Alcune se fa ho visto, in lingua:
STAGE BEAUTY
CAST TECNICO ARTISTICO
Regia: Richard Eyre
Sceneggiatura: Jeffrey Hatcher
Fotografia: Andrew Dunn
Scenografia: Jim Clay
Costumi: Tim Hatley
Musica: George Fenton
Montaggio: Tariq Anwar
(Gran Bretagna, 2004)
Prodotto da: Robert De Niro, Jane Rosenthal, Hardy Justice
Durata: 110'
Distribuzione cinematografica: Mikado
PERSONAGGI E INTERPRETI
Re Charles II: Rupert Everett
Ned Kynaston: Billy Crudup
Maria: Claire Danes
Betterton: Tom Wilkinson
Londra, 1660. Nelle cronache si dice che la donna più bella d’Inghilterra si chiama Kynaston, ed è un uomo, un attore reso immortale dalle sue interpretazioni in ruoli femminili, da Cleopatra a Desdemona, che deve il suo successo anche ad una legge secondo la quale le donne hanno il divieto di recitare. Una diva acclamata dal pubblico che puntualmente applaude a scena aperta, incantato dalla bellezza che Ned Kynaston sa dare ad ogni gesto. Proprio perché è un uomo, l’attore identifica la donna con il bello e le sue rappresentazioni sono un modello unico di grazia. L’assistente Maria, incantata, segue ogni recita dell’”Otello” da dietro le quinte ripetendo le battute di Desdemona – Kynaston a memoria, e sogna di diventare un’attrice. L’occasione arriva quando il re Carlo II, tornato in Inghilterra dopo 20 anni di esilio, dichiara di aver voglia di vedere qualcosa di nuovo a teatro: per un’intricata serie di coincidenze ed equivoci, il sovrano proclama un nuovo editto che, non solo consente alle donne di recitare, ma addirittura vieta agli uomini di ricoprire ruoli femminili. Per Kynaston è la fine. Oscurata la sua gloria, rifiuta di interpretare personaggi maschili, ma sarà Maria, che nel frattempo è diventata una star, la prima donna dell’epoca ad aver calcato le scene di un palcoscenico, a salvarlo.
Sulle tracce di “Shakespeare in love”, ma di levatura assai più alta, "Stage Beauty" è un film sul teatro e sull’amore, un’operazione metateatrale articolata e complessa che mette in scena una compagnia del ‘600 che mette in scena l’Otello, un uomo che appare sulla scena come una donna e un’attrice che interpreta un uomo che interpreta Desdemona.
Dramma romantico che ricalca i temi shakespeariani di passione e gelosia – la vicenda di Ned Kyneston ha a tratti la carica emotiva della tragedia - è al tempo stesso una commedia degli equivoci che gioca sulla parodia della vita di Corte e degli eccessi regali. Ottima l’interpretazione di Claire Danes, che già giovanissima in "Romeo + Giulietta" di Baz Luhrmann (1996) aveva dato prova di notevole presenza scenica, e adesso, più matura e intensa, dà grande spessore a Maria rappresentando le sue molte sfaccettature, ora languida, dolce e fragile, ora cupa e determinata. Ma la vera forza del film è la costruzione, l’intreccio ben congegnato che dà ritmo alla rappresentazione, alternando momenti di grande emotività, come la scena in cui Ned e Maria danno sfogo alla rabbia, e all’amore, nudi, per una volta, nel corpo, e nell’anima, a pause di leggerezza garantite dai personaggi macchiettistici, re dei quali, in questo caso di nome e di fatto, è Rupert Everett.
Protagonista e vincitore assoluto è il teatro, con le sue regole e la sua magia, incarnate alla perfezione da Billy Crudup, splendido nei panni femminili e fragile in quelli maschili, un ossimoro che si scioglie nella finzione scenica, quando finalmente recita nei panni di Otello, davanti ad una Desdemona, che è donna in carne e ossa. E‘ Maria, liberata dal suo modello, che invece di recitare come Ned, mette in scena finalmente la femminilità vera e scioglie il problema dell’ultima scena – la morte di Desdemona- che a Kyneston non piaceva mai: “tu non hai mai sofferto, o amato come una donna, tu pensavi solo a morire bene. Una donna lotterebbe”. Ed è in teatro che Ned e Maria appaiono più veri, l’uomo e la donna, l’attore e l’attrice, l’amato e l’amante.
Katia Nobbio
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