Quando il fine non giustifica i mezzi
A me pare, tanto per non perdere l'occasione di contraddire Myst, che "The Game" sia un film riuscito a metà. Riuscito senza dubbio per l'atmosfera di suspense che riesce a creare, per le performances degli attori (anche se Michael Douglas rifà in modo un po' stereotipato e rugosetto il manager di Wall Street), per le ambientazioni scenografiche, per le inquietanti atmosfere dark, per il fascino ambiguo di certi personaggi. Non riuscito nel risultato finale dove il trionfo di un appicicaticcio moralismo buonista, secondo me, sciupa tutto. "C'è un eccesso di ingegnosità di intrigo che diventa stravaganza gratuita, senza contare la madornale sproporzione tra i mezzi e il fine. Il difetto, insomma, è nel manico, nella sceneggiatura di John Brancato e Michael Ferris. Tutto è truccato in questa metafora del cinema". Devo dire che, una volta tanto, il giudizio di Morando Morandini mi convince. Ed è probabilmente per questa ragione, per aver colto il regista a barare, che alla fine del film mi sono ritrovato con addosso la stessa delusione-irritazione di Donia. Il regista David Fincher, al quale si devono "Alien 3" (1992, senza dubbio il meno riuscito della serie) e il modesto "Fight Club" (1999), aveva dato il meglio di sè in "Seven" (1995) che è davvero un bellissimo film.
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Saluti
Marlowe
[Modificato da marlowe 06/02/2002 09:53]