Moore, appello all'Europa
NEW YORK - Michael Moore non ha dimenticato l'entusiasmo con cui Farhenheit 9/11 è stato accolto al Festival di Cannes ed è felice al pensiero che il film uscirà in Italia in concomitanza della Convention repubblicana. Contesta chi ha scritto che la standing ovation di venti minuti che gli è stata tributata a Cannes sia da attribuire ad un pubblico che "non vedeva l'ora di dimostrare il proprio disprezzo per gli Stati Uniti" (è quanto ha scritto David Denby sul "New Yorker") ed invece enfatizza l'idea di un'America diversa, che si oppone frontalmente a Bush e che trova in Europa una affinità di ideali. "
Esiste una Europa dalla quale tutti noi dobbiamo imparare", racconta mentre sbircia con gli occhi le bozze dei suoi prossimi due libri "
e che credo che oggi, finalmente, stia rialzando la testa. Io parlo a cittadini di ogni altra parte del mondo che ancora credono in ideali che prescindono dal culto del potere e del denaro. Che ancora credono nella forza di opporsi e utilizzano ogni mezzo per fermare una barbarie travestita da rispettabilità ed una arroganza che da quando si è affermata ha procurato soltanto morte, povertà e dolore".
Il suo film mescola immagini tragiche a momenti assolutamente scherzosi. Non le sembra irrispettoso?
"Il mio intento non è certamente quello di mancare di rispetto a chi soffre. Anzi, spero che faccia riflettere sul fatto che tutti noi assorbiamo immagini ed emozioni contrastanti, con un effetto anestetico. Inoltre ritengo che anche di fronte alla tragedie più grandi sia giusto saper cogliere gli elementi più paradossali, e sfido chiunque a dire che il mio messaggio non sia assolutamente chiaro".
Ma non le sembra che mostrare Paul Wolfowitz che si aggiusta i capelli con la saliva appartenga ad un umorismo di bassa lega?
"Credo che sia importante far vedere l'oscenità del potere e ricordare che il re è sempre nudo".
Come definirebbe "Farhenheit 9/11": un documentario, un film o altro?
"Rifiuto le catalogazioni e le definizioni. Cerco di realizzare qualcosa di nuovo e provocatorio che riporti il pubblico al cinema. E non mi riferisco solo al pubblico che si riconosce vicino alle mie idee: sono consapevole del fatto che il cinquanta per cento della popolazione americana non si reca mai in una sala cinematografica, e conosco bene le potenzialità politiche del cinema".
Sta dicendo che il suo è un cinema di propaganda?
"Le rispondo ripetendo che rifiuto le catalogazioni".
Che reazione si attende dall'uscita italiana del film?
"Non vedo grandi differenze tra lo stato del mio paese ed il vostro. Lo spettatore può sostituire facilmente Bush con Berlusconi".
Non le sembra una semplificazione? Peraltro lei accusa Bush di avere dei rapporti di affari con la famiglia di Bin Laden...
"Questo in effetti non si può imputare a Berlusconi, ma francamente è tra le poche cose in cui vedo una differenza sostanziale nella concezione della politica, nella rozzezza culturale e nella commistione tra affari e potere".
Si parla di un suo progetto sui "Twin B": Berlusconi e Blair.
"Mi sono limitato a dire che auspico un film di questo tipo da parte di registi italiani e inglesi. Credo che anche l'Italia e la Gran Bretagna abbiano la necessità di operazioni simili, e progetti del genere avrebbero in me il primo fan".
Il suo prossimo film affronterà il tema della salute.
"E' una delle piaghe del mio paese, e ne hanno una grande responsabilità anche i democratici, a cominciare da Hillary Clinton, che fece una battaglia per una riforma radicale per poi lasciare il campo alla reazione della destra più conservatrice. La verità amara è che in America non esiste una vera opposizione, ma anche in questo caso ho paura di dire qualcosa che le suonerà familiare".
In questi giorni sta preparando il dvd di "Farhenheit 9/11", la cui uscita è prevista in occasione delle elezioni presidenziali.
"Non ho mai nascosto che il mio film è uno strumento di battaglia politica per evitare l'incubo di una nuova presidenza Bush. Oltre al film ci sarà una versione più lunga della deposizione di Condoleezza Rice alla commissione sugli attacchi terroristici, alcuni discorsi di Bush, molte scene dei massacri in Iraq, e la testimonianza di arabi americani che hanno subito maltrattamenti dopo l'11 settembre