Melinda e Melinda nuovo film di Woody ALLEN

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ghamoz
00domenica 19 settembre 2004 12:46
Riprendo da Repubblica:



SAN SEBASTIAN - Pubblico in piedi, applausi a non finire per Woody Allen e per Pedro Almodovar, arrivato giusto in tempo per consegnare al regista il prestigioso premio Donostia nella serata inaugurale del 52mo festival di San Sebastian (dal 17 al 25 settembre). "Ho sempre avuto grande sostegno dal pubblico spagnolo", dice Allen e "l'anteprima di Melinda e Melinda è il mio grazie".

Melinda e Melinda (uscirà in Italia il 22 dicembre), è un film a diversi livelli che si alternano, a partire dal dialogo in un caffè di New York, in cui due autori si esercitano a raccontare la stessa storia, quella di Melinda, con toni opposti, tragico l'uno, comico l'altro. Evocata nelle diverse situazioni, Melinda è la stessa attrice, Radha Mitchell, mentre cambiano gli altri interpreti, nel tragico c'è la coppia Chloe Sevigny e Johnny Lee Miller (Laurel e Lee), nel comico Will Ferrel e Amanda Peet sono Hobie e Susan.

In pantaloni cachi e camicia celeste a maniche lunghe arrotolate, rilassato e meno impacciato del solito, Woody Allen la mattina incontra la stampa. Sorride perfino ai fotografi, che sono riusciti a sorprenderlo in tenero atteggiamento con la moglie Soon Yi. Lo accompagnano le tre attrici, beate di aver lavorato con "l'uomo più sexy del mondo, ogni donna sogna un uomo che sa farla ridere", come dice la Mitchell, reagisce serio: "Dicono tutte così, ma solo in pubblico".

"La vita può essere commedia o tragedia, dipende dai punti di vista", è la frase di lancio del film. Il punto di vista di Woody Allen? "Io non vedo mai il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, è solo e sempre vuoto. Personalmente vedo tutto tragico, estremamente tragico. Come dice un personaggio del film, la vita è essenzialmente triste, ma non so se c'è più verità nella tragedia o nella commedia, so che la tragedia ti costringe a confrontarti con la realtà, la commedia è una fuga".


E lei continua a scrivere una commedia l'anno: per abitudine o per passione?
"Non è programmato, è che ogni volta si ripete la stessa cosa, scrivo, giro, curo l'edizione, poi, a film finito mi ritrovo a passeggiare per casa e ho subito voglia di fare un altro film. Se trovassi i soldi, girerei anche più di un film l'anno".

In Melinda ancora una volta lei gioca sulla coppia e l'infedeltà...
"La coppia eterna sarebbe l'ideale, ma ci vuole una forte dose di fortuna per restare insieme per sempre. Purtroppo non tutto dipende dai partner, gli interventi esterni e gli imprevisti sono fuori da ogni controllo".

Non dev'essere stato facile scrivere una storia con tanti livelli di racconto...
"Invece no, la scrittura è un momento fantastico, tutto mi sembra possibile e meraviglioso. La doccia fredda mi arriva quando vedo il film finito. Ogni volta mi chiedo che ho fatto e se riuscirò a sopravvivere al disastro".

Lei dice sempre che Manhattan è il set ideale. Eppure ora sta girando a Londra con Scarlett Johansson. Ha cambiato idea?
"No, ma gli inglesi mi danno una libertà creativa che, se l'ho trovata per Melinda, non c'era in America per il prossimo film. Chi metteva i soldi voleva anche controllare il cast e la storia. Non sopporto i businessmen che vogliono fare gli artisti".

San Sebastian le dedica una retrospettiva: c'è un film che le è più caro di altri?
"Ce ne sono diversi, ma il mio preferito è Mariti e mogli, è quello che risponde esattamente all'idea iniziale del film. In genere ho un'idea, poi tra scrittura e riprese riesco a rovinarla, tanto o poco ma la rovino sempre".

Negli Usa c'è la campagna elettorale: la vede come tragedia o commedia?
"Se Bush sarà rieletto sarà un'autentica tragedia. Bush persona è un tipo divertente, quando parla, non pensando che è il presidente, fa ridere molto: è l'esempio lampante di un grande comico in un contesto profondamente tragico".

Perché i suoi personaggi sono sempre ricchi o benestanti?
"Un mistero anche per me, che non sono nato ricco, sono cresciuto in povertà, i miei genitori lavoravano entrambi, conosco bene il mondo dei poveri, saprei raccontarlo. Eppure mi vengono solo idee sulla gente che frequento oggi, borghesi che stanno bene. Non so perché, forse i poveri hanno già troppi problemi per subire l'ironia".

Qualcuno la rimprovera di raccontare sempre la stessa storia...
"Eppure a me sembra che ogni volta sia una storia diversa, non vedo similitudini per esempio tra Mariti e mogli e Pallottole su Broadway. La similitudine è solo perché vengono dalla stessa persona. Dev'essere come il cibo cinese, c'è una grande varietà di piatti, ma in America per noi è sempre e solo la cucina cinese".

Non ha mai pensato a una storia che tocchi l'11 settembre?
"Non mi è mai venuta l'idea giusta, non sono interessato a storie politiche, mi interessano le persone e le persone a New York non sono cambiate, la gente va al cinema, al ristorante, a teatro, fa shopping, e anche se ci sono più controlli per la sicurezza non si sente uno stato di assedio, se mai è aumentata la paranoia nelle conversazioni, ma la vita di tutti i giorni non è cambiata".

Non si sente prigioniero delle sue storie, dei suoi personaggi?
"La gente mi identifica con quello dei film, ma non sono così. Chaplin o Clark Gable non erano come nei loro film e anch'io sono diverso. Se mai posso sentirmi prigioniero del personaggio, ma non come persona".



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