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Ci risiamo, le vacanze hanno i giorni contati e per un italiano su due il rientro sarà tutt'altro che soft. Stanchezza, irritabilità, senso di inadeguatezza, tachicardia...Gli esperti la chiamano "sindrome da rientro" e arriva puntuale quando si ricominciano le attività abituali. Il problema è riadattarsi a ritmi e tempi "pre-vacanzieri". Ecco come fare
Quelli che...le vacanze son finite
Come affrontare la sindrome da rientro
Ci siamo, complice il tempo, che ha fatto più bizze del previsto, l'estate sta finendo e per gli italiani comincia il lento ed inesorabile rientro dalle vacanze. Un rientro che, per uno su due, sarà tutt'altro che "indolore". Parola di Walter Pasini, direttore del Centro Oms per la Medicina del turismo, che parla di una vera e propria "sindrome da rientro". I sintomi? Stanchezza, irritabilità, senso di inadeguatezza anche di fronte alle cose più semplici. Ma anche disturbi del sonno, paura del futuro, tachicardia, sudorazione eccessiva.
Disagi che affliggeranno gli italiani soprattutto nei primi giorni di lavoro e di ripresa delle attività abituali dopo un periodo, breve o lungo, di vacanza e di relax.
Non c'è però di che preoccuparsi, rassicura Pasini, si tratta di una sindrome di carattere quasi "fisiologico": il periodo di ripresa delle abitudini di vita rappresenta infatti un momento di transizione, di riadattamento al nuovo. Ogni situazione nuova comporta uno sforzo da parte del nostro cervello, la cui caratteristica principale è senza dubbio la plasticità, che però varia da persona a persona.
Anche la vacanza del resto comporta uno stress, temperato però dal desiderio di raggiungere determinati obiettivi: riposo, divertimento, incontri, esperienze.
Il problema più grosso è che spesso si caricano le ferie di aspettative superiori a quanto si dovrebbe, e che tali aspettative non sempre vengono soddisfatte. La fine delle vacanze si carica così di frustrazione, delusione, aggressività e depressione. Stati d'animo che accrescono lo stress connesso al rientro alle normali attività lavorative.
Da non sottovalutare poi il disagio legato alle lunghe code, il rischio di incidenti stradali, il rumore, l'inquinamento ambientale legato al traffico e altre condizioni "stressogene" legate al rientro in massa.
Insomma si stava quasi meglio prima di partire, verrebbe da dire!
Ma non è tutto: più è lunga la vacanza, maggiore lo sforzo per recuperare l'efficienza lavorativa e la forma psico-fisica, che ci consentiva di avere successo nella professione svolta.
La vacanza, spiega Pasini, provoca un allontanamento dagli schemi mentali abituali che ci consentivano di organizzare la giornata lavorativa e di risolvere i problemi della vita quotidiana. Ne consegue che si può verificare un quadro di "Wash out" fortemente ansiogeno. Si dimenticano progetti, appuntamenti, numeri telefonici, schemi mentali, in breve si teme di perdere ciò che si aveva, con conseguenze sul piano economico, professionale, affettivo. Si teme, insomma, di non essere più ciò che si era prima delle vacanze. In realtà è stato però il nostro cervello a fare tutto, per consentirci il riposo ha cancellato il superfluo, cercando di eliminare il sovraccarico e consentirci il recupero.
Cosa fare per affrontare la sindrome da rientro? Pasini regala cinque consigli per superare il problema.
Eccoli:
1) Ricordare che i sintomi ansiosi che proviamo sono probabilmente sindrome da rientro e accettarli, ma senza assecondarli alimentandoli con pensieri negativi;
2) Darsi tempo per recuperare la forma e l'efficienza psico-fisica e non sovraccaricarsi di lavoro nei primi giorni di lavoro. Quindi: gradualità e non trascurare le necessarie ore di riposo notturno;
3) Prendere l'abitudine di affidare idee e progetti a un diario, a un computer portatile o a un registratore per non perdere la
progettualità;
4) Concentrarsi su pensieri positivi relativi alle opportunità che i mesi davanti a noi ci offriranno;
5) Evitare di proiettare sul collega di lavoro o su un proprio familiare le sensazioni di disagio e inadeguatezza tipiche di questo
periodo. |