L'annuncio della cantante colpita da un tumore
ha provocato un'impennata di richieste di esami preventivi
Cancro al seno, "effetto Kylie"
in Australia boom di mammografie
Secondo il Medical Journal è stata una vicenda educativa
Kylie Minogue
SYDNEY - Il caso della popstar Kylie Minogue, colpita da tumore al seno, ha provocato un'impennata senza precedenti nel numero di donne che si sono sottoposte a esami di prevenzione. Un vero e proprio "effetto Kylie" che, almeno in questo caso, non può che avere effetti positivi sulla salute delle australiane. Il merito va alla copertura da parte dei media della diagnosi e dell'operazione subita da Kylie Minogue, lo scorso maggio.
Una ricerca pubblicata oggi dal Medical Journal of Australia rivela che nella settimana dopo l'annuncio della diagnosi della cantante - che si trovava con i genitori a Melbourne, dove era tornata per un'attesa tournée che poi dovette annullare - vi è stato un aumento di oltre il 100 per cento negli appuntamenti per mammografie di donne nella gamma di età a rischio, fra 40 e 69 anni, che non si erano mai sottoposte prima a screening del seno. Nell'insieme, il numero di appuntamenti è aumentato del 40 per cento.
Il professore di salute pubblica dell'università di Sydney, Simon Chapman, che ha guidato lo studio, scrive che la copertura dei media è stata degna di nota per la maniera in cui ha rappresentato Kylie Minogue come "una di noi, quasi come un'amica che tutti vorremmo sostenere e veder guarire dalla malattia".
Nel caso della cantante australiana i media hanno dato largo spazio non solo alla vicenda, ma anche a notizie sul tumore al seno: secondo lo studio, in Australia gli articoli dedicati a questa neoplasia sono aumentati di 20 volte rispetto alla media. In moltissimi casi, poi, si evidenziava l'importanza di una diagnosi precoce e il fatto che anche le giovani donne possono ammalarsi.
Chapman scrive che la vicenda in generale "è stata trattata molto bene" nei media, con articoli che mettevano in luce il fatto che anche persone celebri e donne sotto i 40 anni possono contrarre la malattia. E aggiunge che l'impatto è stato tale che, chi si occupa di altre malattie, dovrebbe sviluppare delle strategie per rispondere alla copertura mediatica di persone celebri che si ammalano.
Insomma, secondo i medici l'impatto sul pubblico di notizie sulla salute delle star potrebbe influire positivamente in campagne di prevenzione.
(8 agosto 2005)
Rep