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00domenica 17 giugno 2007 10:48
Centinaia di migliaia in corteo per la giornata dell'orgoglio omosessuale
Tantissime le associazioni, pochi i politici, slogan pro-Dico e anti-Vaticano
A Roma l'arcobaleno Gay Pride
Musica, colori e voglia di diritti
di ALESSANDRA VITALI
ROMA - Sono signore eleganti e uomini un po' in età i più applauditi, accolti con un'ovazione, sfilano quasi alla fine: sono i rappresentanti delle associazioni dei genitori di omosessuali, "orgogliosamente felici" perché, c'è scritto sulle loro magliette, "Etero o gay, sono sempre figli miei". La musica, i colori, i corpi del Gay Pride 2007 invadono il centro di Roma, gli striscioni chiedono diritti per single e coppie di fatto, dicono basta all'omofobia e alle interferenze porporate, sono in centinaia di migliaia, "un milione" sostengono gli organizzatori, se non è proprio così sono comunque tantissimi.
La festa comincia alle tre e mezza, piazzale Ostiense è invaso, i sound system sparano dance e rithm'n'blues, caldo soffocante eppur si balla. Ad accerchiare i pochissimi politici (che salutano ma non sfilano) sono solo i giornalisti, ecco Luigi Manconi, Alfonso Pecoraro Scanio, Paolo Ferrero, un manifestante vede Barbara Pollastrini e dice "guarda che zigomi, è la nuova Simona Ventura...", Giovanni Russo Spena fende la folla su una miniauto elettrica, Enrico Boselli osserva che "non è un corteo contro il governo, non è una piazza ostile", un ragazzo lo sente e commenta con l'amico: "Berlusconi non ha fatto niente, ma questo governo fa poco, e quel che fa, non lo sa pubblicizzare, gli italiani non sanno nemmeno se stiamo ancora in Iraq".
Il colpo d'occhio è per le righe arcobaleno declinate in ogni forma, bandiere e cravatte, bandana e pareo, canotta e mantellina per un cane. Il sole picchia, un vigile urbano con i baffi sbuffa, si toglie il cappello, si asciuga la fronte con un fazzoletto, una madre ha portato il figlio ragazzino a guardare lo spettacolo, "mettiti qui di lato, così quando passano li vedi bene", in giro carrellini col ghiaccio e le birre, alle quattro e mezza si parte.
La musica è a mille, in testa al corteo Vladimir Luxuria assalita dai fotografi, il pullman azzurro con scritto "Roma Pride 2007 - Parità Dignità Laicità", davanti cammina Alessandro Cecchi Paone, "vergognoso l'abbandono dei Ds", dice. Ecco l'Alfetta con Daniele Silvestri, è sua Gino e l'Alfetta, inno di questa edizione. Dal camion di Muccassassina le ragazze pon-pon lanciano coriandoli che si appiccicano sui corpi oliati dei brasiliani, piume e paillettes e zeppe da capogiro. Sul camion Arcigay, un enorme telefono verde che promuove la Gayhelpline, piovono bustine di profilattici, scadenza luglio 2011, una voce dall'accento toscano esclama "stasera si tromba!".
Trilli di fischietti, applausi per una delle associazioni di transessuali, "Dateci un lavoro per una vita dignitosa", "Voglio fare la shampista in Vaticano", "Voglio fare la commessa alla Coop" c'è scritto sui cartelli di quelli che ci sono riusciti, corpi bellissimi e volti radiosi, e di quelli che non ce l'hanno fatta, pancetta e peli della barba incarniti.
Le sigle non si contano, Fuori e Rete Evangelica Omosessualità, Arcitrans e Arcilesbica, le famiglie omosessuali su un trenino con locomotiva fischiante e i "No Vat", che non sono quelli della Val Susa che hanno sbagliato a scrivere, questi hanno le bandiere con la cupola di San Pietro con una X rossa sopra, dicono "Più autodeterminazione, meno Vaticano". Mamme bambini e passeggini, cani stremati con la lingua di fuori, i Giovani Socialisti, i Giovani Comunisti, il Partito comunista dei lavoratori, i Verdi, il Gruppo buddista Arcobaleno, l'Unione atei e agnostici razionalisti.
A fare da contraltare al tripudio di carni abbronzate e depilate e bicipiti ipetrofici arriva il camion del BearPride, gli "orsi", gli omosessuali che si piacciono ciccioni e pelosi, uno con le mani si batte il ritmo sul pancione nudo, un altro sembra Hemingway però vestito da hawaiana. Sul camion del Torino Pride una finta coppia di sposi (lui e lei) saluta la folla, la "Sinistra critica anticapitalista femminista ecologista" s'avanza con un cartello con una foto di Prodi, Bush e Ratzinger e la scritta "Il triangolo no, non l'avevo considerato".
Il corteo sfila per circa tre ore, si ferma spesso, la strada verso piazza San Giovanni è stracolma, la signora che ha portato suo figlio a guardare ha fatto amicizia con un'altra curiosa, le racconta che il primo gay che ha conosciuto è stato il suo dentista, "avevo dodici, tredici anni, dovevo fare un intervento doloroso e lui fu tanto sensibile, delicato, rese tutto più semplice, per questo capii che era diverso...".
(16 giugno 2007)