Roma, 15 maggio (Velino) -
Famiglia? L’unica concessa in Vaticano è quella Pontificia. Mentre il Papa fa appelli a favore della famiglia, nelle sacre stanze si preannunciano tempi duri per i laici “accasati”: tra le nuove “indicazioni operative” dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica) in tema di organizzazione del lavoro e assunzione di nuovo personale, si chiede infatti di prestare una particolare attenzione all’assunzione dei laici, specie se con famiglia. “L’aumento del personale è destinato a divenire sempre più gravoso nel tempo, specialmente quando si tratta di dipendenti laici con famiglia. Si faccia caso anche soltanto all’aumento medio della durata della vita e all’incidenza crescente che questo avrà sulla durata del pensionamento e sul permanere del trattamento di reversibilità in capo al coniuge superstite” si legge in una Nota a firma del cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Apsa, indirizzata ai partecipanti alla riunione dei capi dicastero e responsabili di enti e organismi vaticani tenutasi il 21 novembre 2007 nel Palazzo apostolico, presieduta dal cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone. All’epoca, dalla riunione emersero solo i vantaggi economici in termini di aumento di stipendio per i dipendenti vaticani (laici compresi), scattati puntualmente dal gennaio 2008. Ma anche in Vaticano vale la legge per cui a ogni azione corrisponde una reazione. Si calcola che i nuovi parametri retributivi “faranno lievitare nel 2008 i costi del personale dipendente degli enti compresi nell’area di Bilancio Consolidato della Santa Sede per circa nove milioni di euro rispetto al consuntivo 2006”.
Il Vaticano ha così previsto di “tirare la cinghia” e tagliare i costi, soprattutto laddove si accumulano spese non previste dalla legge (il riferimento è al Regolamento generale della Curia Romana, del 1999). È richiesto più rigore nel rispetto degli orari di lavoro, fissato in 36 ore settimanali, e nella regolazione degli straordinari, norma spesso disattesa, per far rientrare il monte-ore all’interno dei tetti previsti dalla legge. Questo per il pregresso. Per il futuro è stata data disposizione di “esercitare, senza ulteriore indugio, il blocco delle assunzioni”, o al massimo ricorrere al tempo determinato o alla mobilità del personale. Proprio su questo fronte si apre il grande capitolo dei laici: “Si faccia caso anche soltanto all’aumento medio della durata della vita e all’incidenza crescente che questo avrà sulla durata del pensionamento”, per non parlare dei laici sposati per cui è da mettere in conto “il trattamento di reversibilità in capo al coniuge superstite”. Ogni nuovo dipendente laico è dunque “destinato a gravare sul sistema vaticano per un arco di tempo che, tra vita lavorativa propria, pensionamento e reversibilità a favore del coniuge superstite, può superare i 60/70 anni” si sottolinea nella “Nota” ad uso interno. In questa prospettiva è suggerito di attenersi alle Tabelle organiche (che stabiliscono per ogni dicastero l’organico completo, con la determinazione del numero di posti di lavoro previsti per ogni livello funzionale) e ad osservare i limiti in esse previsti.
In questo quadro fa riflettere la recente assunzione (per ora a tempo determinato) all’Osservatore romano di una giornalista donna e laica, prima redattrice nella storia del foglio d’oltretevere. Nonostante la scelta - secondo quanto dichiarato dal direttore - sia avvenuta esclusivamente in base al curriculum non si può non notare una “felice” coincidenza. La scelta di vita della giornalista infatti - come ha scritto il Corriere della sera che ne ha dato notizia - non prevede la costituzione di una famiglia. Poiché è noto che la problematica del lavoro femminile è il congedo per maternità, l’impegno esibito dall’Osservatore romano nell’assumere una donna (unico caso pubblicizzato di assunzioni in Vaticano), in questo caso non è indicativo quanto a sviluppo delle politiche familiari in Vaticano. È invece un valido esempio di come applicare le direttive di cui sopra.
I buoni vannoinvece ioche sonovado dove voglio
Errare è umano, perseverare è cattolico