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Allarmisti del clima beffati: 1/5/08-I ghiacci artici tornano ai livelli del '79

Ultimo Aggiornamento: 22/01/2009 11:06
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Dal Corriere.it apprendiamo che:
Le superfici ghiacciate sono aumentate velocemente

"MILANO - Il livello dei ghiacci artici è tornato ai livelli del 1979. Lo rivelano i dati, per certi versi sorprendenti, del Centro di Ricerca sul Clima Artico dell'Università dell'Illinois. Nei primi mesi del 2008 - riferiscono gli studiosi - la superficie ghiacciata aveva subito una forte riduzione, tanto che qualcuno aveva predetto la scomparsa totale dei ghiacci artici entro l'anno. Ma nei mesi invernali i territori ghiacciati sono aumentati velocemente invernali riportando i livelli a quelli di 30 anni fa..."

Quindi i ghiacci non si sono sciolti ma sono tornati ai livelli del '79!!
E dal Corrierone non viene dato nemmeno il giusto risalto a questa notizia per noi scontata ma che, per molta gente abbindolata dalla propaganda catastrofista, dovrebbe essere sensazionale. E' stata riportata sì in prima pagina ma a sinistra, fra le notizie di gossip
Comunque la notizia è stata riportata anche da altri giornali e siti.
E una sottospecie di scienziati ha sfoderato molte sottospecie di inconsistenti teorie per smontare la notizia.

Invece, con umiltà, il Prof Battaglia, Ordinario di chimica dell'ambiente all'Università di Modena diceva dal 7 Marzo 2008 su "Il Giornale":

"Una fondamentale caratteristica del metodo scientifico vuole che quando una nuova congettura viene avanzata – magari ardita e in seguito ad una singola osservazione estemporanea di uno scienziato più coraggioso degli altri – essa, se contiene elementi di verità, si afferma sempre di più a mano a mano che viene indagata. Orbene, più si indaga, più la congettura del riscaldamento globale antropogenico, avanzata circa un secolo fa e nel tempo riproposta, si dimostra essere sonoramente fasulla: i gas-serra immessi dall’uomo non hanno avuto influenza alcuna sulle temperature del pianeta. Ne abbiamo le prove. Definitive. Premettiamo che condizione necessaria affinché vi sia una relazione di causa-effetto tra due azioni è che la presunta causa deve precedere l’effetto. La condizione non è però sufficiente e non bisogna mai cadere nell’errore logico del «post hoc ergo propter hoc»: il sole sorge dopo che il gallo ha cantato, ma non è il gallo a far sorgere il sole. L’attuale riscaldamento globale cominciò nel 1700 quando erano l’industrializzazione assente e mezzo miliardo gli abitanti nel mondo. Continuò fino al 1940, a dispetto del fatto che dopo il 1929, in seguito alla grande depressione, ci si sarebbe atteso un arresto negli aumenti delle temperature, e quando l’industrializzazione era ancora quasi assente e la popolazione un terzo della odierna. Si interruppe, anzi ci fu un rinfrescamento globale, per 35 anni, in pieno boom industriale, demografico e di emissioni. Riprese quindi il pianeta a riscaldarsi a metà degli anni Settanta (proprio in concomitanza di un’altra recessione) e continuò a farlo fino al 1998, tanto da far gridare i mercanti di terrore in servizio permanente effettivo all’allarme: «il 1998 è stato l’anno più caldo del secolo!», strillavano. A parte il fatto che il secondo più caldo fu il 1934 (due centesimi di grado di meno), la cosa interessante è che il pianeta ha smesso di riscaldarsi proprio dal 1998, a dispetto del fatto che le emissioni sono cresciute a dismisura. Insomma, abbiamo un gallo che canta dopo che è sorto il sole: il riscaldamento attribuito all’uomo è occorso nei tempi sbagliati. Ma anche nei luoghi sbagliati, visto che quella congettura vorrebbe a 10 km sopra le nostre teste un riscaldamento triplo rispetto a quello osservato a terra, mentre le misure satellitari registrano, lassù nella troposfera, addirittura un rinfrescamento. Cosa è, allora, che fa variare le temperature del pianeta? Premesso che la scienza del clima è ancora alla sua infanzia, la risposta per ora più accreditata è: il sole."


Giovanni

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E' una bufala.
Posterò l'articolo.
a parte che è una cazzata misurare solo l'estensione " orizzontale" , senza tener conto dello spesso , poi di dati in possesso si evince che l'estensione maggiore del 2008 equivale a quella peggiore del 1979.
Infine è comprovato dai dati che , anche con inevitabili fluttuazioni , la tendenza è quella di un progressivo scioglimento dei ghiacci ...


Cà.a.za



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L'articolo che citavo :


www.greenreport.it/contenuti/...?id_cont=17379
La mezza bufala dei ghiacci del 2008
di Riccardo Mostardini

FIRENZE. La notizia dei “ghiacci artici marini tornati ai livelli del 1979”, che nei giorni scorsi ha cominciato a circolare con sempre maggiore insistenza, aveva destato molte perplessità in chi – come noi – monitora con attenzione e costanza quei dati che più sono indicatori delle fluttuazioni del clima.

E l’estensione dei ghiacci marini boreali è uno di questi, poichè la superficie della banchisa (cioè del ghiaccio marino) è un valore che segue rapidamente e con notevole aderenza l’andamento delle temperature, ed è inoltre un dato ricavabile con una certa agilità attraverso l’uso dei rilevamenti satellitari.

Come giustamente scriveva ieri Pietro Greco su greenreport, il dato relativo alla banchisa fornisce solo una visione orizzontale della sua estensione, senza fornire altre indicazioni ben più significative, come l’età dei vari strati di ghiaccio (indice della loro potenziale persistenza per le stagioni a venire) e il volume accumulato. E ricordiamo anche che ai fini della valutazione del possibile impatto del surriscaldamento globale sulle società umane, ben altro valore assumono i dati relativi all’estensione e allo spessore non della banchisa, ma della calotta glaciale, cioè di quel ghiaccio terrestre il cui scioglimento porta alla crescita del livello dei mari. Per la banchisa il problema – è notorio – non sussiste, poichè si tratta di ghiaccio che galleggia, e il cui eventuale scioglimento non causa quindi l’innalzamento degli oceani, così come lo scioglimento di un cubetto di ghiaccio galleggiante in un bicchiere d’acqua non ha conseguenze sull’aumento del livello iniziale del liquido nel contenitore.

Fatta questa prefazione, giungiamo al punto: la notizia è stata introdotta in Italia dal “Corriere della Sera” del 5 gennaio. «Il livello dei ghiacci artici è tornato ai livelli del 1979», come rivelano «i dati, per certi versi sorprendenti, del Centro di Ricerca sul Clima Artico dell´Università dell´Illinois». Il Corriere non ha rinunciato neanche a lanciare una stoccata a chi «aveva predetto la scomparsa totale dei ghiacci artici entro l’anno», riferendosi chiaramente a quanto affermato dai ricercatori del National Geographic a giugno scorso: il problema è che nessuno aveva predetto la scomparsa totale in estate dei ghiacci artic i (evento che, anche negli scenari peggiori, non è previsto poter avvenire prima di alcuni decenni), ma era stata invece preventivata la scomparsa della banchisa dalla zona del polo geografico. Evento poi non avvenuto, ma che era effettivamente nel novero delle possibilità per l’estate scorsa: resta comunque da aggiungere che molti quotidiani avevano fatto confusione, all’epoca, soprattutto molti avevano riportato la notizia giusta nel testo, ma avevano scelto invece titoli ambigui, come ad esempio “La Repubblica” del 23 giugno («entro l’estate Polo senza ghiaccio»).

Ma, a parte questo, la notizia del Corriere del 5 gennaio è stata ripresa il giorno dopo da alcuni media di grande diffusione, come “la Stampa” («Nonostante alcune apocalittiche previsioni il livello dei ghiacci della terra è risalito negli ultimi mesi del 2008, chiudendo l’anno appena trascorso agli stessi valori del 1979») e il TG2.

Ciò che non ci convinceva, però, era la vaghezza della notizia, e la mancata citazione delle fonti. Si parlava, nei media citati, solo di ricerche compiute dal Centro di ricerca sull’Artico dell’ università dell’Illinois, e del parere di Bill Chapman, ricercatore presso la facoltà. Fatta qualche ricerca, abbiamo scoperto con sconcerto che non c’è stata nessuna pubblicazione di nuove ricerche da parte del centro Arctic Atmos Uiuc, tantomeno di ricerche dall’impronta così “rassicurante” come abbiamo letto o ascoltato sui media generalisti, e che Bill Chapman, effettivamente ricercatore nell’istituto citato, aveva solamente rilasciato delle dichiarazioni al blog di Michael Asher, giornalista americano piuttosto noto tra i cosiddetti “climate skeptics”, che aveva poi pubblicato il primo gennaio un articolo sulla rivista on-line “Daily tech” in cui spiegava, appunto, l’equivalenza dell’estensione della banchisa della fine del 2008 con quella del 1979.

Vista l’impronta dell’articolo, conoscendone (di “fama”) l’autore, e sospettando in tutta sincerità una bufala colossale, siamo andati a controllare i dati relativi alla banchisa, che sono monitorati a livello di comunità scientifica accreditata proprio dall’Arctic climate research center, fin dal 1979, anno di inizio delle misurazioni satellitari.

E quanto visibile nell’immagine (che indica le anomalie rispetto ad una media costante, e che quindi in pratica racconta la dinamica della banchisa) spiega come stiano effettivamente le cose: se noi congiungiamo con una linea rossa l’estensione della banchisa a fine 1979 e a fine 2008, effettivamente non possiamo negare l’equivalenza in questione. Ma se osserviamo attentamente, si può notare come l’estensione di dicembre 1979 era poco sopra la minima annuale (evidentemente quell’anno si ebbe un autunno-inizio inverno caldo, al polo), mentre quella di dicembre appena passato è stata quasi l’estensione massima del 2008, superata peraltro già a marzo, alla fine della scorsa stagione invernale.

Quindi possiamo dire che, all’atto pratico, l’estensione massima della banchisa del 2008 è pressoché identica a quella minima del 1979. Per facilitare la comprensione abbiamo segnato in blu tutti i picchi annuali di estensione, e poi congiunto i vari massimi con una spezzata, visibile nell’immagine, che fa capire ampiamente come il pur significativo recupero avvenuto sia quest’anno, sia nel 2007, non possa per ora essere trattato che alla stregua di una semplice fluttuazione, che peraltro mantiene l’estensione della banchisa su valori ben inferiori (circa mezzo milione di kmq) alla media.

Ecco quindi che una notizia del genere, che andrebbe pubblicata con mille distinguo e con una necessaria analisi dei trend, viene data in pasto all’opinione pubblica con una faciloneria che solitamente – almeno su media di alto spessore come quelli citati – viene riservata a questioni meno importanti del cambio climatico. E il problema di fondo è questo: dire che l’estensione (quasi) minima del 1979 è uguale a quella (quasi) massima del 2008 è una cosa, dire che “i ghiacci sono tornati ai livelli del 1979” è tutt’altra cosa. Parlare di “notizia rilasciata dall’università dell’Illinois” è falso, poichè come abbiamo detto la notizia è stata “creata” e diffusa da un blog che ha poi chiesto un commento ad un singolo ricercatore (e che peraltro ha solo spiegato i motivi del recupero avvenuto quest’anno).

E francamente, non sappiamo se i media generalisti del nostro paese si siano armati, come noi, di righello e matita (elettronici), e abbiano disegnato come noi una linea rossa orizzontale e una spezzata blu: ma desta sincero sconforto il pensare che l’unica vera notizia ricavabile da quel grafico è la spezzata blu, non certo quella sottile linea rossa che dal punto di vista climatologico c’entra come il cavolo a merenda.



Clm,alzl,a



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Ciao Cyrano,
greenreport scrive

Come giustamente scriveva ieri Pietro Greco su greenreport, il dato relativo alla banchisa fornisce solo una visione orizzontale della sua estensione, senza fornire altre indicazioni ben più significative, come l’età dei vari strati di ghiaccio


Qui mi pare che si interpretano a proprio comodo i dati. Lo studio degli scienziati dell'Illinois si riferisce a tutti i ghiacci polari e non solo alla banchisa. Quanto all'età degli strati di ghiaccio non viene chiarita minimamente la relazione con i valori delle temperature e con i periodi.
Perciò mi pare che tu non abbia letto attentamente, nel post iniziale, che:
L’attuale riscaldamento globale cominciò nel 1700 quando erano l’industrializzazione assente e mezzo miliardo gli abitanti nel mondo. Continuò fino al 1940-a dispetto del fatto che dopo il 1929, in seguito alla grande depressione, ci si sarebbe atteso un arresto negli aumenti delle temperature-e quando l’industrializzazione era ancora quasi assente e la popolazione un terzo della odierna. Si interruppe, anzi ci fu un rinfrescamento globale, per 35 anni, in pieno boom industriale, demografico e di emissioni. Riprese quindi il pianeta a riscaldarsi a metà degli anni Settanta (proprio in concomitanza di un’altra recessione) e continuò a farlo fino al 1998, tanto da far gridare i mercanti di terrore in servizio permanente effettivo all’allarme: «il 1998 è stato l’anno più caldo del secolo!», strillavano. A parte il fatto che il secondo più caldo fu il 1934 (due centesimi di grado di meno), la cosa interessante è che il pianeta ha smesso di riscaldarsi proprio dal 1998, a dispetto del fatto che le emissioni sono cresciute a dismisura. Insomma, abbiamo un gallo che canta dopo che è sorto il sole: il riscaldamento attribuito all’uomo è occorso nei tempi sbagliati. Ma anche nei luoghi sbagliati, visto che quella congettura vorrebbe a 10 km sopra le nostre teste un riscaldamento triplo rispetto a quello osservato a terra, mentre le misure satellitari registrano, lassù nella troposfera, addirittura un rinfrescamento. Cosa è, allora, che fa variare le temperature del pianeta? Premesso che la scienza del clima è ancora alla sua infanzia, la risposta per ora più accreditata è: il sole."


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Tutti i pianeti del sistema solare si stanno riscaldando , evidentemtene è un problema generale dovuto al sole o ad altre cause ...
Ma non elimina il problema inquinamento. Che tu d'estate con 40° in casa dovuti al clima , accendi pure la stufetta ? oppure per sopravvivere accendi il climatizzatore ?
Ecco , se la situazione va in una certa direzione per colpe non riconducibil all'uomo , trovo assurdo accelerare quella situazione con l'inquinamento...


C.àaà.zà.a
[Modificato da Cyrano 13/01/2009 18:42]



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Certo, tutti i pianeti del sistema solare si stanno riscaldando.
E poi:
non ci sarà alcuna catastrofe da riscaldamento globale. L'unica cosa da fare è cercare di essere preparati agli eventi acuti (caldi o gelate improvvise, etc.) L'aumento del livello dei mari c'è da 18.000 anni. Da qualche secolo sta aumentando di 18 cm per secolo e così ha fatto anche durante la piccola era glaciale (La Piccola era glaciale, in inglese "Little Ice Age", è un periodo di tempo che va dall'inizio del quattordicesimo alla metà del diciannovesimo secolo in cui ci fu un brusco abbassamento della temperatura terrestre nell'emisfero settentrionale. Questo periodo fu preceduto da un lungo periodo di temperature relativamente elevate chiamato periodo caldo medioevale).

La piccola era glaciale era pur sempre più calda della glaciazione da cui si è usciti 20.000 anni fa. Da 18.000 anni i mari si stanno elevando, ma le variazioni di temperatura di pochi gradi evidentemente non influenzano troppo il fenomeno: non si è osservata né decelerazione significativa durante la piccola era glaciale né accelerazione significativa oggi. Il punto importante è che questo innalzamento NON ha subito alcuna accelerazione negli ultimi 100 anni rispetto ai precedenti 100.

Riferimenti:


Giovanni

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ma mettiamo pure che l'industrializzazione, e quindi l'emissione di sostanze nocive, non sia la responsabile dell'aumento delle temperature, fatto sta che negli ultimi 40 anni i malati di cancro sono decuplicati e in città come taranto i casi di tumore alla pelle nei bambini è tre volte superiore alle altre città

[Modificato da odiolaradio 21/01/2009 17:00]




E quando mi sveglio sono solo, mi fa male agli occhi la luce, perfino il bianco del lenzuolo
21/01/2009 17:00
 
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Re:
odiolaradio, 21/01/2009 17.00:

ma mettiamo pure che l'industrializzazione, e quindi l'emissione di sostanze nocive, non sia la responsabile dell'aumento delle temperature, fatto sta che negli ultimi 40 anni i malati di cancro sono decuplicati e in città come taranto i casi di tumore alla pelle nei bambini è tre volte superiore alle altre città



Dunque: cerchaimo di essere chiari.
Puoi postare la fonte e lo studio su quel decuplicarsi dei malati di cancro negli ultimi 40 anni?
A me invece risulta questa cosa:

ROMA - Fa più morti di tumore la cattiva alimentazione che non lo smog. Il fatto che in molti siano convinti del contrario è la prova di quanto sia diffusa una cattiva informazione in materia scientifica e ambientale. A sostenerlo è l'oncologo Umberto Veronesi, ex ministro della Sanità del governo dell'Ulivo.

Le percentuali, ha spiegato il professor Veronesi, parlano chiaro: all'inquinamento urbano si possono imputare dall'1 al 4% dei tumori, all'alimentazione ben il 30%, mentre un altro fattore di alto rischio sono le infezioni, cui si fa risalire il 18% dei cancri.


Concludendo sui rischi di cancro, Veronesi ha spiegato che "il 30% dei tumori sono collegati all'alimentazione", e i veri pericoli, più che nei tubi di scappamento delle automobili, sono nascosti "nei preoccupanti livelli di aflatossine e micotossine cancerogene presenti nella polenta e nel latte".

(14 marzo 2005)

Da Repubblica.it


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21/01/2009 18:51
 
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Ah, dimenticavo. Per quanto riguarda la situazione di Taranto è chiaro che l'elevato livello di diossina è causa dell'aumento dei decessi. Quella è una situazione decisamente anomala e tali anomalie vanno decisamente rimosse.


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I DATI SUL NUMERO DI MALATI SON QUI

L'alimentazione non è forse colpa dell'industrializzazione ????
Se una farina parte dal canada per arrivare in italia e diventare pasta, la colpa di chi è ?
Aflatossine e micotossine come si formano ????
Certamente in campo, sulla pianta, ma anche nelle fasi successive soprattutto in quella dello stoccaggio.
quindi la nostra cara industrializzazione globalizzazione cosa fa ???? niente.
a leggere quello da te postato sembra che la direzione presa dall'uomo non incida minimamente e che è sensato proseguire così. solo perchè (forse) i ghiacci non si stan sciogliendo.
Invece si dovrebbe favorire la formazione di micro industrie agricole che soddisfino la maggior parte della domanda in loco evitando lo spostamento per migliaia di chilometri delle derrate alimentari.
un pasto medio percorre 1900 km per arrivare dal campo alla tavola.
Poi, per come la vedo io, credere a Veronesi che prende soldi dalla Fiat per il proprio centro oncologico a Milano è come credere a Berlusconi quando parla di televisioni o di giustizia.
Notare la precisione di veronesi che stima dall'1 al 4 per cento... 400 per cento di incertezza. Per fortuna non ha fatto il fisico.




E quando mi sveglio sono solo, mi fa male agli occhi la luce, perfino il bianco del lenzuolo
22/01/2009 00:44
 
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Re:
odiolaradio, 22/01/2009 0.44:

I DATI SUL NUMERO DI MALATI SON QUI

L'alimentazione non è forse colpa dell'industrializzazione ????
Se una farina parte dal canada per arrivare in italia e diventare pasta, la colpa di chi è ?
Aflatossine e micotossine come si formano ????
Certamente in campo, sulla pianta, ma anche nelle fasi successive soprattutto in quella dello stoccaggio.
quindi la nostra cara industrializzazione globalizzazione cosa fa ???? niente.
a leggere quello da te postato sembra che la direzione presa dall'uomo non incida minimamente e che è sensato proseguire così. solo perchè (forse) i ghiacci non si stan sciogliendo.
Invece si dovrebbe favorire la formazione di micro industrie agricole che soddisfino la maggior parte della domanda in loco evitando lo spostamento per migliaia di chilometri delle derrate alimentari.
un pasto medio percorre 1900 km per arrivare dal campo alla tavola.
Poi, per come la vedo io, credere a Veronesi che prende soldi dalla Fiat per il proprio centro oncologico a Milano è come credere a Berlusconi quando parla di televisioni o di giustizia.
Notare la precisione di veronesi che stima dall'1 al 4 per cento... 400 per cento di incertezza. Per fortuna non ha fatto il fisico.


Ciao,


L'alimentazione non è forse colpa dell'industrializzazione ????


A quanto pare non si tratta di industrializzazione.
Nello stesso articolo da me citato si legge:
Concludendo sui rischi di cancro, Veronesi ha spiegato che "il 30% dei tumori sono collegati all'alimentazione", e i veri pericoli, più che nei tubi di scappamento delle automobili, sono nascosti "nei preoccupanti livelli di aflatossine e micotossine cancerogene presenti nella polenta e nel latte".


I DATI SUL NUMERO DI MALATI SON QUI


Si tratta di studi statistici che molto spesso lasciano il tempo che trovano.
Ma cerchiamo di essere precisi in questo caso:
Nello studio c'è: "Prevalenza (n. malati)" e "Prevalenza (proporzione)"
A me non è chiaro come è spiegato lì. E credo che sia chiaro nemmeno a quelli che ci leggono.
Me la puoi spiegare tu? Altrimenti non si riesce a dare un valore al tuo studio.
Io, d'altra parte, so che:
Le ricerche sui rischi per la salute umana sono, a volte, fatte abusando dell'epidemiologia, una forma di statistica applicata alla scienza medica nello studio della cause di malattie. Se le cause sono singole, un virus o un microbo, la connessione di causa è relativamente facile, ma se una malattia ha più cause è assai più difficile stabilire un nesso specifico.
L'incremento (o la diminuzione) di rischio è attribuito al rapporto tra il numero di malattie in un gruppo di persone che si crede siano esposte al rischio esaminato, per esempio (ridiamoci un pò su, per ora): i pomodori, e il numero di malattie in un gruppo di persone che si crede non siano esposte al rischio. Il numero emergente da tale rapporto è chiamato rischio relativo (RR) [persone esposte diviso persone non esposte = rischio relativo]. Quindi, se il numero delle malattie è lo stesso negli esposti e non-esposti, il rapporto è 1 e non c'è incremento o diminuzione di rischio. Se il numero delle malattie è maggiore nelle persone esposte il rapporto è maggiore di 1 e il rischio è aumentato, e viceversa se il numero delle malattie è minore nelle persone esposte. Le persone esposte sono chiamate "caso", quelle non esposte sono chiamate "controllo".
Quando si parla di rischi di malattie da "pomodori", come malattie cardio-vascolari, cancro ecc., tali malattie possono essere causate da moltissimi fattori (multifattorialità) che in tutta probabilità sono presenti allo stesso tempo, interagiscono tra di loro, ed il loro rapporto ed interazione sono diversi in ogni singolo individuo. Per fare un esempio di altri fattori: ereditarietà, latte, polenta, ecc... Isolare uno solo dei fattori e misurarlo con precisione è un’impresa difficilissima, se non impossibile. Allora, quando si misura un rischio si fa così: si prende un numero di persone non esposte alla sostanza o pericolo in genere (in questo caso, pomodori) e la si compara con un simile numero di persone che ingeriscono o hanno ingerito tale sostanza. Quindi si cerca un aumento della presenza della malattia cercata (esempio: cancro) nelle persone esposte.


Notare la precisione di veronesi che stima dall'1 al 4 per cento...


Evidentemente anche questo è uno studio statistico, che però mette in evidenza anche altri cofattori del cancro, trovando risultati sensazionali. Giustamente il rapporto Veronesi lo fa con le altre cause di malattia e trova da 1 a 4 percento.


Giovanni

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