Ethan Hawke..bello con...l'anima

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Sarah
00giovedì 31 luglio 2003 09:54
Rassegnatevi. Quello che si dice in giro è vero: Ethan Hawke
sa anche scrivere. Lo sappiamo, è una frustrazione...
Eppure, se anche comprerete questo libro spinti solo dalla curiosità di vedere come se la cava il famoso attore, vi dimenticherete che l'ha scritto lui alla terza pagina.
La storia è troppo appassionante per stare a rimuginare con invidia e/o lussuria sui talenti di Ethan Hawke.
Lasciate perdere e godetevi invece il racconto del "mercoledì delle ceneri" di due ragazzi che attraversano l'America su una Chevrolet Nova del '69, con un figlio in arrivo e una gatta sotto il sedile.
Entrate nelle testa (e nel cuore) di due post-adolescenti che non possono più nascondersi dietro la paura di crescere e il terrore di assumersi delle responsabilità.
Jimmy e Christy. Giovani, insicuri ma anche ostinati e sognatori. Infantili ma non superficiali. In bilico tra "per sempre" e "mai più".
E chi non si sentirebbe (o non si è sentito) così di fronte alle grandi svolte della vita? Quelle che prima o poi arrivano e non si possono rimandare? Quei momenti in cui decidi, vada come vada. I "mercoledì delle ceneri", appunto.
"Ho pensato che fosse il mio destino, ed era vero, ma il fatto che una cosa è il tuo destino non significa necessariamente che andrà bene" dice Jimmy, il protagonista.
Alla fine del libro ripenserete alla storia e ai dialoghi e vi ricorderete che l'autore è Ethan Hawke. E d'un tratto vi renderete conto che non solo scrive bene ma ha anche un'anima. Rassegniamoci. (s.d.)

dal libro: lei, Christy Ann Walker ¬

"Tu pensi veramente che noi due, io e te seduti qui a questo tavolo, riusciremo a renderci felici per il resto della nostra vita?", chiese Christy. Aspettava una risposta.
Fra di noi ci fu un silenzio che parve occupare tutto il ristorante.
"Ovviamente no, giusto? Insomma, guardiamo in faccia la realtà. Guardiamo le cose come stanno".
Piegò la testa in avanti e mi fissò con intensità, poi la scosse leggermente come per spezzare il suo stesso incantesimo.
"Ma la felicità è sopravvalutata. Nessuno può essere felice per il resto della sua vita: a meno che non gli rimangano, che ne so, solo due giorni da vivere. Quindi la felicità lasciamola perdere. La domanda più interessante è: siamo in grado di mettere su casa insieme? È possibile? E che cos'è una casa? C'è un posto dove potremo vivere stabilmente? La bambina che ho dentro la pancia è più a casa ora di quanto potrà mai esserlo per tutta la vita, e ancora non è nemmeno nata. Passerà praticamente ogni sera per i prossimi - speriamo - novant'anni a cercare di sentirsi altrettanto al caldo e al sicuro nel suo letto di quanto si sente in questo momento nella pancia della mamma. E la sua mamma non è certo una santa".
Si puntò addosso i due lunghi indici con gesto accusatorio.
"Mi piace troppo bere, e non credo che questo valga anche per le sante.
Non riesco nemmeno a smettere di fumare. E di ritratti di sante con una Marlboro in bocca non se ne vedono tanti, non so se mi spiego. Ma se potessi scegliere, è proprio questo che vorrei essere, una persona che fa sempre quello che è più giusto, e non perché si sforza di farlo, ma per istinto. Vorrei essere una di quelle ragazze che dicono: 'Ah, guarda, dal momento esatto che sono rimasta incinta, le sigarette per me sanno di posacenere'. Manco per sogno! Per me hanno un gran sapore. E poi sento un'ansia costante che mi aleggia dentro e passa da una preoccupazione all'altra: è potente, e sta sempre annidata lì sotto a cercare una qualunque scusa buona per farmi venire un attacco di nervi, capisci?"
Capivo. Dire che Christy ha problemi di nervi è un grosso eufemismo. "Questa sensazione mi tormenta ventiquattr'ore su ventiquattro, ogni giorno, e fumare mi calma. Davvero".
"Ma di che stai parlando, Christy? Mi pare che stai cercando di farmi capire qualcosa, però senza dirmi di preciso cosa". Era una sensazione che avevo la maggior parte delle volte che parlavamo.
"Ti sto solo dicendo che se davvero vuoi provare ad accompagnarmi a casa, la strada è lunga".
"Certo che ti voglio accompagnare a casa, topolino".
"Davvero? Sei sicuro?", mi chiese, mordendosi le unghie.
Io annuii.
"Be', anch'io ti voglio portare a casa con me".
"Perfetto".

dal libro: lui, James Heartsock ¬

Era il cuore nero e profondo della notte. Guidavo da diciassette ore. Il sapore di caffè in bocca, la patina vitrea che avevo sugli occhi, la sottile vibrazione del motore che mi risaliva le gambe: tutto questo mi piaceva da morire.
Christy, seduta accanto a me, dormiva, con i piedi giganteschi divaricati sulle mie ginocchia e la testa raggomitolata su un cuscino contro la portiera di destra. La Nova macinava chilometri, sferragliando.
Non avrei saputo dire se Christy dormiva da venti minuti o da dieci ore. Cominciavano a sembrarmi giorni e giorni da quando avevo visto i fari di un'altra macchina.
Per me guidare è una passione, una delle esperienze più sensuali e ipnotiche che abbia mai fatto. Sono capace di restare al volante per ventiquattr'ore di fila, senza problemi.
Concentrazione e attenzione al dettaglio, ecco la chiave di tutto. Bisogna guardare la strada che si ha davanti e al tempo stesso assorbire la conoscenza di quella che ci si è lasciati alle spalle. Prendere nota delle altre macchine, contarle.
Una vecchia con la sigaretta in bocca a bordo di una Cutlass, cento all'ora. Due maschi bianchi sui venticinque anni che bevono grossi bicchieri di Coca-Cola sghignazzando dentro un pick-up azzurro Dodge del '96, centoventi all'ora. State sempre attenti a cosa combinano le macchine intorno a voi.
Per fare un incidente ci vogliono gli errori di due guidatori, questo lo sanno tutti. Prevenite la polizia. Usate il cervello. Un buon pilota sa riconoscere i tratti di strada controllati dall'autovelox prima di farsi beccare.
State all'erta e concentrati su quello che state facendo.
Mai sorpassare sulla destra: fra tutte le infrazioni autostradali, è quella che causa più incidenti. Bando alle emozioni. Canzone veloce o canzone lenta nell'autoradio, giornataccia o giornata perfetta: non deve fare differenza.
Il mondo continua comunque a girare e voi continuate comunque a guardare le tre macchine di fronte a voi e le due dietro.
Mentre viaggiate, tenete d'occhio i punti di riferimento nel paesaggio.
In questo modo, se vi perdete o dovete tornare indietro, riuscirete a ritrovare la strada. Fidatevi del vostro istinto e prendete le decisioni all'istante.
Se sbagliate, prendete atto dell'errore e andate avanti.
Scuotendo la testa come un cavallo dalla lunga criniera, spinsi la Nova fino a centocinquanta. Si riposa di più a quella velocità che a cento o centoventi. Ecco un'altra cosa importante: imparate a conoscere la vostra macchina.




Beh che dire?...a me sembra un gran bel libro...appena posso corro in libreria.[SM=x39890]
Lanciatrice-di-coriandoli
00giovedì 31 luglio 2003 19:21
Mi hai incredibilmente incuriosito!!!!!![SM=x39884]
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