Cosa sarebbe oggi il rock se non fosse esistito Jimi Hendrix?
Di fronte a tale genio la domanda è più che lecita. La sua carriera, come la sua vita del resto, fu così breve da far pensare, con un pizzico di fantasia, che fosse un alieno mandato sulla terra per portare un messaggio e tracciare una nuova via.
Aprì orizzonti nuovi alla chitarra elettrica scoprendo e sfruttando tutti gli effetti sonori che questa poteva dare, come distorsioni, feedback, wah-wah, delay, ed espandendo il suono lungo scale mai esplorate.
James Marshall Hendrix nato a Seattle nel 1942, comincia a suonare la chitarra all'età di undici anni, virtuoso e sperimentatore raggiunse un estremismo in cui confluirono elettrificazioni, amplificazioni, improvvisazioni, blues, rock, jazz, facendo vibrare le corde della creatività in ogni sperduto angolo dell'universo sonoro.
Dopo i primi due album, in cui la sua sperimentazione partiva dalla matrice blues con pezzi brevi e grezzi dove il suo strumento sembrava far esplodere cariche di tritolo, giunge a questo terzo capitolo con l'intento di allontanarsi dalla canonica forma-canzone per approdare ad una psichedelia stratificata e multicolore in cui fondere gli infiniti suoni dell'universo. Electric Ladyland è un concept album dalla durata inusuale per l'epoca di settantacinque minuti, registrato in un avveneristico studio di New York, parte due brani incisi a Londra, costruito e curato meticolosamente a differenza dei precedenti lavori nati quasi di getto.
Ad aprire l'album è una breve intro And Gods Made Love in cui la chitarra crea boati, scintille ed esplosioni, segue poi Have You Ever Been (To Electric Ladyland) che ci da il benvenuto in questo nuovo mondo fatto di piccoli viaggi onirici elettrici e psichedelici.
Dopo il boogie convulso di Crosstown Traffic, giunge la lunghissima intensa e vibrante Voodo Chile che nasce e fluisce come un'improvvisazione in cui tutto è funzionale per la recitazione
drammatica e sofferta della "sei corde" che sembra prima agonizzare rassegnata e poi ribellarsi gridando tutta la propria rabbia. Jimi unisce in un'unica anima la cupa rassegnazione del blues con la rabbia combattiva del rock, circondandola di un'aurea mistica.
Poi con 1983…(A Merman I Should Turn To Be) si arriva all'apice dell'ispirazione e del misticismo, l'anima viene sospinta in un volo cosmico e psichedelico interrotto da vertigini che la fanno cadere abbandonata su una landa desolata e infestata da demoni, per poi risollevarsi in aria sospinti da un vento divino.
Nell'album, come sottolineò lo stesso Hendrix, vengono rappresentate sia le forze oscure che tentano di imbavagliare la gente del pianeta, sia le forze della luce che sanno rimettere le cose a posto, eliminare i soprusi e creare armonia.
Il disco si conclude con una versione altamente elettrica di All Along The Watchtower, pezzo di Bob Dylan trasformato in un sogno lisergico in cui la chitarra celestiale pare spingere l'anima verso il paradiso, e Voodo Child (Slight Return) un pezzo caratteristico del repertorio hendrixiano in cui la chitarra sembra sparare a nemici infernali.
Electric Ladyland rappresenta il capolavoro di Hendrix, la punta massima della sua vena creativa e visionaria, che ancora oggi a più di trent'anni continua ad illuminare ed emozionare.
Jimi Hendrix
Electric Ladyland
1968
la copertina originale era questa, poi censurata:
"Cantare per reclamizzare la carta igienica...Puoi aver bisogno di soldi, ma allora vai a rubare al supermercato della 7 - 11 ! Fai qualcosa di dignitoso! Non sopporto la gente che permette alla propria musica di essere nient'altro che jingles pubblicitari per un paio di jeans o una lattina di Bud. Ma molti musicisti non posseggono i diritti sui loro brani. Se John Lennon avesse avuto anche la piu' lontana idea che un giorno Michael Jackson avrebbe potuto decidere sull'utilizzo del suo materiale, sarebbe uscito dalla tomba e l'avrebbe preso a calci nel culo, ma cosi' forte che tutti noi ci saremmo divertiti."
Tom Waits
[Modificato da tom waits 26/02/2004 13.51]