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Il padre: "Era un vero capobanda"
A quasi un anno di distanza dalla morte di Marco Pantani, il dolore per quella scomparsa non si è ancora sopito, soprattutto in chi era vicino al campione di Cesenatico. Il padre Ferdinando ha un'idea precisa sulle vicende che hanno visto coinvolto suo figlio. "Aveva il carattere del capobanda - ha detto a La Stampa - e gliel'hanno fatta pagare: non gli hanno perdonato di aver difeso i suoi colleghi dopo lo scandalo del Tour".
La rabbia non è svanita, e si mescola al dolore ogni giorno che passa. E quando arriva la ricorrenza del giorno più triste, tutto si fa ancora più difficile. "Questi sono i giorni più brutti - ha detto Ferdinando Pantani - quando mi ritorna tutto in mente, quella volta che ci hanno chiamato in Grecia e non volevamo crederci, e non riuscivamo a crederci, perché era come se ci avessero detto che eravamo morti anche noi, ed era impossibile: sentivamo di soffrire, ci veniva da piangere, urlavamo. Noi eravamo vivi. È morto Marco, ci dicevano al telefono".
Dolore e rabbia. La rabbia per la piega che ad un certo punto ha preso la carriera, e con essa la vita, di Marco. "Anche quando era bambino voleva fare il capogruppo, voleva emergere - ricorda - e l'unica cosa che gli èer rimasta anche da grande era questo carattere da capobanda e gliel'hanno fatta pagare. Non riusciva a tirarsi indietro e non gli hanno perdonato di aver difeso i suoi colleghi, perché lui si era fatto in quattro per aiutare quelli che si sentivano perseguitati dopo lo scandalo del Tour".
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12/02/2005 14:09 |
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