Illustrissimo Babbo Natale,
non ricordo più quando Le ho scritto l'ultima volta e nemmeno ricordo più quali fossero i miei desideri di allora. Trenini? Schioppi? Album illustrati? Costruzioni? Torroni e panettoni?
Certo. Non ho nessuno motivo di pensare che i miei desideri fossero diversi da quelli di tutti i bambini del mondo, nati in una famiglia borghese. Ma, davvero, non ricordo.
Ho passato forse troppo tempo in luoghi dove il Natale non esisteva e il Capodanno cadeva in date assolutamente stravaganti. Dove si festeggiavano ricorrenze ed eventi che qui sono considerati, se non ridicoli, incomprensibili e inopportuni. Dove Babbo Natale era uno sbiadito ricordo di un mondo lontano.
Così gli anni sono rotolati via. Sono accadute tutte le cose che Lei conosce e tutto quello che ha spento ogni mia voglia di scriverLe.
Qualcosa ora sta cambiando. E io voglio dirLe che, se non sono proprio guarito dal mio mutismo e dalla mia tetraggine, sto migliorando. Anzi sono già molto migliorato. Ogni tanto riscopro persino vecchie, e certo alla mia età un po' ridicole, vocazioni goliardiche e giocose. Vado qualche volta anche alle partite di calcio. Le pare un buon segno? No, Lei sa molto bene che non era depressione. La depressione è un'altra cosa. Era, mi creda, solo stanchezza; una stanchezza davvero grande e sfibrante, una stanchezza con cui è stato difficile e a volte terribile convivere. Ma sto migliorando.
Comincio ad abituarmi a questo paese, e Lei sa bene quanto faccia ancora fatica a sentirlo di nuovo il mio paese. Però sono sulla buona strada.
Sorrido più spesso, soprattutto di me medesimo. Non posso dire di essere buono, ma certamente non sono malvagio. Ho, credo, una naturale predisposizione a rispettare il prossimo; ma possiedo ancora troppo poca umiltà per provare, nei suoi confronti, sentimenti di fraternità. Mi darò da fare.
Riesco un po' meglio, non solo a ricambiare certi affetti ma anche ad esprimermi, ancorchè in modo sicuramente maldestro, affettivamente.
Io Le chiedo, caro Babbo Natale, di ridarmi, voglia scusare il gioco di parole un po' infantile, il desiderio di avere dei desideri.
Ma non mi faccia assalire da desideri meschini, superficiali, egoisti, incontrollabili, imbecilli.
Mi mandi dei bei desideri. Di quelli che danno energia e ottimismo, e fanno sentire in pace con se stessi e utili agli altri. So che poi sarà affar mio realizzarli. E, per finire, caro Babbo Natale, mi mandi la lucidità per apprezzare il fatto che la vita, nonostante tutta la sua fragilità, è prodigiosamente viva.
Con rinnovata devozione e rispettosa osservanza
Paolo
PS. La prego di tenere nella massima considerazione anche la bellissima lettera dell'amico badaze.
________
Saluti
Marlowe
[Modificato da marlowe 13/12/2001 08:44]