George Orwell.

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loveme
00venerdì 25 gennaio 2002 10:24
La fattoria degi animali,1984,Fiorirà l'aspidistra...qualcuno li ha letti?
Cosa ne pensate?
Faccio questa domanda perchè Orwell è uno dei miei autori preferiti.
Geniale,direi.[SM=x39854]

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"Nella vita esistono due tragedie.La prima è la mancata realizzazione di un intimo desiderio,la seconda è la sua realizzazione."
marlowe
00sabato 26 gennaio 2002 00:57
Devo la conoscenza e la lettura di Orwell a mio padre. Fu lui che, quando ero più o meno un adolescente, mi mise in mano un libro di Orwell. Non era, però, "La fattoria degli animali" e nemmeno "1984" che avrei letto più tardi. Si trattava di "Omaggio alla Catalogna". Una cronaca imparziale e straziante della guerra di Spagna, vissuta da Orwell in prima persona come volontario delle Brigate internazionali. Straordinario reportage dal fronte (tutti i giornalisti di guerra dovrebbero impararselo a memoria, a cominciare dalla Signora Fallaci); e poi inno d'amore per la Catalogna, canto funebre per tutte le fraternità violate, testimonianza amara sul fratricidio - squallido e feroce - della sinistra europea di allora, diagnosi senza rassegnazione sulla vittoria del nazi-fascismo, profezia cupa e veridica degli orrori comunisti che sarebbero seguiti.
E' il libro che mi ha insegnato a non essere mai ideologico nei giudizi, quanto meno a provarci.
L'avere vissuto in paesi governati da regimi totalitari mi ha dimostrato che Orwell ne aveva compreso con largo anticipo i meccanismi: per impossessarsi e per gestire il potere non servono più le polizie segrete, i carri armati, il terrore. Basta il controllo dei mezzi di comunicazione di massa.
L'avere invece vissuto in regimi democratici, e il vivere adesso in Italia, mi fa apprezzare ancora di più Orwell, sia pure con una certa inquietudine, per la lucidità con cui denuncia il rischio al quale la libertà è sempre esposta: la rinuncia degli individui a pensare in proprio, la loro colpevole resa di comodo, la autosvendita servile per lasciarsi pensare possedere vezzeggiare compiacere e, naturalmente, sfruttare dal potere.
Orwell morì a quarantasei anni, poverissimo, consumato forse ancor di più dal dolore che le miserie umane gli procuravano che dalla tisi. Fu sempre di una intransigenza leggendaria. "E' un uomo che non riesce nemmeno a soffiarsi il naso senza pronunciare un giudizio morale sull'industria del fazzoletto", dissero di lui. Magari fosse ancora qui fra noi a svegliarci, con i suoi indignati starnuti, dalle nostre accidiose sonnolenze. Lui che è stato davvero, ed è ancora, un "fratello" (senza, per carità, l'aggettivo grande che gli farebbe orrore) per tutti gli uomini di buona volontà.
Credo di dovere a Orwell, quanto a mio padre, quella che è la mia coscienza civile, i miei valori di laico, di repubblicano e di socialista da sempre senza partito.
Colgo questa occasione per rendere omaggio a entrambi.
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Saluti
Marlowe
loveme
00sabato 26 gennaio 2002 11:45
Aggiungo una cosa che mi ha colpito in Orwell.
Il senso dell'umorismo,o meglio il sarcasmo,l'ironia con la quale critica determinate situazioni.
Questo sopratutto in "Fiorirà l'aspidistra".
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"Nella vita esistono due tragedie.La prima è la mancata realizzazione di un intimo desiderio,la seconda è la sua realizzazione."
marlowe
00sabato 26 gennaio 2002 15:30
Hai molto acutamente ragione, loveme. L'ironia, il sarcasmo di Orwell sono una frustata sulle natiche di tutte le cattive coscienze. Penso in particolare all'appendice sulla neolingua in "1984".
Aggiungo un altro paio di considerazioni, per il rapporto molto intenso, di ragione e di passione, che mi lega a questo scrittore.
La prima è sulla delicatezza, la grazia e il pudore con cui Orwell racconta l'amore. Il suo ingenuo e stupefatto e ammaliato e tenerissimo arrendersi alla creatura femminile: il che la dice lunga su un uomo che fu più volte accusato di essere tutto cervello e niente cuore.
Un'altra è sul fatto che in Italia un intellettuale-scrittore come Orwell non c'è mai stato e non c'è.
L'unico forse che gli si può avvicinare è Ignazio Silone. Ma Silone fu un dirigente del partito comunista ai tempi di Togliatti e di Stalin e le mani, in qualche misura, se le sporcò sicuramente. Su Silone poi, dopo la sua abiura al comunismo, si sono allungate molte ombre e qualche zona di ambiguità permane, il che nulla toglie alla straordinaria portata di libri come "Fontamara" e "Uscita di sicurezza". Orwell, invece, è limpido e adamantino come un ghiacciao himalayano: basta guardarlo da lontano per sentirsi investire di luce.
Altri intellettuali italiani come Pavese, Vittorini, Carlo Levi, Calvino ecc. erano troppo ripiegati sulla propria condizione individuale, sui propri malesseri esistenziali, per accorgersi, se non in modo narcisistico, degli altri: tutti fungibili spettatori, tutte comparse ridotte a specchio compiacente per la fatidica domanda sul più bello del reame; e se mi dici che non sono io, ti spezzo le reni, ti denuncio, ti emargino. E guai a chi si azzardasse...
Pasolini è stato soprattutto un (pessimo) esteta, un cattivo scrittore, un cineasta da dimenticare, un maestro di putrefazione e tuttavia, del tutto involontariamente, è riuscito ad essere il nostro più grande poeta contemporaneo. Gli è toccato, per una beffarda ironia degli dei, lo stesso destino di D'Annunzio.
Di tanti altri, per carità madro-tereso-calcuttica, è meglio non parlare.
Due eccezioni però le abbiamo, e sono due orwelliani di altissima levatura. Ma si tratta di due disturbatori.
Leonardo Sciascia che, finalmente, siamo riusciti a rimuovere, a far dimenticare e a confinare nel disertato cimitero di Racalmuto (vedere per credere).
Primo Levi che, ebreo e suicida, è - scientificamente provato - di razza inferiore. Dunque, non conta.

Per concludere, ma se ti fa piacere possiamo anche continuare, una citazione da "1984":
"Ogni documento è stato distrutto o falsificato, ogni libro è stato riscritto, ogni quadro è stato ridipinto, ogni statua, ogni strada, ogni edificio hanno avuto mutato il nome, ogni data è stata alterata. E questo processo va avanti giorno per giorno, minuto per minuto. La storia si è fermata. Non esiste nulla se non un presente senza fine..."
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Saluti
Marlowe
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