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L'autunno del patriarca: Fidel Castro

Ultimo Aggiornamento: 25/04/2005 13:35


Nel 2002 Oliver Stone ha trascorso tre giorni a Cuba in compagnia di Fidel Castro. Ne ha ricavato una trentina di ore di filmato dalle quali ha poi tratto i 100 minuti di questo interessante documentario. "Comandante" è un lavoro cinematograficamente pregevole e intellettualmente molto onesto, proprio perché Stone si dichiara apertamente di parte e non ci prova neanche a nascondersi dietro una falsa obiettività.
Così vediamo il Lider Maximo concedersi alla macchina da presa di Stone in modo del tutto informale e ripercorrere con lui, che spesso gli compare accanto, i quasi cinquant'anni della sua storia politica e umana, a partire dal 1959, anno della vittoria della Revolucion.
Il tempo della clandestinità e della macchia, l'amicizia con Che Guevara e con gli altri compagni, la Baia dei Porci e la crisi dei missili, il regime. E' un Castro che si lascia andare a giudizi taglienti su Nixon (miserabile politicante ipocrita) e Gorbaciov (improvvido affossatore del comunismo), un Castro per nulla sussiegoso, lucido, spesso spiritoso, ancora ribollente di furori veteromarxisti, di impeti assolutisti e di dubbi libertari. Un Castro che si vanta delle sue tante realizzazioni socioculturali (qui anche le puttane sono laureate) e che glissa disinvoltamente sui lati più oscuri del regime: arresti, repressioni, esili, fughe, condanne. "Dittatore io? Solo di me stesso" si domanda e si risponde l'amabile Fidel. Un Castro che si definisce anticonsumista e sfoggia ammiccando un bel paio di scarpe Nike, che si professa ateo ma dichiara serissimo che il popolo ha bisogno anche della religione. E così via.
E' un ritratto senza dubbio apologetico che, non a caso, nessuno ha voluto distribuire negli Stati Uniti. Ma c'è in questo "Comandante" di Oliver Stone una vistosa ancorché involontaria contraddizione. Ed è proprio in virtù di questa contraddizione che il documentario si salva e risulta alla fine interessante. Mentre la macchina da presa segue impietosamente da vicino Fidel Castro, a volte persino lo incalza con brutalità, ne esalta inevitabilmente il declino fisico. Il passo ormai è un po' traballante, la faccia è floscia, la barba è pateticamente bianca, la parola si invischia spesso nella trappola della dentiera che la s castigliana rende molto scivolosa. E alla fine, l'immagine che emerge, al di là delle buone, agiografiche intenzioni di Stone, è quella di un vecchio disperatamente e pateticamente attaccato al potere, di un patriarca senza eredi, per usare l'espressione di Garcia Marquez, arrivato ormai all'estremo limite del suo autunno.
25/04/2005 13:35
 
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