THE TOUCH OF EVIL (L'infernale Quinlan)

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marlowe
00sabato 4 maggio 2002 18:55

Strano destino di un film, uno dei più riusciti di Welles, capolavoro imitatissimo (anche da Hitchcock), noir di stupefacente intensità figurativa, di cattiveria morale, di desolazione esistenziale, di feroce verità umana.
Orson Welles non sceglie il soggetto che la Universal gli affida nel 1958. Trovatosi nelle mani una mediocre sceneggiatura ricavata da un ancor più mediocre romanzetto poliziesco di With Materson,la riscrive integralmente in poco più di due settimane. Quando porta a termine le riprese, il film gli viene sottratto. La casa di produzione, che non si fidava di lui, lo monta senza più consultarlo e, anzi, vi fa aggiungere, oltre a una insipida colonna musicale di Henry Mancini, alcune sequenze fatte da girare da un registucolo di quart'ordine, tale Harry Keller. Welles, furibondo, scrive durante una notte una lettera di protesta di 58 pagine dove spiega come lui intendeva montare il film e dove dichiara che non lavorerà mai più con una casa di produzione americana (impegno che manterrà per tutta la vita). Il film esce senza nessun sostegno pubblicitario e passa quasi inosservato.
Quarant'anni dopo, la lettera di Welles viene ritrovata e il film viene rimontato, con la massima cura filologica e nell'assoluto rispetto delle volontà di Welles, da Walter Murch (premio Oscar per Apocalypse Now).

La storia è quella dell'incontro-scontro, al confine tra Stati Uniti e Messico, tra due poliziotti le cui indagini si sovrappongono in una storia di corruzione e di droga. L'onesto, legalitario Vargas (Charlton Heston) e l'immorale, crudele, agghiacciante Hank Quinlan (un Orson Welles che, per la parte, si è invecchiato, si è imbruttito, si è gonfiato, lui già corpulento, in misura esagerata, si è applicato un repellente nasaccio finto sulla faccia sempre mal rasata e, come se non bastasse, si è reso anche sciancato).
Gli fanno da contorno una serie di personaggi, che sarebbe improprio definire minori, affidati a Janet Leigh (la moglie di Vargas), Marlene Dietrich (la zingara-puttana Tanya), il testimone (Akim Tamiroff) e compaiono in brevi cameos Keenan Wynn, Joseph Cotten, Mercedes McCambridge, Zsa Zsa Gabor. Un cast davvero strepitoso.
Ma quel che conta di questo film, più ancora della storia e dei personaggi, è l'atmosfera. Un clima di disfacimento e di ineluttabilità che percorre ininterrottamente i memorabili piani sequenza e i paesaggi che Welles riprende quasi sempre deformandoli con il grandangolo: una terra desolata fatta di ruderi, di rifiuti, di strade spettrali, di acque stagnanti, di fabbriche cadenti, di pozzi di petrolio abbandonati, di bordelli miserabili, di bettole allucinanti, di squallidi motel. E, dentro tutto questo, sopra tutto questo, incombe la smisurata figura di Welles-Quinlan come quella di un tragico Fastaff: "un Cristo rovesciato, un individuo separato e purissimo che assume su di sé tutti i peccati affinché la comunità degli uomini possa vivere in pace e illudersi che la vita sia perfetta. Lui farà il lavoro sporco, inventerà le prove per incriminare gli assassini, sarà violento cento volte più di loro e per farli impiccare mentirà davanti ai giudici: così si dannerà per sempre l'anima, ma solo perché ha avuto il dono - dono atroce - di essere l'unico a intuire esattamente la verità del male" (Marco Lodoli).

Finalmente, grazie alla Sacher di Nanni Moretti, l'edizione originale con sottotitoli in italiano di "The touch of evil" (riduttivamente e stupidamente tradotto "L'infernale Quinlan") è disponibile in cassetta e dvd. Non perdetevelo.


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Saluti
Marlowe
magnuspictorfecit
00sabato 4 maggio 2002 23:18
Corro!!! [SM=x39851]
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