Tre donne e un romanzo.
Una è Virginia Woolf (Nicole Kidman irriconoscibile, nascosta sotto un grande naso, piallata e infagottata ma non priva di charme); un'altra è una casalinga provinciale degli anni Cinquanta (Julianne Moore-Laura prelevata di peso dall'appena sbaraccato set di "Lontano dal paradiso" e portata tale e quale su quello di "The Hours"); la terza è una manager editoriale affermata, lesbica apparentemente appagata con trascorsi etero (Meryl Streep-Clarissa da antologia).
Il romanzo è Mrs Dalloway.
Virginia Woolf, raccontata nelle ore che precedono il suicidio, lo scrive, ne tesse la trama e intanto sconta il suo mal di vivere e il suo morir d'amore.
Laura lo legge e, a modo suo, lo interpreta.
Clarissa lo vive sullo sfondo di una New York radical chic e politically correct.
Così i destini di queste tre donne, solo in apparenza tanto diverse e tanto lontane nello spazio e nel tempo, si incrociano in virtù di affinità esistenziali e psicologiche, di pulsioni sessuali, di sensibilità affettive, di atteggiamenti ambigui verso la vita e la morte, di vibrazioni metafisiche o addirittura paranormali.
Bravissimo il regista che incrocia i gesti dell'una con quelli dell'altra, che sospende il discorso di una per farlo continuare in quello di un'altra, che sviluppa il racconto attraverso una serie di mirabili incastri di tempo e di luogo.
A tenere insieme il tutto c'è la colonna sonora, avvolgente fino a essere dolcemente ossessiva, di Philip Glass.
Tuttavia "The Hours" non mi ha convinto. Al di là del piacere estetico che il film offre (e non è poco) la storia non prende per via del troppo compiacito intellettualismo che la ingabbia. Queste tre figure femminili non riescono a diventare delle donne. Restano tre star di Hollywood che recitano, con tutte le raffinatezze del loro (peraltro eccezionale) professionismo, una parte. In altre parole: tutto il film, per quanto ben fatto, finisce per essere piuttosto messa in scena che racconto, piuttosto ripresa che sguardo, piuttosto vetrina che specchio.
Ho avuto l'impressione di vedere più che un film la confezione che lo avvolge. Come quando si riceve un bellissimo e prezioso pacchetto dove tutto è sontuoso e raffinato: la carta da imballo, i nastri, la scatola, l'accostamento dei colori, il biglietto di accompagnamento; ma che poi, appena aperto, delude per la inadeguatezza e la pochezza del contenuto. E il piacere che abbiamo provato nel riceverlo e nell'aprirlo finisce in un malinconico: "Tutto qui?"
Tuttavia, per la qualità della confezione e della recitazione, "The hours" è un film di alta, altissima classe: che vale la pena di vedere e che ha una sua innegabile validità sul piano dello stile e del linguaggio.
al film
a Meryl Streep