Cose di questo mondo (In this world)

(di Micheal Winterbottom)

Afghani, rifugiati in Pakistan per via della guerra nel loro Paese, il giovane Jamal e il suo amico Enayat decidono di partire per Londra in cerca di lavoro, di fortuna e di tranquillità.
Armati di grinta e di un inglese stentato, i due affrontano l'epico viaggio con qualsiasi mezzo disponibile, dalle jeep alle navi da carico, rischiando spesso di finire arrestati o peggio.
Grandiosi panorami desertici e desolate cittadine mediorientali fanno da sfondo ad un viaggio che i due affrontano con una fermezza rassegnata più che disperata, eroi sporchi e stanchi votati al sacrificio, non primi nè ultimi tra la loro gente.
Enayal morirà durante la lunga e asfissiante traversata del Mediterraneo a bordo di un cargo Turco, e Jamal giungerà solo e piangente in una Trieste solare e indifferente, così bella e così estranea, molto diversa dall'eldorado vagheggiato in partenza.
Tra lavori casuali e piccoli furti, il giovane giunge sulla costa atlantica francese, dove quasi per caso trova un momento di svago con alcuni compatrioti, una partita di calcetto che solo per un momento mi ha ricordato le ultime scene di Germaniannozero.
Giunto poi a Londra, andrà incontro ad un destino comune a molti suoi conterranei.
Viaggio di speranze disilluse, di desideri infranti forse già in partenza, in un silenzio docile ed errabondo che funge da unica colonna sonora, eco massacrante di mille voci di coscienza. L'emigrazione dal punto di vista degli emigranti, l'Europa non più familiare ma ostile e aliena, fredda ed immemore.
Sentire la gente parlare in Italiano, ad un certo punto del film, è sconvolgente. Gli alieni siamo noi, i diversi siamo noi.

Orso d'oro a Berlino.
In questo periodo tutto ciò che arriva dal medioriente passa per un capolavoro, forse si esagera anche in questo caso. Un bel film, comunque, e assolutamente da vedere, questo sì.

non credo proprio si esageri...