SENTO IL FISCHIO DEL VAPORE

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marlowe
00mercoledì 25 dicembre 2002 12:23

Il vapore è quello dei treni che portano al fronte i ragazzi del popolo, la "povera carne da macello" di sempre.
E tante altre cose fischiano in questo bel disco che Francesco De Gregori ha realizzato insieme a Giovanna Marini. Fischia un movimento operaio romantico e generoso. Fischiano i piroscafi degli emigranti, le calure delle risaie e la rassegnata stanchezza delle mondine.
Fischiano le sirene delle fabbriche e fischiano sommessammente gli amori rubati alla fatica, alla miseria, allo sfinimento.
Fischia la mitraglia di Bava Beccaris che, nobilmente ispirato dal suo re Umberto I, falcia una folla di scioperanti inermi a Milano.
Fischiano le scariche elettriche che, laggiù a "la Merica", fulminano gli anarchici Sacco e Vanzetti.
Fischiano le prepotenze dei padroni e le rabbie degli operai, la lotta di classe, le repressioni, le insurrezioni mancate, le ansie di cambiamento, di giustizia e libertà.
E molte altre cose fischiano in questo breve ma intenso viaggio nella canzone popolare italiana - dalla fine dell'Ottocento agli anni Settanta - e quasi tutte hanno Il sapore delle illusioni perdute.

Una avvincente, intelligente e appassionata operazione musical-filologica di Francesco De Gregori che ha avuto, fra gli altri, anche il merito (e l'umiltà) di farsi accompagnare-guidare dalla ingiustamente troppo ignorata Giovanna Marini, sua ex-maestra di canto, che da anni si dedica a raccogliere, pubblicare e interpretare le canzoni della nostra tradizione popolare.

Tra le canzoni, c'è anche quella, ispirata a un canto liturgico, scritta dalla stessa Giovanna Marini per la morte di Pasolini,di cui vi propongo il testo.

Ascolta

Persi le forze mie persi l'ingegno
la morte mi è venuta a visitare
«e leva le gambe tue da questo regno»
persi le forze mie persi l'ingegno.
Le undici le volte che l'ho visto
gli vidi in faccia la mia gioventù
o Cristo me l'hai fatto un bel disgusto
le undici volte che l'ho visto.

Le undici e un quarto mi sento ferito
davanti agli occhi ho le mani spezzate
la lingua mi diceva «è andata è andata»
le undici e un quarto mi sento ferito.

Le undici e mezza mi sento morire
la lingua mi cercava le parole
e tutto mi diceva che non giova
le undici e mezza mi sento morire.

Mezzanotte m'ho da confessare
cerco perdono dalla madre mia
e questo è un dovere che ho da fare
mezzanotte m'ho da confessare.

Ma quella notte volevo parlare
la pioggia il fango e l'auto per scappare
solo a morire lì vicino al mare
ma quella notte volevo parlare
non può non può, non può più parlare.

sonardj
00giovedì 26 dicembre 2002 18:20


[SM=x39913]
Gugovaz
00mercoledì 8 gennaio 2003 11:35
me lo sono regalato per natale...

veramente un bel disco...[SM=x39884]
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