"Si vive una volta sola"
"Io sarei una donna azzardata, una madre snaturata. Una showgirl improvvisata, gamba alta e voluttuosa e appaio anche odiosa. Ma ogni donna ha un suo dolore"
Io sarei una donna sbagliata
Premetto che il mio primo contatto con questa meravigliosa hit l'ho avuta tramite cd: mi sono persa la (immagino) splendida esecuzione rigorosamente live a Buona Domenica, che mi avrebbe portato chissà quali ulteriori shock.
Cominciamo dalla confezione, un gioiellino. Loredana in posa e sguardo maliziosissimi, costumino rosa bagnato vedo-non vedo (per intenderci, sullo stile dei Capezzolo Contest) e inevitabile ammiccamento fraudolento dell'editore (settimanale Chi): TUTTO DA BALLARE. Più sotto troviamo le caratteristiche tecniche: "in due versioni, vocale e strumentale", il che ci fa già pregustare una Lecciso a cappella con coro di voci bianche.
E invece no, ahimè: due miserrime tracce, la versione canonica e la base strumentale ad uso karaoke, l'ascolto della quale (cosa a cui ci si può facilmente convincere dopo una manciata di aspirine) mette per altro in ancora maggior evidenza le già vistosissime peculiarità della musica:
- mancanza assoluta di esecutori in carne ed ossa (Lecciso esclusa, a cui però devono aver aggiunto un buon 98% di alta ingegneria del suono e uno o due camion di sintetizzatori vocali);
- uso smodato dell'eco e del riverbero, il quale, soprattutto nei pezzi in cui la voce è raddoppiata a coretto, crea degli stranissimi effetti di incespicamento (sembra quasi che il suono sia stato sincronizzato male)(anche se, insomma, potrebbe pure essere, chissà);
- sonorità tipicamente midi da computer a schede magnetiche per bambini sotto i dieci anni (Gioca anche tu al grande gioco dell'orchestrina!), in particolare nella trombetta finale;
- uso di suoni inesistenti in natura o quantomeno sul pianeta terra, come ad esempio una specie di "sguissshhh" lontano parente della frusta di Indiana Jones (più verosimilmente: la Lecciso che insegna il sado maso al suo nuovo partner) che ogni tanto dà qualche sferzata ritmica all'insieme.
Passando al testo, ho scoperto che è stato scritto dalla Lecciso insieme ad altri tre loschi individui (non so se vi rendete conto: ci sono volute ben QUATTRO cervelli per mettere insieme il capolavoro)(oltre, ovviamente, al cervello nascosto - in tutti i sensi - del demiurgo Costanzo, e fanno cinque), uno dei quali individui, che avrà oggi un centoqualcosaanni, è un certo Gianni Belfiore, alias il Mogol storico (nientemeno!) di Julio Iglesias.
E qui si capisce il motivo di tutto 'sto sapore e torpore latino-americano. Inoltre, è la Divina a volergli rendere omaggio fin all inizio: le prime parole del testo ("Io sarei una donna azzardata") vengono da lei pronunciate "Jò sarai una dona asardada" in un timido tentativo di imitazione dello spagnolo.
Il testo va decisamente in pappa nella seconda strofa, dove si rende evidente la fatica di gestazione. Si sentono, in rigoroso ordine cronologico: "cherdura" (in realtà: creatura); "ke he-splode (mancanza di sillabe risolta con una maldestra dialefe) e non dura, non dura, non dura, non dura (delirio di ripetizioni finali, pensando ad Albano)"; "essi ancora" ("e se ancora").
Infine, vorrei proporre al pubblico del Daveblog un ultimo, inquietante quesito: cos'è quella specie di
urlo di terrore
he si sente alla fine sulle parole "la mia vita adesso vola"?
tratto da: daveblog.net