00 26/11/2002 11:33
I parte
PROGETTO DI LEGGE - N. 910
Onorevoli Colleghi! - Riteniamo doveroso presentare anche in questa legislatura la seguente proposta di legge, in quanto l'attualità delle norme che detta è stata confermata proprio dal trascorrere del tempo, rendendo necessario un suo spassionato ma urgente esame.
Non sappiamo se i comunisti italiani, che nel passato si chiamavano PCI ma che oggi si chiamano in modo diverso, solo come gruppi parlamentari, debbano godere di immunità permanenti speciali in questo regime di corruttori e di corrotti. La verità è che nonostante si alternino Presidenti del Consiglio, Ministri del commercio con l'estero o delle finanze, non si riesce nemmeno ad indagare sulle tangenti che il nostro gruppo politico ha denunciato sin dal 1978, con interrogazioni e interpellanze che mai hanno avuto risposte o smentite. Le coperture evidentemente sono anche istituzionali, perché nemmeno si è risposto da allora a quella nostra interrogazione, del 1978, né all'interpellanza del 2 aprile 1980; e tanto meno si è posta in discussione la nostra proposta di legge n. 2749, presentata il 28 luglio 1981, che chiedeva una inchiesta parlamentare sulle tangenti e finanziamenti, che apparvero allora, da parte di centinaia di società, della misura di circa 150 miliardi di lire in un anno a favore del PCI.
Riproponiamo ora il problema ricordando, tra l'altro, che della vicenda venne interessato, senza seguito, anche il procuratore della Repubblica di Roma. Mai smentite, dunque, mai assoluzioni.
Diviene ora inderogabile, una volta per sempre, accertare in termini morali e politici la verità di questa sconcertante vicenda, già di per sé vergognosa, perché l'insabbiamento operato ha un suo preciso significato, di difesa ad oltranza, senza discutere, degli interessi dell'ex PCI. In questa legislatura non daremo tregua a quanti, nei più alti vertici, continueranno in questa operazione di occultamento e di complicità.
Ricordiamo ora i fatti.
Il 26 luglio 1978 venne rivolta una interrogazione a firma Tremaglia ed altri deputati del MSI-destra nazionale ai Ministri delle finanze e del commercio con l'estero nella quale si chiedeva:
"se fossero a conoscenza di quanto scritto nel libro Vodka-Cola edito da Vallecchi in merito all'impero finanziario del PCI, i cui proventi, attraverso società direttamente o indirettamente controllate o per tangenti percepite, si aggirerebbero intorno ai 150 miliardi di lire in un anno;
se volessero accertare la verità circa le notizie pubblicate;
se volessero attivare la Guardia di finanza per stabilire le reali entrate del PCI, anche in rapporto alle dichiarazioni pubbliche fatte nel bilancio da quel partito;
se volessero rispondere, i Ministri interrogati, sui redditi degli ultimi cinque anni delle società elencate descritte, per centinaia di ditte, con la loro ragione sociale;
se, anche agli effetti fiscali, si volesse stabilire se e in quale misura fossero avvenute evasioni o illecito traffico di valuta con danno alla collettività nazionale".
Questa era la sostanza delle domande e delle questioni, alle quali i Ministri, che vivevano in quel tempo nel compromesso della solidarietà nazionale, in una maggioranza politica comprendente il PCI, non risposero.
Non dissero se erano a conoscenza di quanto loro richiesto.
Non accertarono la verità.
Non fecero intervenire la Guardia di finanza e non indagarono sui bilanci del PCI.
non dissero nulla sulle eventuali evasioni fiscali, né sul possibile commercio di valuta, e il silenzio totale cadde sulle tangenti al partito comunista.
Finì quella legislatura e il 2 aprile 1980 venne presentata al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del commercio con l'estero e al Ministro delle finanze una interpellanza a firma Tremaglia ed altri deputati del MSI-destra nazionale, ove si chiedeva di conoscere, sempre sullo stesso oggetto della precedente citata interrogazione e con riferimento puntuale alla stessa, le linee sulle quali il Governo intendeva muoversi di fronte ad una situazione sempre più grave che coinvolgeva in grosse operazioni finanziarie e commerciali il PCI, impegnando, secondo le notizie pubblicate, la stessa attività economica del Governo all'estero.
Si ripeterono quindi nell'interpellanza le domande già proposte nella interrogazione.
Anche questa iniziativa parlamentare non ha avuto alcun seguito.
Noi non indaghiamo su questo persistente diniego, che tra l'altro viola le disposizioni del Regolamento della Camera dei deputati sul sindacato ispettivo, ma registriamo il fatto, nella sua gravità, perché la vicenda trattata non è semplice fatto di cronaca, o notizia di scarso rilievo, ma è questioneassai importante nei suoi risvolti non solo economici, ma politici, nazionali e internazionali, così da considerarsi di dimensione straordinaria. Il silenzio diventa inspiegabile, ma è certamente pesantemente colpevole e richiede una vera e propria inchiesta.
Si deve aggiungere, per la credibilità della denuncia, che i nominativi delle società, che sono qui allegati, sono stati tutti scritti sul libro Vodka-Cola da parecchi anni e nessuno ha mai fatto smentite, né smentite ha fatto il partito comunista italiano, quando gli stessi elenchi e le stesse denunce sono stati pubblicati sul settimanale OP di Pecorelli; né dopo la nostra interrogazione del 1978; né dopo l'interpellanza del MSI-destra nazionale del 2 aprile 1980, cioè dopo che il tutto è agli atti della Camera dei deputati.
Ora, di fronte a questa situazione, non ci rimane altro, per chiarire incertezze e responsabilità, per colpire quanti hanno commesso e continuano a commettere illeciti, che invocare un'azione approfondita di una inchiesta parlamentare su tutti gli aspetti di questo scandalo che coinvolge privati e multinazionali e un partito politico italiano. Oggi, poi, considerata l'urgenza, specie in questi tempi, della moralizzazione ovunque si presentino illegalità e manovre di lucro che, come in questa occasione, possono configurare gravi reati e danni per gli interessi nazionali.
Quanto, poi, è accaduto nel nostro Paese ha portato alla luce un complesso di situazioni di sottofondo che, pur essendo ancora in ombra, hanno fatto tuttavia sentire il loro peso proprio perché aggravate dal dubbio e dalle incertezze che le circondano.
Della nota, confusa e destabilizzante operazione della "P2" non ci interessa tanto quello che è stato detto o scritto, oppure, più esattamente, quello che con voluta dosatura si è inteso far conoscere. E evidente che la nostra fragile Repubblica nella sua tormentata navigazione ha trovato sulla propria strada un iceberg. Ma non vi ha cozzato contro. Lo ha solo preso di striscio, ha fortemente rollato. La barca si è inclinata, si sono aperte nelle fiancate alcune vie d'acqua e, seppure notevolmente appesantita ha cercato, come se nulla fosse successo, di riprendere la sua incerta navigazione.
Ma tutti sanno che la parte affiorante di un iceberg rappresenta solo un limitato ingombro rispetto alla massa nascosta, a quella massa su cui la chiglia di questa nostra nave sembra essere ancora sopra.
E noi, oggi, con questa proposta di legge, intendiamo far accertare di quale natura, di quale spessore sia anche in altre direzioni questo banco subacqueo per comprendere quali possibilità di galleggiamento vi siano per la nostra nave o se il reiterato raschiare di fondo non abbia già aperto o stia per aprire altre falle.
Vogliamo che la giustizia sia assoluta e che non ci si fermi, quando la controparte è l'ex PCI.
Di fronte all'incidenza della "P2" sulla vita politica e sociale del Paese, anche se si tenta di tacere, ma quando a tutti i livelli sorgono moralizzatori, accusatori, giudici, noi chiediamo che in concomitanza con le non trascorse grandi manovre di Gelli, e dei suoi fratelli, si voglia affrontare con estrema decisione il problema del finanziamento occulto dell'ex partito comunista nel rapporto di attività economiche con i Paesi dell'est.
Noi non portiamo nulla di nuovo perché quanto diciamo è già stato detto e scritto nel libro Vodka-Cola ma, forse, allora, i tempi non erano ancora maturi per interessare a fondo Governo ed opinione pubblica e la denuncia, coraggiosa, poteva allora apparire anche espressione di fantapolitica.
Oggi è indispensabile accertare i fatti, specie quei fatti che tutti noi sentiamo immanenti, ma che sfuggono per le troppe connivenze che li difendono.
In allegato a questa relazione portiamo un elenco diviso in quattro parti: il primo elenco comprende le società che sino al 1978 erano direttamente controllate dal PCI; il secondo elenco indica le società multinazionali miste a capitale italiano e di un Paese comunista; il terzo elenco le società multinazionali miste di capitale italiano e di un Paese comunista e di uno occidentale; infine, l'elenco delle società che avrebbero cooperato con il PCI in affari con i Paesi dell'est.
Gli elenchi, come già detto, sono rapportati alla data del 1978. Spetta alla Commissione parlamentare di inchiesta accertare quali nuove società siano da aggiungersi, quali ormai non siano più in attività in modo da avere una base concreta di indagine e di accertamento.
La nostra richiesta di una inchiesta parlamentare su così vasto spettro sottolinea tra l'altro, ed è molto interessante nell'attuale contingenza, che nel quarto elenco, già nel 1978, era compresa la società Giole spa con sede a Castiglion Fibocchi (Arezzo): e di questa società risulta essere stato partecipe Licio Gelli e la Sacom di Arezzo il cui amministratore delegato era sempre Licio Gelli.
Le connessioni fra il "gran maestro" Licio Gelli e le Botteghe Oscure provengono quindi da data non sospetta ed è urgente e necessario che anche sotto questo aspetto altra luce sia fatta sulle società indicate negli elenchi, sui beneficiari delle tangenti, sul loro ammontare, su quanto ormai è indispensabile che il Paese conosca.
Anche Licio Gelli, dal 1978, non ha mai smentito e così si sono comportati nel muto atteggiamento il Presidente del Consiglio dei ministri del 1978 e i suoi legittimi predecessori, nella loro inazione, e così si sono logicamente adeguati i Ministri del commercio con l'estero, dichiarati fratelli Stammati e Manca, e il superinquisitore Ministro Reviglio che non ha osato dare notizie sulle evasioni delle società che noi abbiamo segnalato nell'alleanza commerciale con il PCI; e poi il "superduro" Formica.
L'articolato della proposta di legge istitutiva di una Commissione parlamentare di inchiesta è conseguente alla impostazione più rigorosa per riproporre, come dovere, anche in questo campo la "questione morale". Le forze politiche sono chiamate ad una verifica necessaria che costituisce la prova autentica del loro costume e del loro impegno per la difesa degli interessi nazionali.
Vedremo, e soprattutto lo constateranno gli italiani, chi sarà a favore e chi contro per questa operazione di "pulizia generale".