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Scarsa concentrazione...

Ultimo Aggiornamento: 28/03/2006 10:41
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Per gli ultimi studi viviamo in uno stato di "attenzione parziale continua"
Negli Usa si indaga sulla sindrome da interruzione prodotta da gadget elettronici
"Troppi stimoli per il cervello"
non ci concentriamo più
di RICCARDO STAGLIANÒ
"Troppi stimoli per il cervello"
non ci concentriamo più


ROMA - Viviamo nell'era dell'"attenzione parziale continua". Quella in cui una quantità crescente di sms, email e stimoli di ogni genere distrae la nostra attenzione dall'attività cui ci stiamo dedicando. Sempre più attività svolte simultaneamente con a ciascuna una quota ristretta di concentrazione. Ma il multitasking, di cui i giovani sono maestri, presenta anche effetti collaterali. E negli Usa si studia la sindrome da interruzione continua prodotta dai gadget elettronici.

Metti una sera a cena e il telefonino è sempre il terzo incomodo. Lui guarda lei, lei guarda lui e tutti e due non perdono di vista il cellulare. Potrebbe squillare, potrebbero non sentire. Tanto più ora che, oltre al trillo flebile degli sms, c'è anche quello delle e-mail. Il risultato è uno stato di "attenzione parziale continua", come l'hanno battezzata. Vuol dire che i due sono lì al tavolo ma con la testa anche un po' altrove. È il tramonto del "qui e ora" al cento per cento, l'alba di una nuova era all'insegna di una quota ripartita e sempre più smozzicata di concentrazione. Come se si stesse sempre a un party dove, mentre si parla con qualcuno, il radar degli occhi scandaglia la sala in cerca di un conversatore più appetitoso.

Un effetto collaterale del multitasking, l'attitudine tracimata dai computer alla vita di tutti i giorni. Lì si tenevano aperti più programmi contemporaneamente, quello per scrivere, l'altro per chattare e il masterizzatore per copiare i cd. Qui si parla con l'interlocutore mentre si manda un messaggino e magari, con un solo auricolare, si ascolta musica dall'iPod. Uno scenario di contorsionismo cognitivo che si è trovato di fronte pochi giorni fa Linda Stone, ex dirigente Microsoft, durante l'Emerging Technology Conference di San Diego. Mente lei introduceva il concetto di "a. p. c.", almeno metà del suo uditorio - come ha riportato la cronaca di Newsweek - "aveva il volto rischiarato dal bagliore dello schermo del pc portatile sul quale navigava o controllava la posta elettronica".

Solo quando hanno capito che quella campana suonava per loro hanno abbandonato lo stand-by dei sensi per concedersi occhi e orecchie alla relatrice. Un investimento sempre più raro in una società, come rimarca il settimanale, "dove portare un Blackberry (l'ultima generazione di telefonini che recapitano in diretta la posta elettronica, ndr) è come ammettere che il vostro impegno verso l'attività corrente è solo parziale". Se prima erano cinque sms adesso bisogna calcolare a spanne dieci volte tanto di e-mail che entrano a gamba tesa nel palinsesto della nostra giornata. Chi tiene conto di questo nuovo contesto di attenzione debole vince. Come il bestsellerista Dan Brown che, tra i segreti del suo successo planetario, cita un limite non solo suo: "Ho una capacità di attenzione ridotta, per questo faccio capitoli brevi".

Una matematica semplice quella dell'attenzione - cresce il numeratore (attività), decresce il denominatore (concentrazione) - con cui anche gli adulti cominciano a impratichirsi. Anche se la specialità resta giovanile. Al punto che la penultima copertina dell'edizione americana di Time è dedicata alla neonata "generazione multitasking" che sarebbe "troppo collegata per il suo stesso bene". Sono quei ragazzi da 8 a 18 anni che, da uno studio della Kaiser Family Foundation, "consumando" nel 2005 6,5 ore di media elettronici al giorno è come se ne avessero assorbite 8,5 dal momento che quasi un terzo ne ascolta-vede-gioca almeno due contemporaneamente.

Il motivo per cui è normale per loro mentre per i genitori no sta, oltre che nell'abitudine, nella fisiologia stessa del cervello. In particolare nell'Area Brodmann 10 nella corteccia prefrontale dove vengono "parcheggiati" e poi ripresi i compiti mentali non completati. Quella regione è una delle prime a deperire con l'età e dà l'impressione della simultaneità in ciò che in realtà è una rapida successione di azioni cerebrali. Perché anche il processore umano, come quello del computer, alla fine svolge un task per volta. E a sovraccaricarlo con più richieste, illudendosi di far prima, spesso lo si impalla (aumentando tempi di elaborazione e rischio di errori sino al doppio come dimostrano studi recenti) proprio come succede ai calcolatori. Per demolire il candidato repubblicano alla presidenza nel '76 Lyndon Johnson disse di Gerald Ford che "non sapeva camminare e masticare chewing gum allo stesso tempo".

Per aggiornare la stessa offesa nell'America di oggi bisognerebbe aggiungere almeno un altro paio di attività simultanee. Ma che il cumulo giovi alla specie è tutto da provare. Un anno fa il Congresso ha stanziato 100 milioni di dollari per valutare l'effetto di lungo periodo dell'uso dei media elettronici. Una delle minacce all'Occidente, verrebbe da queste sempre più diffuse "armi di distrazione di massa".

(28 marzo 2006)
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28/03/2006 10:41
 
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