I Doors ci riprovano ma il mito è un'altra cosa

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piadina°
00lunedì 12 luglio 2004 10:55


LONDRA - "I woke this morning and I got myself a beer". Tum-tum-tum... È la formula magica del rock che apre le porte del tempo: i Doors sono tornati, nell'ennesimo tentativo di far risorgere dalle ceneri una delle storie più amate del grande mito del rock. Nessuna icona ha mai avuto la stessa potenza di Jim Morrison, incarnazione perfetta di tutto quello che il rock è stato nella sua stagione primigenia: la bellezza, il talento, la ricerca, la sfida, la poesia, la droga, la morte.

Ancora oggi i Doors sono il simbolo dell'America sospesa tra il Vietnam e il futuro, pochi gruppi hanno avuto un'influenza così profonda sulle nuove generazioni e soprattutto, pochi hanno potuto contare su una figura come Jim Morrison, ucciso dai suoi eccessi per entrare in quella sorta di limbo riservato agli eroi maledetti dove ciascuno ha persino il diritto di credere che sotto la lapide del cimitero di Parigi non ci siano i resti del "re lucertola" che come Elvis, sarebbe ancora in giro per il mondo.

Per questo sembrava impossibile resuscitare i Doors: Ray Manzarek, alter ego musicale di Morrison e produttore in proprio di un certo successo, in passato aveva fatto qualche tentativo. Ora insieme a Robbie Krieger ha lanciato la sfida al XXI secolo, come recita la sigla di questo tour che l'altra sera ha fatto tappa a Londra alla Wembley Arena. Il compito immane di prendere il posto di Jim Morrison è stato affidato a Ian Astbury, ex cantante dei Cult. La sua voce somiglia in modo impressionante a quella originale, anche nel fisico c'è questo tentativo e quando inizia il concerto ha perfino i celebri occhiali da sole a goccia.

La ritmica è formata da session men, John Densmore è rimasto a casa. Il vero leader è Manzarek. E' lui il custode del suono dei Doors: il suo organo, con tanto di "effetto Leslie" ha conservato l'identico sound di un tempo. Robbie Krieger è persino migliorato rispetto agli anni eroici. La loro è un'operazione filologica: il palco è dominato da un mega-schermo dove scorrono le immagini che raccontano la storia degli anni di Venice e del Whysky a Go-Go fino a oggi.

Manzarek è prontissimo a sfruttare le notizie sui dossier dall'Iraq per lanciare slogan contro Bush e Blair. Tutto sembra insomma ricostruire l'atmosfera di un tempo. Ma Asbury sembra comprensibilmente schiacciato dal ruolo di vice-Morrison e così quei brani leggendari conservano intatta la loro veste ma, come in un museo, perdono la loro incredibile forza sciamanica quasi a rimarcare quanto difficile sia per il rock diventare storia.

All'uscita un episodio esilarante aiuta a capire meglio il senso di questo ragionamento: una giovane coppia aspetta qualcuno all'uscita. Lei è bellissima, in minigonna insieme col suo ragazzo e un'amica aspettano il papà di lui. Quando arriva, la ragazza è emozionatissima, fa le presentazioni e poi con un sorriso orgoglioso rivolto al suo futuro suocero, dice: "Te ne avevo parlato, lui Jim Morrison l'ha conosciuto".



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