marlowe
00venerdì 3 gennaio 2003 02:00
Una città dell'estremo Nord senza fascino e senza personalità, fredda, grigia, inospitale. Un uomo qualunque alla ricerca di un lavoro vi sbarca e subito subisce un' aggressione stupida e feroce da parte di un gruppo di teppisti.
Il sangue. L'ospedale. Il coma.
Ma l'uomo, a dispetto di tutti medici e di tutte le prognosi, sopravvive. Se si può dire sopravvivenza quella di un essere che, perduta la memoria, ignora tutto di sé: del proprio passato, dei propri affetti, dei propri luoghi, del proprio lavoro, dei propri bisogni, della propria personalità.
Comincia così, l'ultimo, bellissimo film - delicato ironico surreale affettuoso derisorio e romantico - del finlandese Aki Kaurismaki. L'uomo senza passato lascia l'ospedale e affronta il proprio destino. Incontrerà tutto un mondo di diseredati, di disperati, di emarginati, proprio nel cuore di quella che dovrebbe essere una società protettiva e rassicurante. Riscoprirà così, e farà riscoprire anche agli altri, i valori della solidarietà, dell'uguaglianza, della spontaneità, della sincerità, della fraternità. E troverà anche, in una donna apparentemente ruvida e poco comunicativa, un nuovo amore.
La storia dell'uomo senza passato, che contiene tutte le pericolose premesse per affondare nel polpettone sentimentale, viene raccontata senza una sbavatura. Niente di patetico e tanto meno di greve o di scontato. Ma tanta ironia, tanta semplicità, tanto affetto per le creature che vengono rappresentate, e una nobilissima passione di realizzare artigianalmente un film privo di effetti speciali ma ricchissimo di emozioni, di invenzioni drammaturgiche, di valori.
Non vado oltre nel raccontarvi la trama di questo film,insieme divertente e struggente, né quello che accade quando il passato torna a ripresentarsi nella vita e nella coscienza dell'uomo che l'aveva perduto. Vi invito invece ad andarlo a vedere.
Non ve ne pentirete e sarà anche una buona occasione per disintossicarsi dall'idiozia natalizia, nostrana e straniera, che ingombra in questo periodo troppi cinematografi.