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Martino: "Porto d'armi come in Usa"

Ultimo Aggiornamento: 24/04/2002 00:34
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Scoppia la polemica contro ministro
Porto d'armi per tutti come in America. Il ministro della Difesa Antonio Martino ha detto di essere d'accordo con la liberalizzazione delle armi e subito è scoppiata la polemica. Attraverso i microfoni di Radio Radicale il ministro ha auspicato norme più semplici per ottenere il porto d'armi. Dai sindacati di polizia, agli obiettori di coscienza, dagli esponenti politici al sociologi, tutti si sono detti contrari alla proposta di Martino.
Martino ha detto: "La legislazione restrittiva in materia di possesso di armi ha disarmato quanti obbediscono alle leggi, non ha disarmato i delinquenti". Poche parole, definite "sconcertanti" dal capogruppo della Margherita in commissione difesa alla Camera Giuseppe Molinari, "inquietanti" dal sindacato di polizia Silp-Cgil e "un grosso errore" dal sociologo Domenico De Masi.
"Sono sconcertanti le dichiarazioni del ministro - ha detto Molinari - il qualunquismo con cui Martino affronta una questione così delicata dovrebbe allarmare tutti". Ed ha ricordato come "proprio negli Usa, presi ad esempio dal ministro, vi è un ampio movimento di opinione che chiede una restrizione di queste norme anche in considerazione dei tragici episodi che ripetutamente scuotono quel Paese".

Paolo Cento (Verdi) ha invitato il ministro a imparare da Chirac e non inseguire "l'estrema destra nel cavalcare le insicurezze dell'opinione pubblica evocando addirittura la libera detenzione delle armi per i cittadini privati".

Proporre facilitazioni per ottenere il porto d'armi "è un grosso errore" per il sociologo De Masi, convinto che questo sia uno dei pochi casi in cui il modello americano "non debba essere seguito". In America, secondo il sociologo, "il numero di crimini commessi è tale da fare degli Usa uno dei Paesi più mostruosi al mondo, da questo angolo di visuale".

A favore della proposta di Martino l'Associazione "Sos Italia" di Udine, che da anni porta avanti la campagna per la diffusione del porto d'armi per legittima difesa. "Applaudiamo a questa sua presa di posizione - ha detto Diego Volpe Pasini, il fondatore - e al suo giusto riferimento al secondo emendamento della Costituzione americana di fronte a una criminalità sempre più armata e sempre più pronta a fare rapine per piccoli importi e all'impossibilità per le forze dell'ordine di garantire l'assoluta sicurezza dei cittadini. E' giusto e legittimo - ha aggiunto - che un padre di famiglia difenda se stesso, la sua casa, i suoi figli i suoi averi con l'utilizzo proprio delle armi".

Le parole del ministro non sono piaciute, invece, ai sindacati di polizia: "Le dichiarazioni di Martino sono inquietanti - ha detto Claudio Giardullo del Silp-Cgil - il ministro farebbe bene a documentarsi sul numero e sulla gravità dei reati che quotidianamente vengono commessi con le armi negli Stati Uniti".




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"Licenza di difendersi" contro i banditi
Il ministro Castelli: "Si potrà sparare senza essere incriminati"
Basta subire passivamente, basta aspettare di farsi sparare prima di poter reagire, basta con le condanne a chi fa fuoco contro i criminali: se il ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli, riuscirà a far passare la propria posizione, presto, con la riforma del Codice penale e dell'articolo sulla legittima difesa, potrebbe arrivare la "licenza di uccidere", o quantomeno quella di potersi difendere. "Io sono dalla parte di Abele", ha sottolineato il Guardasigilli alla fine dello scorso novembre, e proprio per questo ha annunciato che segnalerà alla commissione per la riforma del codice penale "l'opportunità di apportare correttivi alla normativa sulla legittima difesa attualmente in vigore". Insomma, Castelli auspica che non si possa più essere condannati per aver sparato a un rapinatore.
Il ministro (nella foto a fianco) ha espresso la propria posizione rispondendo, alla Camera, all'onorevole Luciano Dussin, che sottolineava come "in molte occasioni i cittadini vengono aggrediti nelle loro abitazioni da criminali senza scrupoli. La legittima difesa non è pienamente garantita dall'articolo 52 del Codice penale, tanto che, in diverse occasioni, l'opinione pubblica è rimasta scossa da sentenze che colpevolizzano i cittadini per presunto eccesso nell'esercizio di questo diritto". Per Dussin, insomma, il Codice consente di difendersi solo quando potrebbe ormai essere troppo tardi.

La legittima difesa, prevista dall'articolo 52 del Codice penale, prevede infatti che "non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un proprio diritto o altrui contro il pericolo attuale dell'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa". Ed è proprio quella specifica, "proporzionata all'offesa", che spesso si rivolta contro il cittadino: in pratica, non si può sparare se il criminale non spara per primo. La legittima difesa, poi, è tale solo a due condizioni: che ci si limiti all'azione strettamente necessaria a difendersi (non è cioè lecito agire in modo più violento di quanto strettamente indispensabile, e quindi, ad esempio, non si può sparare a un rapinatore che fugge) e che chi si difende non abbia dato causa volontariamente all'aggressione.

Il codice, inoltre, prevede l'eccesso colposo di legittima difesa, che si configura quando "si eccedono colposamente i limiti stabiliti dalla legge ovvero imposti dalla necessità". In sostanza, ancora una volta, si ribadisce il fatto che non è lecito reagire con più forza di quella strettamente necessaria. E se lo si fa, "si applicano le disposizioni concernenti i delitti colposi".

Secondo Dussin, la legge prevede dunque che la vittima di un'aggressione debba prima subire l'atto violento e poi reagire in modo proporzionato: "Va da sé - ha sottolineato il parlamentare - che la reazione arriva sempre a "tempo scaduto" con conseguenze drammatiche per i nostri concittadini: questo è un fatto al quale un Paese civile deve porre rimedio". E Castelli si è detto d'accordo, assicurando che sottoporrà la questione alla Commissione presieduta dal magistrato veneziano Carlo Nordio.




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