La storia di Ian, lo "stones" licenziato

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piadina°
00lunedì 28 giugno 2004 21:11

Un libro rilancia il caso di Stewart, che aveva contribuito a formare la band ma è stato «allontanato perché non era bello»
Nella storia delle grandi band di rock e di pop, c’è, a un certo punto, una figura che viene sacrificata sull’altare del successo degli altri. Nei Beatles toccò al batterista Pete Best, negli Stones fu cacciato, mentre la band era già in fase di decollo e senza tanti complimenti, il tastierista Ian Stewart. Non era bello come gli altri.

Fu degradato ad aiutante di palco. In entrambi i casi il «boia» è il manager del gruppo: nei Beatles Brian Epstein, negli Stones Andrew Loog Oldham. «Avevamo da poco inciso la prima versione di "Love me do" - ricorda Best - Ricevetti una telefonata da Brian Epstein, il manager del gruppo. Mi disse che John, Paul e George non mi consideravano un buon batterista e che sarei stato sostituito da Ringo Starr». L’epurato degli Stones Ian Stewart, in arte Stu, non può dare oggi la sua versione, per il semplice fatto che è morto nel 1985.

Periodicamente questi artisti «sacrificati» sono oggetto di revisioni storiche. L’ultima riguarda appunto «Stu», al quale il prossimo numero del mensile Rolling Stone (editore Square, in edicola dal 29 giugno 2004) dedica un ampio servizio di Benedetta Rossi, realizzato partendo da «Stu»: il volume della Out-Take stampato in 950 copie e acquistabile solo su www.out-take.co.uk , in copie personalizzate, ciascuna leggermente diversa dall’altra.

In copertina «S T U» ovvero tre lettere, stampate su pelle nera, per un libro dedicato a un ragazzo che suonava il blues come un vecchio nero cresciuto a New Orleans. Un ragazzo di origini scozzesi, con gli occhi blu. Che, con naturalezza, mise assieme la più grande rock band del mondo, fondendo il polistrumentismo di Jones con la ritmica di Watts e la voce più sexy d’Inghilterra (Jagger).

Il «milite ignoto» Ian Stewart nasce in una fattoria chiamata Kirklatch, a Pittenween, East Neuk of Fife, Scozia, il 18 luglio del 1938. Il padre John Alexander è architetto per l’esercito, e la madre, Annie, è una perfetta casalinga scozzese. La famiglia Stewart si trasferisce al sud per lavoro. Ian inizia a suonare il piano già da piccolo, a 19 anni trova un posto come pianista al jazz club Queen Vic di North Cheam.

Stu si trasferisce con l’amico Glyn Johns, (col quale milita nel gruppo The Presidents) a Cheam, in un appartamentino da 20 ghinee alla settimana. Grazie ai Presidents, Stu incontra i Rollin’ Stones, una band semisconosciuta a quei tempi composta da Mick Jagger, Keith Richards e Brian Jones, con la quale divide il palco nello stesso locale.

Stu intuisce che i ragazzi sono bravi, ma in quel momento privi di bassista e batterista. Keith, Mick e Brian sono dei dilettanti. Lui li mette in contatto con musicisti veri e sale di incisione attrezzate. Stu fa anche il tesoriere. E porta nel gruppo il riservato batterista jazz Charlie Watts. Non solo: scova anche un certo Bill Wyman. Stu lo sceglie perché Bill è uno serio, maturo. Ha già un lavoro, moglie, figli. Di lui ci si può fidare.

La strana architettura del gruppo, soprattutto la sezione ritmica, discende direttamente da Ian Stewart. Keith Richards così ricorda Stu: «Suonava del blues, e dal modo in cui maneggiava quel piano, ti saresti aspettato un gattaccio nero con sigaro, rughe e cappello. Era fantastico perché anteponeva la musica a se stesso. Sempre in braghette corte e T Shirt aperta sul petto».

Stu era il guardiano del camion rosa, si occupava della strumentazione, e, a fine concerto riusciva a portare la band a casa. Sana e salva. Poi arrivò Andrew Loog Oldham, il manager. L’uomo che segnò la svolta degli Stones. Colui che col suo intuito profetico (e spietato) aveva capito le nuove regole del marketing e della comunicazione, e sapeva di poter fare del business sulla bellezza e sull’immagine ribelle del gruppo. Oldham aveva deciso.

«Con quel lungo mento, il corpo massiccio e il look da provinciale, Stu era troppo diverso dagli altri. Bill poteva starci, per il silenzio distaccato e per la figura filiforme, Charlie era lo spirito jazz, apportava classe e raffinatezza. Mick, Brian e Keith erano l’incarnazione del tipo borghese-studente d’arte-ribelle-sexy che avrebbe fatto successo e raggiunto subito Ian Stla top ten. Nella mente di Oldham, un ex press agent già inserito negli ambienti che contano della swinging London, Stu non era previsto» scrive ancora Rolling Stone.

Loog Oldham, con una decisione di cui si assunse ogni responsabilità, nel ’63 rimosse Stu dalla front line. Fece dei Rollin’ Stones i Rolling Stones (perché «non si abbrevia una cosa in cui si crede davvero») e li ridusse a cinque. Non c’era bisogno di un pianista. Stu rimase a suonare sulle b-side, negli Ep. Ma non figurò più nelle foto stampa. Oldham lo fece sparire, mediaticamente, in un baleno.

Oggi Oldham ricorda che nessuna voce di protesta si levò dagli altri membri del gruppo. Stu, senza fiatare accettò la decisione, «Come un calcio in faccia», racconta Cynthia Dillane, per ironia della sorte assistente di Oldham e moglie di Stu, «non era vero che non voleva un pianista. Non lo voleva perché non era bello come gli altri».
Chrissie Shrimpton, Marianne Faithfull, Anita Pallenberg e Marsha Hunt, le ragazze della band ricordano Stu come un uomo affascinate, di grande classe, gentile e comprensivo (ma loro si concessero agli altri)...
Stu continuò a fare il road manager, il pianista, l’accordatore, il consigliere, il padre dei Rolling Stones. Ironia della sorte: Stu, che non assumeva droghe e nemmeno fumava o beveva (e recuperava Keith quando non rientrava da lunghe permanenze in bagno) se n’è andato per un infarto il 12 dicembre 1985
tom waits
00martedì 29 giugno 2004 01:12
era assai carino come Stewart ricordava Oldham tempo dopo:

Andrew Oldham? Se prendesse fuoco non mi prenderei il disturbo di pisciargli addosso.
piadina°
00martedì 29 giugno 2004 18:51
Re:

Scritto da: tom waits 29/06/2004 1.12
era assai carino come Stewart ricordava Oldham tempo dopo:

Andrew Oldham? Se prendesse fuoco non mi prenderei il disturbo di pisciargli addosso.



non aveva tutti i torti!!!
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