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Ultimo Aggiornamento: 01/04/2010 12:57
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LA NOTIZIA
Allarme protesi contraffatte in Francia
“Possibili ricadute anche in Italia”




di Adele Sarno
Allerta in Francia per protesi mammarie non a norma.
A rischio 30-40 donne operate a partire dal 2001.
Secondo le autorità francesi gli impianti
contengono un gel di silicone differente da quello autorizzato.
Ma l'azienda che le produce distribuisce anche in Italia

Protesi mammarie difettose per le donne francesi. Sono 30-40 mila quelle che corrono il rischio di un impianto non a norma. Un’emergenza che ha spinto le autorità sanitarie locali a ritirare dal mercato quelle prodotte dalla Poly Implant Protese, considerate difettose, e a rivolgere, attraverso la stampa nazionale, un appello a chi è stato operato a partire dal 2001 a contattare il proprio chirurgo. Secondo "Le Parisien", la procura di Marsiglia ha aperto il 23 marzo un'inchiesta preliminare contro ignoti per "truffa" e "esposizione a pericolo della vita altrui" in relazione ai rischi degli impianti che rischiano di rompersi con maggiore frequenza di altri.

Sotto accusa il gel al silicone utilizzato dall'azienda, la Poly Implant Protese, che era differente da quello dichiarato e autorizzato dalle autorità francesi. Il capo dell'Afssaps, Jean Marimbert, ha osservato che "i comuni impianti mammari hanno una durata di vita di una decina d'anni" e nel caso delle protesi in questione si assiste a "rotture più frequenti e più precoci". La PIP, azienda creata nel 1991, è il quarto fabbricante mondiale di impianti mammari ma negli ultimi mesi ha attraversato difficoltà finanziarie aggravate dallo scandalo. L'Agenzia di sicurezza sanitaria in Francia (AFSSAPS) ha lanciato un’allerta in tutta Europa e negli Stati Uniti per avvertire dei possibili rischi degli impianti e consigliato di consultare un chirurgo per sottoporsi a un esame.

Ma in Italia? Ogni anno 180mila persone ricorrono alla chirurgia plastica per correggere difetti, veri o presunti. E, secondo un sondaggio della SWG, sono 25mila le donne che si sottopongono a un intervento per un seno nuovo. Tra le protesi impiantate anche quelle usate in Francia. “La Poly Implant Protese distribuisce anche nel nostro Paese, ci sono possibili ricadute, ma meglio evitare allarmismi”, conferma il professor Andrea Grisotti, presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. Gli impianti PIP (Poly implant prothese), si legge sui giornali francesi, si rompono con frequenza doppia rispetto a quella di altre marche e "senza un’apparente spiegazione", ha spiegato Jean-Claude Ghislain dell'Afssaps. Un problema facilmente spiegabile, anche secondo il professor Paolo Palombo, direttore della struttura complessa Centro ustioni e chirurgia plastica e ricostruttiva dell’Ospedale S. Eugenio di Roma, che conferma: "Sono protesi di scarsa qualità e chi le usa chi risparmia".

Non è la prima volta, ricorda Palombo, che si affronta il problema delle protesi in Italia. Tanto che, secondo il ministero della Salute, il 20-25 per cento delle protesi impiantate nel nostro Paese sarebbe rimosso per esigenze mediche. Proprio per questo aspetta l'approvazione finale la legge che, oltre a vietare gli impianti alle minorenni, istituisce il Registro delle protesi, che consente la piena tracciabilità del materiale usato dal chirurgo sul corpo della paziente. Attraverso un codice è possibile risalire al medico che ha operato, alla struttura, al numero di protesi, alla sede dell'impianto (seno destro o sinistro) e la localizzazione. Inoltre sono usate soltanto protesi dal marchio CE, cioè garantite dalla comunità europea.

“Le donne non devono allarmarsi in questo momento - commenta il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica - ma se hanno avuto disturbi e infammazioni della protesi, possono chiedere nella struttura dove hanno subito l'intervento la cartella clinica e verificare la marca dell'impianto. In alternativa possono sempre contattare il proprio chirurgo".

Anche il sottosegretario alla Salute Francesca Martini lancia un appello ai medici chirurgi per verificare se anche in Italia sono state impiantate protesi, (come in Francia dove è scattato un allerta) del genere PIP (Poly implant prothese), che si rompono con frequenza doppia di quella delle altre marche. "Mi rivolgo ai medici seri e coscienziosi - ha detto Martini - perchè in Italia, fino a quando non sarà approvata la legge che introduce il registro sulle protesi, non sarà possibile tracciare le donne che hanno subito un intervento di questo tipo e non sarà possibile sapere che tipo di protesi hanno". Martini, dopo l'allarme in Francia, auspica che ora il disegno di legge che introduce appunto il registro delle protesi e che vieta anche gli interventi alle minorenni, passi velocemente l'esame della conferenza Stato Regioni per poi essere approvato dalle Camere.
(Marzo 31, 2010)

Rep


01/04/2010 12:57
 
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