultimo con Amoruso, considerando che ha giocato in attacco da solo visto vista la latitanza del capocannoniere Bianchi, ma ormai il punto a testa è concretizzato.
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EMPOLI - PALERMO 2-0
L'Empoli fa la festa al Palermo
L'ex capolista esce dal Castellani sconfitta per 2-0: di Saudati e Almiron le reti. Brienza sbaglia un calcio di rigore, Guana espulso nel finale. Poche le occasioni, ma gara intensa e ben giocata



Il Palermo manca l'appuntamento con la vittoria e col gol (dopo 13 gare consecutive), e incassa anzi la prima sconfitta della stagione. Capita al Castellani, dove l'Empoli si impone 2-0. La squadra di Guidolin perde così il primato, facendosi anche raggiungere dalla Roma al secondo posto. La squadra di Cagni, perseguitata dalle molte assenze (Vanigli, Tosto, Adani e Buscé) ma sempre attenta e compatta, torna alla vittoria dopo due pareggi consecutivi grazie ad una rete per tempo, la prima di Saudati e l'altra di Almiron.
Lo "storico" Palermo, primo della classe in solitaria, concede spazio al turnover, in vista anche dell'impegno di giovedì col West Ham. Si vedono così dal 1' Cassani, Parravicini e Brienza, con Zaccardo, Corini e Di Michele in panca. Ma soprattutto si vede una squadra concentrata ma non convinta, tenace ma non irresistibile. Per contro, l'Empoli fa subito capire le sue intenzioni: dentro Lucchini, ma soprattutto Pozzi al fianco di Saudati con Vannucchi trequartista, in un 4-3-1-2 spregiudicato e arrembante. E così è: i toscani non mostrano alcun timore reverenziale di fronte alla capolista, anzi la mettono subito sul piano della corsa e del bel gioco. Prova a intimidire tutti Brienza, che confeziona la prima occasione dopo pochi secondi. Ma l'Empoli non ci casca, e va di calcio organizzato e veloce, fitto fitto nella sua ragnatela di uomini e passaggi. L'intesa fra Almiron registra arretrato e Vannucchi lampadina avanzata funziona a meraviglia, e quando anche Pozzi e Saudati cominciano a brillare di luce propria per il Palermo si fa davvero dura.
Intanto la squadra di Guidolin ha un secondo match ball, al 25': Ascoli si fa ubriacare da Amauri e lo stende in area, ma Brienza di sinistro calcia alto il rigore concesso. Tre minuti dopo non sbaglia invece Saudati, che sfrutta un cross di Marianini e di testa mette alle spalle di Agliardi. I rosanero provano a reagire, ma l'Empoli non perde nè concentrazione nè riflessi, tantomeno la voglia di attaccare. La gara resta intensa e ben giocata, ma è l'Empoli a dominare ora la gara, pur senza creare limpide occasioni da rete. Guidolin vede la luna calante dei suoi, e fa alzare Caracciolo a scaldarsi. Sarà lui l'uomo nuovo della ripresa.
L'ingresso dell'attaccante non dà però la svolta alla gara: Amauri non è più obbligato a fare reparto da solo, ma il tasso di pericolosità rosanero non si alza. La gara torna in equilibrio, ma mai l'Empoli traballa. Anzi, i toscani raddoppiano al 9', grazie a un gran destro di Almiron, che si era accentrato a spese degli attoniti Diana e Cassani. A onor del vero due minuti prima Brienza era caduto in area dopo un contatto con Ascoli, invocando invano un rigore. Nel Palermo entra anche Tedesco al posto di un evanescente Parravicini, ma i rosanero non riescono a cambiare marcia (e finiscono pure in dieci per l'espulsione nel finale di Guana), ed ha buon gioco l'Empoli a controllare il match. E, alla fine, a guadagnare tre punti belli e meritati.
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PARMA - ROMA 0-4
La Roma dilaga a Parma
I giallorossi riscattano la sconfitta in casa con l'Inter dominando i ducali. Al Tardini finisce 4-0 con un gol capolavoro di Montella e le reti di Perrotta, Rosi e Aquilani



L'Inter? Dimenticata. La Roma rompe gli argini al Tardini e affonda il Parma con un 4-0 rotondo che rispecchia i veri valori in campo (guarda la sintesi). E' il giorno di Vincenzo Montella che irrompe sulla scena con un gol capolavoro. Rete che taglia le gambe ai gialloblù, battuti poi da Perrotta, Rosi e Aquilani
E' una Roma senza esterni quella che si presenta al Tardini. Spalletti, orfano per un mese di Mancini, non ce la fa a recuperare Taddei. Ma il tecnico, a dispetto di chi accusa la società giallorossa di essere deficitaria in panchina, spedisce a bordo campo Panucci, Chivu e Pizarro, lanciando nella mischia Ferrari, Rosi e Aquilani. Ma la vera sorpresa è Montella, schierato al fianco di Totti; un dèja-vu scudettato e spettacolare, che non tarda a dare i suoi frutti contro un piccolo Parma che oppone ai romani un 4-5-1, con Budan punta solitaria.
Passano infatti cinque minuti e Ferrari trova un varco per Montella. L'aeroplanino si esalta, stoppa e di esterno sinistro batte De Lucia. Splendido sigillo dell'attaccante che mette nel suo archivio personale il gol numero 135 in serie A. La reazione del Parma è inadeguata. Pioli confida sui suoi uomini di fascia; invita Coly e Pisanu a dare sostanza all'attacco, ma l'azione offensiva dei padroni di casa si esaurisce ai diciotto metri, dove la Roma con i quattro difensori in linea e un centrocampo praticamente a cinque teleguidato da De Rossi, fa muro. Senza profondità, senza mai accompagnare l'azione, gli emiliani subiscono il contropiede della Roma che in pieno recupero raddoppia con un gol di Perrotta, abile ad attendere lo sproveduto De Lucia e batterlo con un beffardo tunnel.
Pioli trenta il tutto per tutto, proponendo nella ripresa un Parma più spregiudicato, con Cigarini al posto di Castellini e Paponi per Dessena. Giovani speranze, ma aggiustamenti inutili quando di fronte si ha a che fare con vecchi marpioni come i giallorossi. Che dilagano al 9'. Nel gol di Rosi c'è tutta l'inesperienza degli emiliani che lasciano cinque romanisti liberi in area. De Lucia nel tentativo di fermare Perrotta apre una voragine e il giovane Rosi, sfruttando una rovesciata di Montella, infila a porta vuota. La Roma, pensando al Valencia, rallenta e sostituisce prima Tonetto con Panucci, poi Perrotta con Pizarro, anche se la standing ovation è tutta per Montella che lascia a Faty. Al piccolo trotto arriva anche il gol di Aquilani: diagonale perfetto. La firma su una vittoria che non fa una piega e dilata la crisi di risultati del Parma.
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INTER - CHIEVO VERONA 4-3
Inter, poker da primato
Nerazzurri in testa alla classifica grazie al successo 4-3 sul Chievo. Doppietta di Crespo, reti di Samuel, Stankovic. Inutile la rimonta nel finale dei veneti con Pellissier, Tiribocchi e Brighi



Una squadra sola al comando. E' l'Inter. Come da copione. I nerazzurri battono il Chievo 4-3 (guarda la videosintesi), con doppietta di Crespo, Samuel e Stankovic. Generosa, ma inutile la clamorosa rimonta dei veneti, che nell'ultimo quarto d'ora vanno a segno tre volte, con Pellissier, Tiribocchi e Brighi. Un successo da grande squadra, quello dell'Inter. Sciupato solo in parte dall'inopinata rimonta subita. Del resto è l'Inter, squadra umorale, pazza, capace di regalare emozioni e brividi anche in un pomeriggio in cui ha dominato per 75'. Ma il canovaccio del successo è di quelli da sottoscrivere per Mancini. Partenza forte, con gol, pausa per rifiatare senza rischiare nulla, rete che chiude la gara già a inizio ripresa. Poi la rete capolavoro di Stankovic e la doppietta di Valdanito, giusto per mettere il punto esclamativo. Una dimostrazione di maturità, una riprova riuscita dopo l'exploit di mercoledì a Roma. Continuità. E' questa la parola chiave del campionato nerazzurro. E la gara di San Siro rappresenta un importante passo avanti in questa direzione. Anche se il finale è un'appendice da cancellare. Impressionante la puntualità in zona gol di Crespo, ormai terminale insostituibile della manovra nerazzurra, ma consolante, per Mancini, anche la facilità con cui Dacourt si sta calando nel ruolo di playmaker rimasto scoperto dopo l'infortunio di Cambiasso. Il Chievo invece quest'anno è irriconoscibile. Eliminato in Champions League, alle corde dopo lo 0-2 dell'andata con il Braga in coppa Uefa, tre sconfitte e un pari in campionato. Una Caporetto.
Mancini rilancia Solari per tamponare le assenze a centrocampo di Cambiasso e Vieira. Zanetti preferito a Maicon, Figo riproposto come vertice alto del centrocampo a rombo, in avanti Adriano in campo e Ibrahimovic in panchina per la prima volta in questo campionato. Pillon sceglie i muscoli di Sammarco rispetto alle geometrie di Giunti, in avanti in tandem Godeas-Pellissier.
Il primo tempo è di marca interista. I nerazzurri dominano nei primi 20'. Il primo guizzo è del vivace Solari, conclusione mancina di poco a lato. Poi l'occasionissima. Adriano, lanciato in profondità, prova il destro solo davanti a Squizzi, che respinge e poi si supera ergendo un muro contro il "tap in" di Crespo, arrivato "a rimorchio". Poi il gol. Inevitabile. Dacourt lancia in verticale, Crespo se ne va sul filo del fuorigioco e da posizione defilata incrocia il sinistro vincente. Squizzi stavolta è poco reattivo, ma è comunque un gol spettacolare. L'Inter insiste. Figo scocca un bolide dal limite, Squizzi alza sopra la traversa con un balzo felino. Dopo l'inizio in apnea, il Chievo comincia a respirare. Cresce sfruttando la velocità di Luciano e il movimento del generoso Godeas. Ma di pericoli per Julio Cesar neanche l'ombra. A regalare brividi allora ci pensa Adriano. In chiaroscuro, che cerca troppo spesso la soluzione più difficile, quasi a voler dimostrare al mondo cosa sa fare, di meritare più considerazione. Ma quando il numero gli riesce sono applausi scroscianti. Come quando si inventa una discesa palla al piede: partendo dalla destra semina tre avversari e poi spara il sinistro su Squizzi, bravo a bloccare la conclusione potente.
All'inizio del secondo tempo l'Inter chiude la partita. Con Samuel, che di testa, la specialità della casa, deposita a porta vuota dopo un'uscita imperfetta di Squizzi su angolo da sinistra. Poi l'Inter dilaga. Con un gol da cineteca di Stankovic prima e la seconda griffe di Crespo poi, che segna un gol allo specchio di quello precedente: stavolta defilato sulla destra di destro, rispetto al primo realizzato da sinistra di sinistro. Il diagonale è mortifero allo stesso modo. Il Chievo accorcia le distanze su rigore generosamente concesso da Giannoccaro per fallo di Julio Cesar su Pellissier. Dal dischetto segna proprio Pellissier. Poi L'Inter mostra la sua faccia peggiore, quella distratta delle giornate di luna storta. E il Chievo prende coraggio e si fa sotto: segnano prima Tiribocchi con un bel destro da fuori area, e poi Brighi, che corona un inserimento centrale grazie ad uno svarione di Cordoba. Finisce 4-3. L'Inter è riuscita a complicarsi la vita anche in un pomeriggio tranquillo, ma ha vinto strameritamente.
feat. gazzetta.it


24/09/2006 19:45
 
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UDINESE - FIORENTINA 1-0
L'Udinese suona l'allarme viola
Netta superiorità nel gioco, più tecnico e veloce, dei friulani nel primo tempo. Poi Prandelli corre ai ripari ma i viola trovano sulla loro strada uno strepitoso De Sanctis



La gran fame di punti sicuramente c'è, ma in campo la Fiorentina stenta a farla vedere. A Udine, per gran parte del primo tempo, ha lasciato l'iniziativa ai padroni di casa, provando ad affacciarsi in area avversaria solo nella parte centrale. Per il resto, gioco troppo manovrato e lanci lunghi su un Toni troppo solo.

ESTRO FRIULANO. Un invito a nozze per l'Udinese, che non appena riconquista palla riparte con la velocità di Asamoah, l'estro e le invenzioni di Di Natale e la potenza di Iaquinta. E' dai piedi di questi tre che iniziano a fioccare le prime occasioni, e per i viola scatta l'allarme. Prandelli si sbraccia, chiede ai suoi di stare più corti e finalmente si vede un po' di Fiorentina, grazie anche a Mutu e Montolivo che si fanno più partecipi. Ma le ripartenze friulane sono sempre lì pronte a scattare: e si ripetono fino a quella del minuto 40, con l'astuto lancio di Asamoah da centrocampo per il taglio a destra di Iaquinta che al volo mette dentro.

VIOLA MEGLIO. Nella ripresa la Fiorentina che gioca con più idee grazie all'innesto di Liverani, e con più velocità in virtù dell'ingresso di Reginaldo sulla destra. Ma l'Udinese, quando riparte, mette in difficoltà la difesa viola con i soliti tre. Tuttavia le occasioni della Fiorentina si moltiplicano, anche se Toni non è in serata. Allora è Mutu a provarci, e per due volte uno spettacolare De Sanctis gli nega il gol. I bianconeri, comunque, non rinunciano mai a tenere in apprensione gli ospiti, che non riescono a mantenere un vero e proprio forcing. Così arriva il fischio finale, e con esso il balzo in avanti in classifica dell'Udinese e Prandelli che deve urgentemente lavorare sul gioco e sul carattere dei suoi.
feat. gazzetta.it

[Modificato da sKyLe 25/09/2006 0.27]



24/09/2006 19:52
 
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Eleonora




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Interista?
...no, perchè se fosse così, ce l'hai la polizza sulla loro difesa? [SM=x39897]


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