Maradona condannato: 50 milioni al fisco

La Cassazione ha rigettato il ricorso dei legali del calciatore argentino, che sostenevano che molti avvisi di sollecito all'ex bomber del Napoli non sono pervenuti: la corte Suprema ha stabilito che in almeno due occasioni le cartelle fiscali gli sono state consegnate in mano.

Diego Armando Maradona deve pagare al fisco italiano 30 milioni di euro, che saranno quasi raddoppiati da interessi e rivalutazione. E' quanto ha stabilito la Cassazione, rigettando il ricorso del "Pibe de Oro". La Cassazione ha riconosciuto che molti avvisi di sollecito all'ex bomber del Napoli non sono pervenuti, ma ha anche stabilito che in almeno due occasioni le cartelle fiscali gli sono state consegnate in mano.

La tesi difensiva sostenuta dai legali italiani dell'ex stella del Napoli, gli avvocati Vincenzo Siniscalchi e Francesco Giuliani dello studio "Fantozzi e Associati", era che che gli avvisi di pagamento spediti a Maradona non sono mai pervenuti perchè l'argentino ha lasciato da tempo l'Italia. La Suprema Corte lo ha riconosciuto ma ha basato il suo giudizio sul fatto che in almeno due occasioni, come risulta dai verbali della Guardia di Finanza, le cartelle fiscali sono state consegnate in mano all'ex calciatore.
Il recapito della posta non gradita è avvenuta il 18 maggio del 1993, a Siviglia, tramite il Consolato d'Italia, e poi il 27 novembre del 1998 quando Maradona fu intercettato, di passaggio, all'aeroporto milanese di Malpensa. Ora, se Maradona tornasse in Italia come ha più volte dichiarato di voler fare, rischierebbe non l'arresto ma il pignoramento di tutti i beni di sua proprietà nel nostro paese, ammesso che ne abbia.
Tuttavia, nonostante le apparenze, la Cassazione non ha voluto infierire contro il "signor Maradona", come è stato chiamato nella sentenza 3231 della Cassazione, e gli ha addossato solo la metà delle spese processuali. L'altro cinquanta per cento è a carico dell'Agenzia delle entrate.