Callas Forever

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Petshop238
00mercoledì 23 ottobre 2002 10:50
Qualche giorno fa sono andato a vedere questo film, dopo aver letto delle recensioni non proprio positive.
Dunque… il film parte da una descrizione della Callas nei suoi ultimi mesi di vita. Siamo nel 1977, la diva è sola, depressa, chiusa in casa, imbottita di psicofarmaci e piena di rabbia per l’esito dell’ultima deludente tournèe in Giappone. A questo si aggiungono i rimpianti per la voce che non è più quella di un tempo e soprattutto per la morte del suo grande amore Aristotele Onassis (avvenuta due anni prima), che lei aveva continuato ad amare nonostante il matrimonio di lui con Jacqueline Kennedy.
Da questa situazione, reale, il regista sviluppa una storia di fantasia: immagina che un impresario, amico di Maria Callas, le proponga una versione cinematografica della “Carmen” di Bizet in cui lei canti praticamente “in playback”, sulla base di registrazioni incise da lei stessa anni prima, per sopperire alla mancanza della voce.
Maria in un primo momento butta fuori di casa l’impresario in malo modo, poi ci ripensa e, alla fine, accetta.
Si butta nelle riprese della “Carmen” e ritrova entusiasmo ed energie al punto che decide, una volta terminato il film, di voler riprendere ad esercitarsi e studiare per tornare sulle scene con una nuova versione della “Tosca”, con la sua voce “attuale”. Il suo amico impresario è perplesso, ma non riesce a dirle di no. Ma, purtroppo, i loro progetti sono destinati a scontrarsi con il secco rifiuto di produttori e finanziatori, che non si sentono di rischiare i loro capitali per un’operazione che potrebbe rivelarsi un fiasco colossale, convinti che oramai Maria abbia perso la sua magica voce per sempre.
A questo punto la diva tentenna sulla versione cinematografica della “Carmen”, che ha ultimato: non vuole che l’ultima cosa che il pubblico ricordi di lei sia un inganno, convinta che prima o poi si verrebbe a sapere del “trucco” del playback.
Quindi chiede all’impresario di distruggere la “Carmen” e questi, per amore e per rispetto di Maria, decide di accontentarla pur sapendo che ci rimetterà un bel po’ di soldi.
Il film si chiude con l’emblematica scena di Maria che cammina per un’elegante strada di Parigi in mezzo all’indifferenza della gente, sola eppure fiera.

Fin qui la storia… ma veniamo alle perplessità.
La prima, la più grande… ma perché è stata immaginata una situazione di fantasia? Forse perché i “veri” ultimi mesi della diva sono stati così tristi che era meglio non raccontarli?
E poi… il film ha un che di superficiale, come se molti aspetti non fossero stati volutamente approfonditi, la psicologia dei personaggi è accennata in modo veloce e distratto. Peggio di un film TV… Dopo la prima mezz’ora subentra una specie di torpore, in cui le uniche note che spiccano sono la straordinaria interpretazione della grande Fanny Ardant e quella dell’altrettanto grande Jeremy Irons.
Altro particolare fastidioso: a me Zeffirelli è sempre stato descritto come un regista molto attento ai dettagli e minuzioso nelle sue ricostruzioni… ma nelle scene girate per strada si vedono chiaramente una “Punto”, una Citroen “Saxo” ed altre auto che nel 1977 (anno in cui è ambientato il film) erano ancora molto al di là da venire, senza contare che l’abbigliamento di molti dei personaggi è decisamente “odierno” e l’aeroporto di Orly è quello che vediamo oggi. Mancava solo che da un momento all’altro la Callas tirasse fuori il telefonino dalla borsetta…

P.S. fate tornare Garko in mezzo alle shampiste, per favore!!!

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