bresson e i suoi "figli"

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borzov
00domenica 20 gennaio 2002 16:52
vorrei chiedervi se a qualcuno di voi piace un certo cinema francese che rievoca in qualche modo il grande robert bresson, per fare qualche titolo recente: rosetta (che in verità è belga), la vita sognata degli angeli, l'età inquieta....
quindi parlo di registi come bruno dumont, eric zonca, e tutta quella scuola cinematografica che si rifà allo stile crudo e realistico, nonchè di un grande linguaggio poetico, al grande regista di capolavori come "il diavolo probabilmente", "un condannato a morte è fuggito", "au hasard balthazar", "pickpocket", "diario di un curato di campagna", "mouchette", ecc.......



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[Modificato da borzov 20/01/2002 16:54]

marlowe
00domenica 20 gennaio 2002 21:40
Innanzitutto, benvenuto nella sezione cinema di VnW.
Ti sei presentato con un tema da brivido: bellissimo e molto impegnativo. Complimenti.
Robert Bresson che anch'io come te amo moltissimo e del quale ogni tanto rivedo, soprattutto, "Un condannato a morte è fuggito", "Mouchette" (Tutta la vita in una notte), "L'argent", è senza dubbio uno dei più grandi registi del Novecento (è morto nel 1999).
In quarant'anni di regia, ha girato solo 13 film.
Les anges du péché (1943)
Les dames du Bois de Boulogne (1945)
Journal d'un curé de campagne (1950)
Un condamné a mort s'est échappé (1956)
Pickpocket (1959)
Procès de Jeanne d'Arc (1961)
Au hasard Balthazar (1965)
Mouchette (1966)
Une femme douce (1969)
Quatre nuits d'un rêveur (1970)
Lancelot du lac (1973)
Le diable probablement (1976)
L'argent (1983)
Se non tutti sono capolavori, sono tutti però eccezionali e indimenticabili dal punto di vista della scrittura filmica. Mentre Bresson racconta una storia, si interroga anche sul senso etico e poetico che ha il far cinema, sul modo di farlo; si interroga sul personaggio e sulla sua illuminazione, sul gesto e sul modo di riprenderlo e, in generale, sull'ambiguità del tutto.
Bresson è stato considerato un caso particolare, un diverso sia rispetto alla grande scuola del realismo francese dei Duvivier, Carné, Clouzot, Renoir; sia rispetto alla nouvelle vague di Chabrol, Godard, Clément, ecc. che, un po' più giovani di lui, hanno portato il cinema francese verso altre spiagge, e c'è a volte da dubitare che sia stato un bene. Quello che è stato l'approccio di Bresson al cinema forse lo ha detto lui meglio di chiunque altro:
"Il cinema sonoro ha inventato il silenzio".
E nei film di Bresson il silenzio spesso urla.
Mi impongo di fermarmi qui, nella speranza che intervenga qualcun altro o che lo faccia ancora tu.
Un'ultima considerazione sui "figli" di Bresson. Dei film che citi ne conosco solo due: "L'età acerba" e "Rosetta". Sono due bei film e, soprattutto per il secondo, il tuo riferimento a Bresson è tutt'altro che gratuito. Credo però che, fino ad oggi, Bresson non abbia avuto un vero erede, se mai un grande artista può averne. Non conosco nessuno che come lui chieda allo spettatore, sconvolgendolo con il suo irreplicabile modo di narrare ellittico, non solo di vedere ma di "sentire" il film, di inventarselo e di inventarsene i significati.
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Saluti
Marlowe
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