Polvere di stelle

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PolvereDiStelle
00lunedì 15 marzo 2004 15:14
...un anno di emozioni più o meno condivise con chi mi ha fatto assaporare una perla di batticuore...

POLVERE DI STELLE





Il cielo rigato da sfumature di ruggine, rifletteva con orgoglio strane lamelle di fuoco.
I miei occhi, avvolti da un soffio di lunghi ricordi, improvvisamente cominciarono a tingersi di trasparenza riflettendo quelle flebili figure; scorrevano davanti a me come le pellicole di un vecchio proiettore e incessantemente raccontavano le loro verità.
Protetta dall’elemento prezioso dell’acqua, il mio corpo si lasciava modellare dalle sue mani così calme e silenziose.
Anche la mia storia, con le sue crude verità, cominciò pian piano a sentire il richiamo del cielo e così, presa dal bisogno di confondersi nella danza di quelle figure, iniziò la sua ascesa verso l’insolita pellicola.
Un brivido sale gradatamente lungo le pareti sudate della mia schiena e con falso altruismo le regala un attimo di sollievo, ma non era foliero di pace: quella scossa di sensazioni doveva svegliarmi dalla mia insistente ingenuità.
Con rassegnata volontà ho fissato nuovamente la danza di quelle piccole, tenere e sensuali lamelle, ho cercato di assaporarne l’essenza, ma la trasparenza dei miei occhi aveva impoverito la capacità di vedere. Un brivido ancora più forte mi desta improvvisamente dalla nuvola carezzevole e protettiva dell’acqua: di soprassalto si pone innanzi la mia storia, la mia storia. Le mie albe, i miei tramonti, i miei giorni di pioggia e le calde primavere, ciò in cui ho sempre creduto e che ora è divenuto una matassa di “perché” senza risposta. La mia voglia di credere, di sperare, di avere nuovamente fiducia nell’Amore. “Non ha senso, mi dico, non lo ha più e forse non l’ha avuto mai. Io sono qui, circondata dai colori della vita, ma forse ciò che vedo è solo il frutto della mia voglia di credere, ancora a ventisette anni, alle favole….”
Sto pensando a quel maledetto 12 ottobre. Ero sul divano con la musica che mi faceva accavallare i pensieri e le mani tremanti che cercavano di sorreggere il viso perso in emozioni contrastanti. Lo guardavo e di lui non percepivo più l’amore che ho sempre creduto esistesse fra noi. Non riuscivo più a vedere la grandiosità dei nostri progetti: i miei occhi e i miei pensieri erano ormai troppo coinvolti da un batticuore fiorito inaspettatamente per chi, con poche frasi e sorrisi, aveva saputo leggere dentro di me. Adoravo sentirgli pronunciare il mio nome e da subito ho percepito un’energia tanto simile alla mia. Mi sconvolgeva credere esistesse una creatura tanto magica, al punto tale da decidere di spezzare un legame di creduta felicità; un amore “sicuro” e accondiscendente che mi aveva protetto dall’affascinante imprevedibilità delle onde del mare.
“Addio piccolo mio, io non riesco più a camminare insieme a te”.

Con lo spirito appesantito dai sensi di colpa e dal dolore provocato, mi sono incamminata verso il mare. Avevo bisogno di conoscere il profumo delle onde e la freschezza della loro spuma.
La spiaggia era immensa e silenziosa ma sembrava invitarmi ad assaporare la sua magia. Assorta nei pensieri raccolgo con una mano un po’ di sabbia che rapidamente si insinua fra le dita e scivola via. Una conchiglia sfumata d’argento ne rallenta la fuga, imprigionando pochi granelli sulle pieghe del palmo; un delicato sospiro del vento li dissemina su tutta la mano e li fa brillare con i colori del sole. Gli accenno un sorriso e in quella leggera armonia loro giocano con me a disegnare simpatiche figure.
Dolcemente inizia a fiorirmi un sorriso e poi un altro e un altro ancora fino a imporporare le mie labbra prima pallide e silenziose. Stringo forte la sabbia nella mano, mi alzo in piedi e aiutata dal vento e illuminata dal sole, comincio a volteggiare come un’impalpabile bolla di sapone.
La melodia di un violino inizia a solleticare uno ad uno i battiti del mio cuore. Sale il ricordo di vecchi sospiri e la mia lingua ricerca freneticamente tra le labbra il sapore di una fiaba.
Un'arpa con la sua armonia, accarezza i miei capelli, poi mi appare davanti quasi invitandomi a sfiorarla. Con le dita riesco a toccare le sue corde e improvvisamente comincia a suonare da sola. Ineffabile follia! Il mio spirito, agitandosi freneticamente, cerca di trovare uno spazio e un tempo. Vedo tante note che si muovono armoniosamente nell'aria creando un vortice di brillante melanconia tutta attorno ai miei occhi così estasiati, contemplativi, increduli. Colori. Forme.
Al fantastico pentagramma si uniscono le note di un piano che comincia a parlarmi d'amore. Sento che sto per impazzire e il mio cuore trabocca di battiti, sospiri, fantasia, carezze e lacrime,..... pazzia. Sì, sono pazza. Chiudo gli occhi e mi lascio trascinare. La passione è travolgente, non lascia il tempo di soffermarmi a concepire l’assurdità di quel momento e nei miei timpani si susseguono le melodie del violino, dell'arpa e del piano; mi parlano d'amore, lo sussurrano prima dolcemente, poi mi avvolgono, mi tolgono il respiro e con prepotente insistenza mi trascinano nel loro mondo; si portano via il mio cuore, me lo strappano dal petto senza darmi il tempo di capire......lo riempiono di miele, lo accarezzano, lo rivitalizzano ne accelerano il suo battito fino a gonfiarlo di frenetica poesia.
Lascio accogliere dalla sabbia il mio corpo provato da tante emozioni e con ingordigia assaggio ogni gesto della natura.
Davanti a me si profila un bosco arricchito di ogni genere di albero; vedo le foglie che si agitano ad ogni caldo alito di vento e si divertono a danzare sotto i raggi del sole. Lì vicino c’è un campo ricoperto da preziosissime spighe di grano che aspettano con impazienza il tempo della mietitura. Tanti chicchi, ognuno con la propria storia, sono in attesa di regalarsi all’uomo. Quanta generosità! Per rendere gioiosa l’attesa del Dono, si uniscono alle danze dei fiori e del fogliame. Tutto scintilla di colori mentre il sole si diletta nel far rispendere la loro allegria.
Quel momento di ricercata armonia viene importunato da un passo vitale che percepisco dietro di me. Con animata curiosità mi volto e cerco di conoscerne l’origine. Una figura in lontananza si avvicina seguendo la danza del vento: in quella che prima mi sembrava l’immagine di un folletto, riconosco la fonte del mio turbamento. Raggi di sole accarezzano i suoi contorni permettendomi di intravedere i capelli spettinati e neri, neri come le ombre dei salici disposti lungo il campo. Avvicino al petto la mano che stringe ancora la conchiglia e sento il battito del cuore tornare quell’irregolarità fiorita con la danza del vento. L’inspiegabilità della reazione si colora di evidenza appena i miei occhi si confondono nei suoi. Neri come i capelli, mi danno una strana sensazione di familiarità, ma non ho tempo di dare un nome a ciò che sto provando; lui si avvicina sempre di più. Lo spazio fra noi si riduce e il tempo rallenta il suo ritmo ordinario lasciandomi gustare e patire l’attesa.

Hai spezzato la mia solitudine, in piedi davanti a me emani un’energia tanto simile alla mia.
Prendi la mia mano trasmettendomi calde vibrazioni. Mi guardi negli occhi, accarezzi il mio volto con dolcezza e attenzione come se fosse il più raro dei fiori; dalle guance passi a perlustrare i lineamenti delle labbra. Con le dita solletichi una danza di preludio sul mio viso e nell'incanto del momento chiudo gli occhi per dipingere novità nel sogno. Le tue dita interrompono la loro ricerca o scoperta di chissà quale tesoro e con le braccia cingi vigorosamente le mie spalle. Lentamente mi porti verso di te facendomi sentire la vitalità del tuo abbraccio...

Sento di non poterne fare più a meno, capisco che fra le sue braccia c'è la risposta a tutto il mio bisogno d'amore mentre appoggio il mio viso sul suo petto.

Mi accarezzi i capelli come se fossero delicatissimi petali di fiori e appoggiandomi le labbra sull’orecchio inizi a raccontarmi dolci sensazioni. Dalle tue parole, colorate di una magica poesia, ascolto con incredulità il tuo stesso desiderio di librarti insieme a me verso una verde avventura. Mi parli del desiderio di un “noi” celato dietro sguardi malinconici e che ora potrà finalmente volare via alla ricerca di orizzonti sconosciuti.

Il battito del suo cuore si uniforma al mio e i miei capelli biondi cominciano a seguire la direzione del suo respiro. Alzo lo sguardo verso di lui e ne contemplo la magia. Nei suoi occhi riconosco i colori delle stelle alle quali ho sempre pregato amore. Lui è lì, io sono con lui; mi sta abbracciando e io mi sento protetta. Le sue mani prendono ciò che ormai gli appartiene e iniziano una carezza dietro l'altra. Avvicina la sua guancia alla mia e con movenze illogiche e delicate mi regala il brivido della sua pelle. Sento che mi sto riempiendo di lui e del desiderio di conoscere il suo sapore. Comincia a sfiorare con la bocca ogni centimetro del mio viso fino a perdersi inaspettatamente sulle labbra. Sono in balia di tante emozioni ma sento anche di non esserne abbastanza sazia. Da un’imposta placidità prende vita quel vortice passionale di cui ho sempre cantato la malinconica lontananza e i nostri corpi si avvolgono in un connubio di colori, melodie e fili d'erba.
Quel prato che prima mi parlava di prudente silenzio ora diventa l'epicentro di una unione tanto sognata. Le stelle illuminano le due figure che nella passione hanno creato un’unica sagoma…e intanto il vento la protegge regalando le melodie della natura.

I suoi occhi sono la risposta a tutto il mio cammino; lui mi parla di quella poesia che non smette mai di trascrivere rime nel cuore, mi prende la mano e con sicurezza partiamo insieme per un nuovo sentiero.

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Le giornate trascorse insieme erano ricche di nuove sfumature e con lui ho scoperto colori che non credevo di possedere. Come mi leggeva bene tra le righe; sembravamo due fiori sbocciati dalla stessa stella. Baciato dalla luce della luna, il nostro amore sopravviveva agli attacchi di chi ci voleva lontani. Lui mi guardava con convinzione ma in fondo agli occhi leggevo una crescente stanchezza . I nostri incontri divennero sempre più sporadici e silenziosi e da quella che era pura fiaba , con sadica lentezza, prese colore un racconto di dubbi e incomprensioni. Era tutto troppo grande di noi, e ora anche la luna sembrava aver paura di illuminare le nostre mani unite nel cammino.
Le notti si fecero più buie e nella loro foschia mi era quasi impossibile trovare nei suoi occhi certezze su di noi.
Non so, ma forse dentro di me sapevo che era giunto il momento di scavare nuovamente dentro il tuo cuore. Un’altra volta, l’uno di fronte all’altro, eccoci di nuovo insieme. Piccole luci sparse qua e là coloravano di dolcezza l’immensità di una collina i cui confini sembravano non finire mai. Quel luogo speciale, perché testimone dell’inizio della nostra poesia, stava per diventare il ricordo dell’ultima emozione condivisa. Con lo sguardo rivolto verso l’orizzonte prendi la mia mano e accarezzandola con tenerezza percepisco la tristezza per una separazione forzata. Con le parole soffocate da emozioni contrastanti mi parli della tua scelta di partire; io accolgo quelle motivazioni dal soffocante retrogusto di addio. Immediatamente chiudo gli occhi per impedire alle lacrime di avanzare sul mio viso e dare voce al dolore che lentamente gonfia il cuore, fino a farlo morire in gola con battiti irregolari. Inspiro l’aria consumata da troppe parole non sussurrate e mi riempio di immagini di noi, di quel “noi” che ha preso una forma ed un colore in una fredda notte di ottobre.

Mi faccio forza e riapro gli occhi.

Per uno strano sortilegio ci ritroviamo, come la prima volta, l’uno di fronte all’altro; il mare dietro di te, si diverte a stuzzicare con la spuma delle onde la pelle dei nostri visi già provati dalle lacrime rimaste incondivise. Tu sei di fronte a me e senza dire nulla avanzi verso la tua nave. Un vento colorato da granelli di sabbia e profumato di sale comincia a soffiare sempre più forte fino ad avvantaggiare la nostra separazione. Continui a fissarmi e sento che ci stiamo perdendo sempre di più l’uno nell’altro nel desiderio di poterci abbracciare ancora una volta… ma non arresti i tuoi passi che ti portano sempre più lontano. Non so se stai andando contro il Destino che per un attimo ci ha voluto insieme o se invece è così che deve andare. So solo che il mio cuore percepisce dolore.
Lentamente la nave si allontana e tu continui a guardarmi in silenzio. Nei tuoi occhi riesco a leggere il nostalgico ricordo di quella strana magia che ha portato le nostre labbra a dare un nome alle emozioni profonde.
Sei sempre più distante ma riesco ancora a vedere i tuoi capelli accarezzati dal vento e dalla spuma delle onde. Ti vedo titubante e sento il tuo desiderio di tornare indietro, ma non fai nulla per arrestare il corso degli eventi. Le onde del mare ti trascinano via, sempre più lontano e di te vedo la sagoma ma non percepisco più il battito del cuore che prima era in sintonia con il mio. Il mio corpo irrigidito e inerme viene scosso dal grido di dolore del cuore che inizia a dettare parole di fiducia alla voce; sì, la mia voce inizia ad utilizzare tutta la forza che ha per cantare affinché giungano a te…ma tu non mi senti, o non mi vuoi ascoltare.
Allora comincio a gridare:
“...lascia che le mie mani si intreccino alle tue; lascia che la mia bocca solletichi le tue labbra; lascia che i miei occhi piangano per te; permetti alla mia voce di sussurrare parole d’amore; lascia che la mia lingua cancelli le lacrime dal tuo viso, lascia che i miei sogni dipingano favole nei tuoi occhi; lascia che il mio cuore impazzisca alla stretta di un altro tuo abbraccio....lasciati andare, lasciati amare!”

Ora che non ti vedo più all’orizzonte percepisco il mare ancora più immenso e malinconico. Non so se restare su questa spiaggia che mi avvolge nella solitudine, non so se tornerai indietro per portarmi via con te.
Non voglio più ascoltare i miei sogni, o forse sono loro che non hanno più nulla da dire. Di parole, emozioni e fantasia ne hanno consumato ogni battito fino ad esaurire la propria linfa vitale. Ho spento la luce che alimentava il mio cuore, ho chiuso gli occhi e con indifferenza ho inspirato la pesantezza di questa vita avanzata nell'attesa.
Ho fermato le lancette del mio orologio e con prepotenza ho dettato un nuovo ordine al mio tempo. Ho accelerato il giorno per evitare la pallida luce di quel sole tanto autorevole nel ruolo ma incurante del sarcasmo delle nuvole.
Ho allungato la notte per confondere la mia sagoma con le ombre degli alberi. Voglio nascondermi da te perché ho paura della tua indifferenza. Mi nasconderò anche da me stessa e dai miei insistenti giudizi inclementi e sadici.
La notte è silenzio e con essa avrò l'autorità di proibire al cuore di cantare le sue emozioni e ai pensieri di raccontarne i profumi.

Le lancette del mio orologio seguono pedissequamente l'andamento delle loro strane motivazioni; difficilmente incomprensibili provo ad accettare i secondi, minuti e ore che accompagnano ogni mio passo. Voglio provare ad amare questo tempo per poi riconoscervi - un giorno - un cammino necessario, ma il vento ora gelido mi invita a muovere passi e così decido di percorrere lentamente i confini del mare con la speranza di ritrovarti. Il cammino sembra non finire mai e concretizzo l’inutilità di questa ricerca, ma una forza misteriosa mi impedisce di fermarmi.
Sono passati giorni, mesi, anni e nulla ha mutato colore: intorno a me sempre e solo la sabbia beige e qualche conchiglia rosa o celeste sparsa qua e là… Il mare continua a schernirsi di me e il vento è sempre più freddo e violento nel suo soffiarmi contro. Questa folle ricerca viene arrestata da un bosco che sbarrandomi la strada sembra volersi confondere con il mare. Decido di fermarmi e trovare rifugio tra il misterioso silenzio dei suoi alberi.
Albe e tramonti si consumano lentamente avvolgendo di silenzio la solitudine di quella foresta. Le mie giornate si susseguono in una faticosa ricerca di poesia che con difficoltà riesco a colorare fra le pagine di quel diario che mi donasti prima di partire. Quelle gialle, ruvide pagine, tutte le volte che le ho ricoperte di emozioni, tutte le volte che ho dipinto di lacrime le parole, tutte le volte che, sospirando, le ho accarezzate come se fossero state il mio viso, il tuo viso, il tuo cuore!
Ora quelle stesse pagine prima ricoperte di polvere, hanno ripreso il loro colore, si sono dipinte di nuove parole ma non dolci e d'amore. Per un attimo i miei occhi si sono persi tra i ricordi di quell'autunno così affascinante e così nuovo con quelle sfumature un po' cupe, misteriose ma cariche di magia.

Ogni giorno, prima che il sole si addormentasse con il mare, ho regalato a quell’acqua salata una bottiglia di vetro con dentro custoditi i frammenti di ogni mia ultima poesia. Forse era pazzia, forse solo un sortilegio che mi ha tanto legato a te, ma nel mio cuore è stata accesa per molto tempo una piccola fiammella colorata dalla speranza che un giorno il mare mi avrebbe restituito una Poesia scritta solo per me.
Il triste incantesimo si è sciolto quando un giorno il mare mi ha regalato una bottiglia che all’interno aveva un vecchio foglio di carta con scritto:

“Prendi le lacrime che bagnano le tue dita e leccale, comincia ad apprezzarne il sapore della loro dottrina; gusta quelle gocce di sofferenza come linfa vitale; chiamale per nome, se vuoi, ma sappi leggere in esse non una sconfitta ma un cammino necessario.
Accarezza il tuo ventre, amalo per quello che può generare: è fonte di vita, è un bene prezioso…
Ricorda la strada che hai fatto e preparati a quella che devi intraprendere.
Apri gli occhi, guarda il Sole, chiedi a lui di riscaldare la freddezza delle tue disillusioni.
Sorridi alle stelle e lascia che risplendano su di te anche se sei sola distesa davanti ad un fuoco incolore e inodore che non ti appartiene più…
Ricomincia a vivere!”

Ho stretto quel bellissimo frammento di poesia e regalando alla luna lacrime e sorrisi ho inspirato la preziosità della vita…

….il vento mi abbraccia con un vortice di fantasia e rubando dalle mie mani quell’ultimo frammento di fiaba, lo confonde in cielo fra la polvere di stelle…

...Lì si dipingerà una nuova poesia che brillerà di luce eterna....











roob
00lunedì 15 marzo 2004 15:38
Che coincidenza, proprio ieri pensavo a te . [SM=x39989]
Bentornata [SM=x39890]
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