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Ufologia, un interpretazione psicologica

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    alekxandros
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    00 24/12/2004 23:45
    L’Ufologia è senza ombra di dubbio una materia complicata, difficile da trattare. Gli approcci sono diversi, ci sono coloro che ad ogni segnale si lasciano andare a facili entusiasmi, ci sono poi quelli più prudenti, gli scettici, e come sappiamo bene non mancano coloro che, soprattutto nella cosiddetta scienza ufficiale, non concedono appelli o possibilità sulla questione ufologica.
    A prescindere dalle mie convinzioni sulla materia, provo, forse in forma provocatoria (nel senso di stimolare un dibattito costruttivo), a dare una interpretazione, diciamo così, antropologica, sociologica, psicologica della questione.
    Da dove nasce tutta questa voglia di "contattismo", di nuovi mondi, di universalismo, di new age? Tutto nasce, forse, da un esigenza interiore dell'uomo. Dai tempi dell'Odissea l'uomo è stato un viaggiatore, un esploratore, alla continua ricerca di nuove terre (le terre abitate dai mostri della mitologia greca, che probabilmente corrispondevano alla nostra Italia, Scilla e Cariddi, i Campi Flegrei...oppure il Nuovo Mondo, la ricerca delle Indie...), di nuovi luoghi da esplorare, di nuovi spazi vitali. Forse oggi l'uomo si sente stretto dentro questo mondo (e il paradosso è che in realtà l'uomo conosce davvero poco questo mondo, ma crede di conoscerlo bene, e ci si sente stretto), si sente come un pò soffocato, forse perché sono le nostre società, così materiali e materialistiche, che ci soffocano, o meglio soffocano la nostra spiritualità interiore. Quindi ecco la voglia di evadere dal materialismo, dai lacci che costringono e soffocano ogni anelito spirituale (un mondo di consumatori e basta...), e quindi la voglia di new age, con tutto il suo carico di millenarismo, scenari apocalittici, contatti alieni, rinascite. Forse l'uomo cerca gli alieni, cerca contatti con altri mondi, perché vuole fuggire da se stesso, dal se stesso che rifiuta, quello legato ai vincoli materiali, quello la cui spiritualità è soffocata, i cui valori sono confusi, i cui orizzonti appaiono chiusi, gli spazi ristretti. Forse dietro tutti questi fenomeni c'è soprattutto questo. Il Mondo oggi appare piccolo, circoscritto, chiuso, sia a causa della velocità imperante nella nostra epoca, sia perché grazie alla tecnologia e alle comunicazioni tutto appare più compresso, più vicino, e forse più scontato. Abbiamo la sensazione che non ci sia più nulla da scoprire, perdiamo interesse per il nostro mondo (e a questa perdita di interesse non è certo estranea la realtà politica mondiale, le incertezze legate alla società attuale, alle guerre, al distacco che sempre più si crea tra le genti e chi le governa), e rivolgiamo altrove, nel cielo, nell’Universo, le nostre attenzioni (e forse le nostre speranze). La nostra forse è una fuga, non una fuga dalle responsabilità, ma di fronte, spesso, alla ineluttabilità degli eventi (nonostante le migliori intenzioni non riusciamo certo a fermare le guerre, o le ingiustizie, o le morti per fame, o a fermare l’affermarsi dei valori imperanti, quali il consumismo, la competizione ad ogni costo, il potere), e al peso di un materialismo che opprime, siamo tentati da una fuga verso mondi inesplorati, e da lì nasce la nostra voglia di contatti con entità spiritualmente più avanzate, in grado di sollevarci da questo stesso, opprimente materialismo, da una realtà che percepiamo sempre più estranea ed incomprensibile.
    Questa è soltanto una mia estemporanea interpretazione della questione ufologica, chiaramente in chiave psicologica, relativa ai motivi inconsci che forse ci spingono ad avere curiosità per una materia complessa quale l’ufologia (ma il discorso non si esaurisce con essa). Il dibattito è aperto.


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    Fantasma dell'Opera
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    00 25/12/2004 10:47
    Mi trovo decisamente d'accordo con te. Ora, non è che voglio bollare tutti gli ufologi come visionari delusi dalla loro vita, però è innegabile che per le ragioni che tu hai descritto l'uomo è sempre portato a fantasticare, viaggiare, scoprire, esplorare, e quindi visto che sulla terra non c'è più niente da scoprire (ogni angolo del pianeta è stato visitato, fotografato e ripreso), l'attenzione si rivolge al cielo.

    Ripeto, non voglio fare di tutte le erbe un fascio, però senz'altro quella che hai fornito è un'ottima spiegazione per quella fascia di "credenti" che ti dicono "sì, penso che ci siano gli alieni e che un giorno li vedremo" così, a livello di convinzione personale, senza che si mettano lì a ricercare documenti, leggere libri o pagine internet sull'argomento, discuterne attivamente etc etc....

    Perchè alla fine (e qui andiamo a citare X Files [SM=x39901] ), anche se nell'universo potremmo non essere soli... qui sulla terra siamo definitivamente tutti soli [SM=x39854]
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    alekxandros
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    00 25/12/2004 15:41
    In effetti hai centrato il senso del mio discorso, della mia interpretazione della vicenda. Infatti neanche io voglio fare di tutta un erba un fascio, per carità, però è innegabile, o così almeno a me sembra di interpretare (sotto un profilo soprattutto psicologico), che molti di coloro che si interessano all’ufologia tendono a “credere” acriticamente ad ogni cosa venga loro proposta, questo perché sentono, forse soltanto a livello inconscio, una forte necessità di credere, che nasce appunto dalla sensazione che qui a casa nostra non ci sia più, ormai, nulla da scoprire, né spazi nuovi da esplorare. Quindi la voglia di esplorare nuovi lidi, la voglia di scoprire nuove prospettive, porta inevitabilmente a guardare al cielo, alla ricerca di Ufo, alieni, presenze, contatti…ma non possiamo rapportarci all’ufologia seguendo soltanto degli impulsi inconsci, non possiamo tradurre le insoddisfazioni o i sensi di disagio in accettazione acritica di ogni paventato scenario relativo a contatti o presenze…così rischieremmo di fare dell’Ufologia un qualcosa di poco scientifico e peggio ancora faremmo dell’Ufologia una fede, e la fede è qualcosa che dobbiamo lasciare alla sfera religiosa. In questo campo, se vogliamo assumere un atteggiamento serio, dobbiamo far nostri gli strumenti e i metodi scientifici (per quanto sia difficile o, secondo alcuni, impossibile), in sostanza servono prove, ricerche, studi…tutto il resto è fantascienza, proiezione di un desiderio che se non supportato da prove e da sostanza resta soltanto il sogno di un visionario, uno scenario da letteratura, la risposta ad un disagio interiore…un saluto.