Scuola e lavoro sempre più vicini, sempre più a stretto contatto, in modo che i nostri poveri ragazzi non siano i futuri disoccupati.
Così, si legge nel progetto di riforma scolastica, già durante le scuole medie superiori, ma solo per gli istituti professionali, gli studenti potranno alzarsi dai banchi e recarsi nelle aziende per fare un periodo di stage, organizzato dalle regioni, che saranno preposte anche alla gestione economica di quelle scuole.
Stage, la parola, il concetto che risolve tutti i problemi occupazionali dell'Italia, una moda che ha colpito tutto il mondo della formazione che sembra ormai non poterne fare più a meno.
Ma serve mandare giovani sedicenni in un'azienda che non ha nè il tempo, nè l'intenzione di investire su di lui? È utile fingere che il mondo del lavoro attenda smanioso l'arrivo di adolescenti che, fatta salva la buona volontà, non hanno la minima idea di quello che faranno non nel futuro prossimo, ma di lì a una settimana?
Alle aziende è stato chiesto il loro parere su questo aspetto della riforma? Ce lo vedete voi un imprenditore, impegnato 12 ore al giorno a lavorare con i propri collaboratori per fare profitti e far quadrare i bilanci, decidere di dedicare tempo o risorse nella formazione di un giovanissimo, normalmente ingolfato con la matematica e la chimica?
Formare significa preparare le persone.
Che cosa ne pensate ?