I Duellanti - di Ridley Scott (1977)

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
wsim
00mercoledì 1 febbraio 2006 09:12
I Duellanti (The duellists) – Di Ridley Scott - 1977

Oggi vi parlerò del film “I duellanti”, primo film (1977) del regista Ridley Scott.
Lo farò per due motivi:
1) perché è uno dei miei film preferiti - cosa di cui magari vi importa poco, [SM=x39897] per cui passo alla:
2) perché va in onda stanotte su Rai1 alle 2.25, orario infame per vederlo, ma non per registrarlo
(con l’avvertenza importante che Rai1 e Rai2 sono scandalose nel rispetto degli orari di programmazione notturna, mi è capitato che un film iniziasse anche 50 minuti dopo l’orario previsto, per cui siete avvertiti: se volete registrarlo, tenetevi larghi…).
Chiuso il preambolo, veniamo al film…

La trama del film è la storia di un duello tra due ufficiali dell’esercito di Napoleone che si sviluppa a fasi alterne lungo l’intero arco delle campagne napoleoniche che insanguinarono l’Europa agli inizi dell’800, duello che avrà termine soltanto dopo la caduta di Napoleone, in piena Restaurazione.
I due ufficiali protagonisti, entrambi del corpo degli Ussari, sono l’aristocratico, elegante e romantico tenente Armand D’Hubert (l’attore Keith Carradine) e il sanguigno, proletario e rodomonte tenente Gabriel Féraud (Harvey Keitel). Nella Strasburgo dell’anno 1800 Féraud, ritenendosi offeso da D’Hubert per una futilissima questione, lo sfida a duello, e D’Hubert, dovendo obbedire suo malgrado al codice d’onore, non può rifiutarsi.
Lo scontro si concluderà con un nulla di fatto, ed in seguito D’Hubert si vedrà costretto ad affrontare più volte il turbolento avversario, man mano che le campagne napoleoniche faranno ritrovare i due nel corso degli anni, dando loro occasione di ripetere quel duello eterno e insensato, mentre entrambi scalano tutti i gradi della gerarchia militare fino a quello di generale.
In parallelo, sia pure condizionato dal reciproco astio, in D’Hubert si sviluppa un rapporto di misterioso rispetto verso il suo antagonista, diventato un implacabile e ingombrante alter-ego la cui nefasta ombra sovrasta la vita e gli affetti femminili di D’Hubert, anche dopo la sua ricerca di pace tra le braccia di una giovane sposa in una famiglia della vecchia aristocrazia.
Il film vive quindi di questo curioso incontro-scontro tra due destini differenti (ben diverso sarà quello di Féraud da quello di D’Hubert, al termine dei conflitti), ma si ricorda anche per la perfezione scenografica, per lo splendore estetico e raffinatissimo della fotografia e dei paesaggi coadiuvato da un uso sapiente della luce (si sente l’influenza del “Barry Lyndon” kubrickiano, di poco anteriore), per il magnetismo irresistibile delle splendide divise e della tradizione cavalleresca che i due perseguono, nonostante i tempi già allora l’avessero seppellita da tempo (emblematico in proposito l’incontro di D’Hubert con il ministro Fouchè, un personaggio storico opportunista e spregevole, che potremmo definire il principe dei voltagabbana, ed emblematico anche il finale del film).
Ma guardandolo si può riflettere anche su altro: l’irrazionalità della natura umana, il disagio dell’umiliazione, l’insensatezza della guerra della quale in fondo il duello tra i due è metafora, la necessità di dare un senso qualunque, anche controverso, alla propria esistenza.

Il film (che a mio avviso resta il più bello diretto da Ridley Scott), vinse il premio come miglior opera prima al festival di Cannes del 1977. Per chi fosse interessato, è tratto da un romanzo breve di Joseph Conrad, (Il duello) al quale è abbastanza aderente.
Sul piano personale, posso dire che è uno di quei film che mi sono rimasti dentro. Non chiedetemi di spiegarne il perché, ma da quando l’ho visto per la prima volta ho sentito una misteriosa attrazione verso quelle splendide immagini, e verso quel selvaggio e contrastato rapporto di sentimenti tra i due protagonisti. Oserei dire che trovo il film di una bellezza dolorosa, da capolavoro, ed è uno di quei film che rivedo periodicamente con affetto.

In quanto al regista, pare ormai che Ridley Scott, dopo averci lasciato questo ed altri film memorabili (Alien e Blade Runner) sia rimasto invischiato nel girone infernale dei blockbuster hollywoodiani, tanto spettacolari quanto vuoti, dal quale credo sarà difficile liberarsi, proprio come (ironia della sorte) accade in questo film a D’Hubert con il rivale Féraud. Ma così è la vita.


Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:58.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com