28 DAYS LATER!

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sKyLe
00martedì 17 giugno 2003 12:52
...un film da vedere e non da perdere secondo me. E' interessante vedere quali analogie si carpiscono in questa pellicola
Dannny Boyle, il regista di Trainspotting, torna a lavorare con Alex Garland, lo sceneggiatore di The Beach e, per la prima volta nella sua carriera, affronta il filone della fantascienza dai forti connotati di denuncia sociale.
28 giorni dopo, il suo nuovo film, è ambientato in una Londra evacuata a causa di un'epidemia scatenata da un virus, soprannominato "Rage" (furia) per la sua terrificante virulenza, coltivato in un laboratorio dove in segreto si esercitano condizionamenti psico-genetici su scimmie. La situazione finisce fuori controllo quando un gruppo di attivisti animalisti irrompe nel laboratorio e libera le scimmie. I riferimenti vanno da Arancia Meccanica a Virus letale, per citare solo due titoli della ricchissima produzione letteraria e cinematografica su questo tema.
Quanto alla trama, tutto comincia quando il protagonista, dopo un incidente stradale, si risveglia dopo 28 giorni di coma e trova l’ospedale deserto. Scoprirà ben presto che l’intera Londra è stata evacuata a causa di un’epidemia. Auto abbandonate, desolazione e distruzione ovunque. Sono gli effetti del virus “Rage” che si trasmette attraverso il contatto di sangue e trasforma ogni contagiato in un folle omicida. In breve tempo l'epidemia si propaga fino a mettere in discussione l'esistenza stessa del genere umano, mentre le città sono invase da orde di zombi in cerca di carne fresca.
Secondo i canoni più collaudati di genere, nella sua lotta per la sopravvivenza che diventa poi sfida per salvare il mondo, il protagonista viene affiancato da un manipolo di eroi per caso: questa volta si tratta di una donna e di un padre con sua figlia. L'obiettivo finale è una base militare. Ma per raggiungerla bisogna sfidare gli zombie assetati di sangue che si aggirano per le strade di Londra.
C'è un inquietante legame con la più drammatica attualità in 28 giorni dopo: quando Danny Boyle pensò di girare questa storia, nessuno ancora pensava alla Sars, il morbo aggressore figlio della globalizzazione per il quale ancora non si è trovato un rimedio efficace. L'uomo, già minacciato da un conflitto globale contro un nemico sfuggente, si trova ad affrontare la guerra endemica delle sue difese immunitarie contro bacilli, batteri, o virus piccolissimi che, come i più feroci colonizzatori, si servono delle nostre cellule per riprodursi.
Volendo restare sul terreno delle analogie, non si può non notare che di fronte all'arroganza degli Stati Uniti di Bush, la "democraticità" di un virus che gira il mondo sia con l'emigrante sia con il manager, che trasforma le capitali dell'occidente in "lebbrosari del Terzo mondo", che paralizza la grande economia ma anche le più comuni relazioni quotidiane. Ciò che si è prefigurata non è una catastrofe localizzata, ma la desertificazione dello spazio e l'arresto del tempo; la fine di ogni contatto umano e quindi della vita. L'aggressore si sta rivelando più prossimo di quanto ci si poteva immaginare, radicato dentro di noi, forse lì da sempre e pronto a riattivarsi per fatti contingenti. È questa consapevolezza che dà alla paura un risvolto profondo e un'inedita estensione: le difese tradizionali - espellere, erigere confini - sembrano destinate allo stesso insuccesso che incontrano le guerre tecnologiche come mezzi per estirpare il terrorismo.
deep...
00martedì 17 giugno 2003 13:08
Ottimo film, veramente ben fatto. Comunque i soggetti colpiti dal virus non sono zombie (in quanto non sono morti), ma "semplici" malati. Una menzione particolare per quanto concerne le musiche, davvero molto belle e perfettamente adatte a sottolineare le atmosfere angoscianti della pellicola.
lunina
00domenica 22 giugno 2003 17:04
dovrei andare a vederlo al + presto[SM=x39956]
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