Il mercato della musica online gestito dalle case discografiche crolla del 39% nell'ultimo trimestre e le major piangono
Se la pirateria musicale ha ormai rotto gli argini producendo nel settore del mercato discografico una gravissima crisi, quella on line non è certo da meno. I numeri parlano chiaro e annunciano la disfatta dei Padroni della musica. Un vero disastro, dettato non solo dalla scarsa sensibilità delle Major di fronte alle nuove tecnologie, dalla fioritura di sistemi "peer to peer" che permettono lo scambio gratuito di musica in rete, ma soprattutto da una mancanza di regolamentazioni e leggi che tutelino il diritto d'autore. Una recente indagine di comScore Media Metrix, mostra come le vendite di musica online sono calate vertiginosamente negli ultimi due anni.
L'analisi, basata su un campione di un milione e mezzo di utenti, ha evidenziato tra il 2001 e il 2002 il calo è stato vertiginoso 12 %, 28 %, fino a raggiungere il 39% nel primo, secondo e terzo trimestre del 2002. «L'industria musicale attribuisce a una varietà di fattori il declino degli acquisti di musica on line da parte del pubblico: un'economia lenta, meno canzoni e gli attachi dalla pirateria», dice Peter Daboll, presidente di divisione di mezzi comScore Metrix, una divisione di reti comScore. La RIAA (Recording Industries Association of America) ha subito risposto che bisogna agire immediatamente e soprattutto con interventi che riguardino una legislazione chiara e precisa in merito. Secca anche la posizione della Fimi, la federazione che riunisce i "produtttori" di musica. «L'industria discografica non è assolutamente contro internet o contro mp3 come innovazione tecnologica, ma è contro l'utilizzo illecito della tecnologia», si legge nel suo sito ufficiale.
Internet e la possibilità di scaricare brani musicali dalla rete costituiranno una parte essenziale del futuro dell'industria discografica. Ma tutto questo dovrà avvenire con la garanzia che chi ha prodotto il brano, gli artisti e gli autori ricevano un'adeguata tutela. Il fatto è che le Major non hanno forse compreso in tempo la potenzialità dell'on line e ora sono in ritardo. Molte case discografiche tra cui Bmg ed Emi music, permettono agli utenti sia di scaricare i brani (singoli di successo) sia di ascoltarli in streaming, mettendo a disposizione del navigatore anche video e foto. Ma tutto questo sembra non bastare. E forse se le istituzioni la smettessero di considerare la musica come un bene di lusso imponendo al prezzo del cd la cifra assurda dell'Iva al 19%, qualcosa potrebbe anche muoversi.
Il vero consumatore di musica è di solito un feticista, uno che ama avere a casa i propri cimeli discografici siano essi in formato vinile, cd o mp3, e questo sta a significare che se i dischi costassero meno, forse si potrebbe operare in modo da arginare tutti i tipi di pirateria. Magari in tutto questo un po' di colpa sta proprio nelle major, che non hanno capito la trasformazione che la musica stava subendo. Anzi, in un primo momento si sono fatte paladine della giustizia divorando e attaccando tutto ciò che le circondava. Napster ne ha fatto le spese, ma contemporaneamente al software di Shawn Fenning hanno proliferato siti simili come Morpheus, WinMx e molti altri. Gli accessi di Kazaa hanno dell'incredibile: 10 milioni di utenti domestici nella sola America nel settembre 2002. E le major piangono. Chi è causa del suo mal...
15 novembre 2002
Abbassate i prezzi