PARLA CON LEI (Hable con ella)

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marlowe
00sabato 25 gennaio 2003 23:56
Ho visto questo film soltanto adesso. Quando uscì, nonostante le critiche favorevoli, me ne ero tenuto lontano. Forse perché con altri suoi film Almodòvar mi aveva un po' irritato; forse (più probabile) perché il tema centrale - il coma - mi provocava un impulso vigliacco alla rimozione: non voglio vedere, non voglio sapere. Così il DVD che mi avevano regalato a Natale era rimasto sigillato sullo scaffale. C'è voluto uno dei miei soliti attacchi di insonnia per farmi decidere ed estarlo dalla polvere in cui, pusillanime, lo avevo seppellito.

LA TRAMA
Due uomini e due donne. I loro destini che si incrociano, le loro solitudini che si rincorrono in una sorta di pirandelliano scambio delle parti e dei ruoli. Tutti, in egual misura, chiamati a vivere il dolore e la consolazione, la rassegnazione e la generosità, le pulsioni di morte e gli slanci di vita, la ragione, la nevrosi, la follia. E' una trama circolare, anzi a spirale: tragica, comica, grottesca, poetica, dove ogni inizio è una fine e ogni fine è un inizio.

IL PROTAGONISTA
Il vero protagonista del film, al di là dei mirabili personaggi messi in scena da Almodovar e dei bravissimi interpreti, è il fato. Il fato come lo intendevano i greci: l'imperscrutabile volontà degli dei - cinici, egoisti e lontani - che usano gli uomini come burattini e capricciosamente li mettono in balia del male, del dolore, della sconfitta, della morte e della rinascita.

BENIGNO
Il sacrificio estremo di sè. La generosità più ingenua e disarmante. L'amore come trasgressione, la più estrema, e soprattutto come olocausto.

MARCO
Il dolore e la sconfitta. Un volto segnato dagli abbandoni, dalle sigarette, dalla solitudine, dalla malinconia e dalla non speranza, però ancora capace di accendersi di emozione e di brillare di lacrime. Due occhi tristissimi ma ancora capaci di aprirsi, di vedere gli altri, di illuminarsi nell'amicizia.

LYDIA
L'ambiguità e la sfida. Ambigua nei sentimenti, ambigua nella personalità, ambigua nella sessualità. Fragilissima e dura, generosa e fobica, smarrita e ambiziosa, tenerissima e androgina. Con un colpo di vero genio, Almodòvar affida il ruolo di Lydia a un uomo.

ALICIA
La vita nella sua freschezza e bellezza, nella sua grazia e armonia; nel suo straziante spezzarsi e nel suo spietato rigenerarsi: la vita che, per tornare a essere viva, deve nutrirsi di morte.

LA FIABA
Con un inserto di pochi minuti, un piccolo film muto realizzato sui modelli di Murnau e Lang, Almodovar racconta che cosa è l'amore, il darsi all'altro, l'annullarsi nell'altro. E lo racconta con fantasia, con divertito stupore, con ironia, con allegria. Una smagliante metafora "a ritroso" del desiderio, del possesso, dell'orgasmo.

MUSICA E BALLETTO
Leggeri come piume, trasparenti come i riflessi di un diamante, taglienti e inquietanti come lame di rasoio: un Caetano Veloso e una Pina Bausch da brividi.

Pedro Almodovar, in stato di grazia, è riuscito a fare un film che è cinema nella sua forma più essenziale e più pura: di sogno, di racconto, di poesia. E' riuscito a declinare in modo sempre ispirato, togliendole dalla banalità e dall'abuso e dalla consunzione, le parole "cuore e amore": la rima, come diceva Umberto Saba, più antica e più difficile del mondo.



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