- I reclutatori di carne da macello - by Paolo Jormi Bianchi

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meulen
00giovedì 24 novembre 2005 21:32



La divisa incute grande rispetto, con le mostrine che brillano al sole. Il berretto è di un bianco smagliante, le scarpe sono tirate a lucido. L'ufficiale di reclutamento dei Marines è a caccia. Ogni ragazzino che convince ad arruolarsi vale 1000 dollari in più sullo stipendio. Che male c'è a dire qualche bugia… per gli sbandati afroamericani senza prospettive, o per i latinoamericani appena sbarcati di soppiatto in casa dello Zio Sam, entrare nel glorioso esercito degli Stati Uniti è l'occasione della vita. O no?

Forse qualcuno ricorda, nel film-documentario Farenheit 9/11 di Michael Moore, la sequenza in cui due sergenti dei Marines vanno a caccia di teeneagers nel parcheggio di un centro commerciale a Flint, nel Michigan. Individuano le prede, le avvicinano e cominciano a spararle grosse. Fanno leva sui sogni dei più giovani, proponendo sempre la stessa bacchetta magica: l'arruolamento.

Nel 1997 Fernando Suarez del Solar lascia Tijuana, nel Messico, per andare a vivere con la moglie e il figlio a Escondido, in California. Si guadagna da vivere consegnando i giornali. Il figlio Jesùs si iscrive al college del posto, il suo sogno è diventare un poliziotto e combattere i narcotrafficanti del suo paese. A 17 anni e mezzo incontra un reclutatore che sa fare il suo mestiere: fare leva sui sogni di Jesùs: «Dopo un anno di servizio puoi chiedere di entrare nella DEA – gli dice – l'agenzia degli Stati Uniti che combatte i trafficanti». Non era vero, Jesùs una volta arruolatosi scopre che per lui entrare nella DEA è difficile, se non impossibile. Soprattutto scopre che non può lasciare l'esercito prima di quattro anni. Ma non ha importanza, perché non gli resta tutto quel tempo: muore in Iraq, calpestando una cluster bomb del suo stesso esercito, il 27 marzo del 2003. Fernando da allora onora la memoria del figlio visitando le scuole degli Stati Uniti e spiegando ai ragazzi quello che i reclutatori omettono di dire. Li mette in guardia dalle loro menzogne: «Per entrare nell'esercito non devi essere un cittadino americano – ci spiega – basta che tu resieda legalmente negli Stati Uniti.

E questo non è giusto: per entrare in qualunque polizia locale, nell'FBI o in qualsiasi altra agenzia, la legge invece impone che tu abbia la cittadinanza. Perché? La verità è che per avere carne da cannone il governo non va tanto per il sottile». Il padre di Jesùs spiega quale bugia dei reclutatori fa più presa sui giovani “ispanici”: «A tanti ragazzi immigrati latinoamericani viene detto che dopo un anno di servizio otterranno automaticamente la cittadinanza. Non era il caso di Jesùs, che non aveva bisogno di questo e puntava solo ad entrare nella DEA, ma anche la storia che si può diventare cittadini americani è una favola, è vero solo sulla carta. Ben pochi raggiungono veramente quel traguardo, nella maggior parte dei casi i ragazzi si vedono rispedire indietro i moduli con cui hanno fatto richiesta, e l'Army accampa mille scuse, dice che ci sono degli errori nella compilazione… le pratiche durano in eterno e la cittadinanza non arriva mai».

Elizabeth Wrigley-Field è una dei leader del movimento degli studenti americani contro la guerra, il “Campus Antiwar Network” (CAN), un'organizzazione nata poco prima dell'inizio del conflitto in Iraq e già ben radicata nelle high-school, college e università di cinquanta stati. Elizabeth ci ha confermato che i “recruiters”, mentono spesso e volentieri: «Iscriversi al college costa decine di migliaia di dollari all'anno di sole tasse universitarie, quindi i reclutatori invitano i ragazzi che sono più in difficoltà a pagare la retta ad arruolarsi, promettendo loro che sarà l'esercito a pagargli il college, attraverso l'Army College Fund. Ma i reclutatori omettono di dire che è estremamente difficile essere riconosciuti idonei ad usufruire di quel fondo, che fa guadagnare alle forze armate ben 72 milioni di dollari all'anno proprio in virtù del fatto che deve finanziare pochissimi soldati, meno del 10% delle reclute. Intanto però il denaro del fondo proviene dalla paga di tutti i soldati, anche di coloro che non studiano».

Spesso i reclutatori dicono ai ragazzi che sotto le armi potranno viaggiare e conoscere il mondo. Paesi interessanti come l'Afghanistan o l'Iraq. Ma non dicono loro, ovviamente, quali sono i rischi. Il CAN ricorda come il 27-28% dei veterani della prima Guerra del Golfo soffra di problemi di salute cronici, forse legati al contatto con l'uranio impoverito contenuto nelle munizioni. Alle reclute non viene neanche detto che fino a maggio di quest'anno ben 12.000 dei circa 245.000 soldati tornati dall'Afghanistan e dall'Iraq hanno dovuto ricorrere all'ospedale per curare una Sindrome Post-Traumatica da Stress (PTSD).

«Gli ufficiali di reclutamento mentono ai ragazzi anche quando dicono che l'esercito è il luogo migliore per imparare un mestiere: uno studio dell'89 condotto nell'Ohio – spiega Elizabeth – dimostra che solo il 6% delle donne e il 12% degli uomini, una volta lasciato l'esercito, fa uso delle competenze apprese quando era in servizio».

Il punto di vista di Elizabeth sulla società americana mette in luce un elevato grado di militarizzazione: «Il sistema scolastico americano è basato sulla segregazione – sostiene l'attivista del CAN – tra istituti scolastici pubblici e privati c'è una diversità immensa, così l'arruolamento è rivolto in modo quasi esclusivo ai poveri e alle scuole che questi frequentano. Non c'è distinzione tra uomini e donne, l'azione di reclutamento è ugualmente intensa in entrambe le direzioni: l'importante è che tu non sia gay o lesbica».

«Le scuole e le università ricevono molti soldi da Washington per programmi militari, sia di arruolamento che di ricerca. Dipendono da quel denaro: il governo federale può negare fondi alle scuole e ai campus che non ammettono i reclutatori». Ciò di cui parla Elizabeth è il “Salomon Amendment” del 1996, una legge che ha reso obbligatorio per le amministrazioni universitarie aiutare l'esercito nel reclutamento, e ha dato al governo il potere di tagliare i fondi a chi non ci sta. «Questo è un serio problema per il nostro movimento, perché non troviamo ascolto presso nessun amministratore: nessuno può permettersi di rinunciare a quei soldi».

Non è possibile discutere in alcun modo su quello che gli ufficiali di reclutamento possono o non possono fare. «In alcuni casi ai ragazzi si fa “fare un giro” su carri armati od elicotteri da combattimento», Elizabeth sorride amaramente: «Deve sembrare tutto un gioco, o meglio un videogame».

Il 6 dicembre prossimo la Corte Suprema degli Stati Uniti è chiamata a deliberare su un caso fondamentale nella battaglia contro la presenza dei reclutatori negli atenei americani: il caso “Rumsfeld v.s. il Forum For Academic and Institutional Rights”. Per quel giorno il CAN ha organizzato manifestazioni in tutto il paese, ed Elizabeth e i suoi compagni aspettano ansiosamente il verdetto. Alcune facoltà di legge di importanti università statunitensi alla fine del 2004 hanno cercato di bandire gli ufficiali di reclutamento dalle proprie strutture. Lo hanno fatto perché queste “school of law” seguono politiche severe contro la discriminazione sessuale: non permettono l'uso delle proprie aule e delle proprie risorse a qualunque ente applichi parametri sessisti per il reclutamento del personale. Questo è il caso dell'U.S.Army, che discrimina i gay e le lesbiche: è stato quindi negato l'accesso in facoltà ai suoi reclutatori. La risposta del governo, attraverso il Segretario alla Difesa Donald H. Rumsfeld, è stata quella di minacciare la soppressione dei finanziamenti federali agli interi atenei di cui quelle facoltà fanno parte. La vicenda giudiziaria che ne è nata si concluderà tra poche settimane: il Forum per i Diritti Accademici e Istituzionali, che rappresenta le università “ribelli”, sostiene che la decisione del governo e la legge Solomon violano il primo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti nella parte in cui esso tutela i diritti delle scuole americane. La parola spetta adesso all Corte Suprema, da poco “rinvigorita” dalla nomina da parte del presidente George W. Bush di un nuovo giudice, Samuel Anthony Alito jr., vicino alla destra, che prende il posto della dimissionaria Sandra Day O'Connor.

Gli studenti del CAN, l'opera incessante di Fernando e le iniziative legali come quella delle facoltà di legge al momento hanno qualche speranza in più di trovare terreno fertile nell'opinione pubblica americana. I sondaggi parlano chiaro: quello realizzato a fine ottobre dalla “Harris” per conto del Wall Street Journal, ci dice che il 53% degli americani pensa che l'invasione dell'Iraq sia stata un errore e che il 66% è critico con il presidente per come ha gestito il conflitto. Un analogo sondaggio della Associated Press dello stesso periodo ci dice che il problema numero uno su cui gli americani chiedono a Bush di chiudere è quello del conflitto in Iraq. Questo spiega perché l'U.S. Army nel 2005 non raggiungerà gli obiettivi che si era prefissata in termini di arruolamento: 80.000 reclute per la fine dell'anno fiscale 2005. A febbraio si era già sotto del 27% sulla tabella di marcia mensile, e i dati di marzo e aprile si preannunciano altrettanto deficitari, per stessa ammissione del Pentagono.

Sarà reintrodotta la leva obbligatoria come ai tempi del Vietnam? Monta la paura tra gli studenti più informati e consapevoli. A dire il vero non è la prima volta che se ne parla: l'associazione legata ai Democratici "Dems Will Win" ha fatto circolare il 14 Settembre del 2004 un documento intitolato "Special Military Draft Alert", con l'intento di diffonderlo sopratutto ai vari giornali interni delle Università. Viene messo sotto la lente d'ingrandimento il Selective Service System (SSS), l'agenzia governativa che si occupa del reclutamento del personale militare: dalla sospensione della leva obbligatoria, avvenuta nel '73, dopo il Vietnam, continua secondo disposizioni di legge a schedare tutti i giovani americani tra i 18 e i 25 anni. È pronta a tornare in piena azione in qualunque momento. Se si va a leggere il piano annuale de l'SSS per l'anno scorso, si scopre che sta tutt'ora seguendo le linee guida di un piano quinquennale varato nel 2001, l'anno dell'attentato alle Twin Towers. Queste linee guida prevedono che l'ente si risvegli dal torpore pre-9/11 e cominci a macinare obiettivi strategici. Soprattutto si stanno riattivando le procedure dello “Skill Draft” e del “Combat Draft”, ossia la leva di personale specializzato e di semplici combattenti. Ce ne è abbastanza per preoccuparsi e per temere l'esistenza di una progettualità a lungo termine.

L'opinione pubblica americana è al momento ostile alla guerra e non c'è ragione di credere che l'amministrazione Bush abbia sufficienti spazi di manovra per reintrodurre la coscrizione obbligatoria. Solo un evento drammatico e dirompente potrebbe scompigliare le carte e permettere al governo di fare leva sul patriottismo. Fernando, Elizabeth e i loro amici possono solo sperare che non accada niente di tutto questo.

Avvenimenti
Lanciatrice-di-coriandoli
00venerdì 25 novembre 2005 01:05
...
ottonedesign
00venerdì 25 novembre 2005 10:21
non bisona andare in america...

molti carabinieri sono ragazzi con la licenza media che non trovano lavoro..

e molti militari sono in ferma breve per avere qualche soldo..

non serve guardare l'america..

il problema è che per tanti anni hanno guadagnato anche 2000 euro al mese a spese nostre per stare in una caserma a passare il tempo...


il problema è alla radice
g
00venerdì 25 novembre 2005 10:46
Re:

Scritto da: ottonedesign 25/11/2005 10.21
non bisona andare in america...

molti carabinieri sono ragazzi con la licenza media che non trovano lavoro..

e molti militari sono in ferma breve per avere qualche soldo..

non serve guardare l'america..

il problema è che per tanti anni hanno guadagnato anche 2000 euro al mese a spese nostre per stare in una caserma a passare il tempo...


il problema è alla radice

Qnd ero io a dire la stessa cosa?
ottonedesign
00venerdì 25 novembre 2005 10:49
Re: Re:

Scritto da: g 25/11/2005 10.46
Qnd ero io a dire la stessa cosa?



guarda che io lo dico da una vita..

ecco perchè non capisco chi si lamenta che poi deve andare in kosovo o in iraq...

è un rischio.. se scegli di guadagnare poi se ti tocca.. non piangere.. e parti..

non puoi pretendere si succhiare i soldi dei contribuenti stando senza far nietne a vita..

roob
00sabato 26 novembre 2005 12:35
non è detto che chi sceglie la carriera di militare professionista lo faccia solo per i soldi, sarebbe una scelta molto sbagliata.



taddoun
00sabato 26 novembre 2005 20:06
che paese strano...non andrei lì nemmeno in vacanza... [SM=x39926]
roob
00domenica 27 novembre 2005 13:22
Re:

Scritto da: taddoun 26/11/2005 20.06
che paese strano...non andrei lì nemmeno in vacanza... [SM=x39926]




infatti nessuno ti ha invitato

taddoun
00domenica 27 novembre 2005 15:13
sei americano caro...roob? che ti brucia il deretano? per la mia rispostina? [SM=x39866]
Drag-on
00domenica 27 novembre 2005 15:31
Re:

Scritto da: taddoun 27/11/2005 15.13
sei americano caro...roob? che ti brucia il deretano? per la mia rispostina? [SM=x39866]



Questa si che è educazione... [SM=x39910]
roob
00domenica 27 novembre 2005 15:36
Re:

Scritto da: taddoun 27/11/2005 15.13
sei americano caro...roob? che ti brucia il deretano? per la mia rispostina? [SM=x39866]



volevo solo vedere se facevi il finto tonto o se lo eri davvero. [SM=x39897]

taddoun
00giovedì 1 dicembre 2005 20:35
infatti il mio era puro sarcasmo...
g
00giovedì 1 dicembre 2005 22:16
Re:

Scritto da: roob 26/11/2005 12.35
non è detto che chi sceglie la carriera di militare professionista lo faccia solo per i soldi, sarebbe una scelta molto sbagliata.




Hai visto Ballarò avantieri? [SM=x39948]
La qs totalità nn se ne frega nnt ma x portare a casa 1 stipendio sicuro sono disposti a soffrire x 1 lavoro ke odiano(frase di 1 ragazzo intervistato tra i 1')e qst è 1 cosa ke nn fa onore alla poolitica economica né sa qll occupazioonale
E pensare ke la moglie di Biagi s'è anke sentita in diritto di kiedere i danni allo Stato [SM=x39925]
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