io l'ho visto.
Il nuovo film di Roman Polansky è sicuramente un film classico, da ogni punto di vista, sia quello puramente tecnico, che quello narrativo. Come ho letto su una recensione, non è una rivisitazione del Romanzo di Dickens, ma una visitazione, seppure con alcuni tagli alla vicenda dovuti sia ad esigenze cinematografiche che di un voluto adattamento in qualche modo autobiografico del regista.
Ma andiamo con ordine: dal punto di vista tecnico il film è assolutamente ineccepibile, dalle scenografie, ai costumi, dalla fotografia alla ricostruzione storica, persino nei volti dei personaggi di contorno fortemente caratterizzati anche nei tratti e nella gestualità come fossero usciti direttamente da un romanzo ottocentesco…a tratti quasi grotteschi. Anche dal punto di vista narrativo il film si presenta appunto come consueta trasposizione e non offre novità rispetto a tante altre viste in passato. Ma questo di per sé non sarebbe un difetto a mio personale avviso perché la classicità e la fedele trasposizione non sono per forza viste con un’accezione negativa (ovvero preferisco un film classico ben fatto ,che un film innovativo a tutti i costi, ma sconclusionato) anche perché a dire il vero una novità c’è, ovvero , come detto sopra, l’eliminazione di tutta quella parte della vicenda più squisitamente da romanzo d’appendice dell’epoca (parentele e nascite svelate, coincidenze affascinati, ma piuttosto fantasiose e improbabili), rendendo l’intreccio più realistico e crudo. No il vero difetto del film per me è la sua sostanziale freddezza, dando quella impressione di compitino ben svolto, ma affrettato. Si coglie quasi l’ansia di dire tutto comprimendo la storia in due ore di pellicola, ma presentandola in una bella confezione con cura maniacale e quasi filologica dei particolari. A scapito però delle emozioni, che invece suscitava a piene mani un film come IL PIANISTA , altrettanto classico ma ben più potente dal punto di vista della partecipazione emotiva e della caratterizzazione dei personaggi. Non che gli attori non siano bravi. Lo stesso Oliver è interpretato da un ragazzino molto adatto al ruolo, ma purtroppo penalizzato da una sceneggiatura che rende la dolcezza e l’innocenza del personaggio, ma troppo passivo a mio avviso. Anche i ragazzini e gli altri comprimari sono molto bravi, soprattutto quelli che vestono i panni di Dodger e di Nancy, ma anch’essi rimangono piuttosto abbozzati. In generale non si ha il tempo e l’occasione per affezionarsi a questi personaggi, per capirli, non sono insomma abbastanza approfonditi. Unica eccezione forse per Ben Kingsley, che con poche efficaci “pennellate” ci presenta un Fagin comico, meschino, patetico nello stesso tempo, ma che suscita anche una certa tenerezza. In generale comunque c’è una sostanziale freddezza in questo film ben realizzato, ma in modo sbrigativo e senza il giusto mordente, senza le emozioni che una storia come questo classico di Dickens dovrebbe suscitare (le uniche scene che mi hanno davvero commossa sono state quella semplice, semplice della vecchietta che soccorre Oliver durante il suo lungo cammino verso Londra, e quella finale della visita a Fagin in prigione). In conclusione potrei dire che, visto il regista, mi aspettavo molto di più da questo film: un’occasione mancata.
Voto: **1/2