Un ultimatum dal governo
Le autorità di Pechino hanno deciso di bandire i contenuti a luci rosse dalla Rete: "Il porno online è solo l'emblema della decadenza" Il popolo dalla parte delle autorità
Sono oltre 20mila le delazioni spontane contro i siti hard giunte dai cittadini cinesi. 500 gli spazi Web fuorilegge
Web
rociata cinese contro il porno
Banditi i contenuti hard su Internet
"La pornografia in Rete rappresenta l'emblema della decadenza del mondo occidentale ed è un danno inostenibile per le menti giovani". Con queste parole il presidente cinese Hu Jintao ha liquidato i contenuti a luci rosse su Internet lanciando un ultimatum a tutti i webmaster che sfruttano immagini hard per aumentare gli accessi dei loro siti. "Entro settembre -ha ordinato il leader dell'oligarchia comunista pechinese- le immagini pornografiche devono sparire dai portali e dai siti amatoriali cinesi".
Più nel dettaglio, la censura non riguarda solo i siti per adulti "specializzati", ma anche spazi Web che, tra le altre cose, pubblicano senza continuità anche immagini trasgressive.
Dure le pene previste per i trasgressori. Chi non si allinea alle direttive di Pechino, infatti, rischia non solo la sospensione della licenza per la pubblicazione online, ma anche il carcere. Chi vìola la legge, ha dichiarato il ministro della Pubblica sicurezza Zhou Yongkang, verrà punito severamente. Minacce che hanno subito allertato i webmaster, spaventati anche dalle numerosissime delazioni dei cittadini cinesi favorevoli all'eliminazione del porno su Internet.
Finora i siti fuorilegge individuati dalle autorità sono circa 500, ma il numero è destinato certamente a salire. Oltre 22mila, invece, le segnalazioni spontanee inviate all'Ufficio dell'Informazione del Consiglio di Stato dai cittadini cinesi dall'inizio di luglio, da quando cioè è stato istituito il servizio di raccolta delle "delazioni hard". In Cina, dunque, tutti uniti contro l'hard online, anche il popolo.
La guerra al porno su Internet, del resto, per le autorità locali da tempo rappresenta un'esigenza imprescindibile perché diffonde contenuti che, secondo Pechino, "aggrediscono gravemente la società, inquinano l'ambiente sociale e danneggiano la salute fisica e psicologica dei giovani". Dopo i lavori forzati per i cyberdissidenti, la chiusura degli Internet café e l'intercettazione di massa degli Sms, continua dunque la censura hi-tech del governo cinese.