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E' morto il Cabezon....

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2005 14:07
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Onore a un grande calciatore che ha fatto sognare gli amanti del bel calcio....

Enrique Omar Sivori



un interista rispettoso
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Per chi è interessato, qua è riportata la sua storia [SM=x39858]


Addio all'Angelo dalla faccia sporca

E' morto, all'età di 69 anni, Omar Sivori. E' stato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, simbolo di un calcio che sta scomparendo



Buenos Aires – E' morto Omar Sivori; si chiude un capitolo di storia del calcio. Un calcio in cui non esisteva, quasi, la televisione. Un calcio raccontato dalle fotografie e dalle cronache evocative dei quotidiani sportivi; un calcio capace di accedere la fantasia dei tifosi.

Sivori è morto per un tumore al pancreas nella sua casa di San Nicolas, provincia di Buenos Aires, dove era nato 69 anni fa. Ma i suoi dribbling , i calzettoni abbassati intorno alle caviglie, l'atteggiamento irriverente con il quale sembrava schernire gli avversari sono ancora vivi nella memoria di milioni di appassionati, sulle due sponde dell'oceano. Uno dei giocatori più grandi ed amati di tutti i tempi che oggi, sulle pagine del quotidiano El Clarin, Josè Sanfilippo, capocannoniere del campionato argentino per quattro anni consecutivi dal 1958 al 1961 definisce più grande di Maradona.

Cresciuto calcisticamente nel River Plate, con il quale esordisce nel 1954, il fantasista italo argentino si mette in evidenza nella Coppa America del 1957 ospitata dal Perù. Insieme ad Antonio Valentin Angelillo e Humberto Dionisio Maschio, Omar Sivori compone un trio delle meraviglie , capace di segnare 20 delle 25 reti complessivamente realizzate dall'Argentina che si laureerà campione della manifestazione. I tre diventano per tutti gli "Angeli dalla faccia sporca": tanto eleganti nelle loro giocate, quanto rudi nei lineamenti e nei modi di fare. Al termine della manifestazione continentale i tre si trasferiscono in Italia. Angelillo all'Inter, Maschio al Bologna e Sivori alla Juventus.

Sivori giunge in Italia per l'equivalente di 10 milioni di pesos, che il River Plate utilizza per ampliare il proprio stadio, il Monumental. In coppia col gallese John Charles, il giocatore di San Nicolas costringerà i dirigenti della sua nuova squadra ad ampliare la bacheca dei trofei. In otto anni trascorsi a Torino, Sivori conquista tre campionati e due Coppe Italia. Nel 1961 il suo talento viene consacrato con la vittoria del Pallone d'Oro . E' il secondo giocatore argentino a vincere il prestigioso riconoscimento dopo Alfredo Di Stefano, leggenda del Real Madrid.

Un campione assoluto, ma anche un grande amico, come lo ricorda, commosso, Antonio Valentin Angelillo, oggi osservatore di giovani talenti per l'Inter. "Con la morte di Sivori se ne vanno via 45 anni della mia vita: ho perso un amico e un compagno; una persona straordinaria" ricorda l'ex calciatore in possesso del record di maggior numero di reti segnate in un solo campionato (33 marcature in altrettante presenze con la maglia dell'Inter nella stagione 1958/59). "Ci siamo conosciuti nel 1957 – ricorda Angelillo - in occasione del Sudamericano di Lima nel corso del quale abbiamo sconfitto 3-0 anche il Brasile che nel 1958 avrebbe vinto i Campionati Mondiali in Svezia. Abbiamo vinto la coppa e, una volta tornati in Argentina, Sivori è stato immediatamente acquistato dalla Juventus. Pochi giorni dopo, Maschio si è trasferito al Bologna. Io, per ultimo, sono stato ingaggiato dall'Inter. In Italia abbiamo continuato a coltivare la nostra amicizia, sebbene vivessimo in tre città diverse: il Natale lo trascorrevamo sempre assieme".

Un'amicizia che è proseguita anche dopo la fine delle rispettive carriere agonistiche. "Ogni volta che tornavo in Argentina per lavoro ci vedevamo spesso alle partite. Lui, del resto, svolgeva l'incarico di osservatore per conto della Juventus e Maschio è inserito nel corpo tecnico del Racing Club". L'incarico di osservatore della Juventus, per Sivori era arrivato nel 1994, dopo che per anni i rapporti con la società bianconera sembravano essersi guastati.

Sivori aveva lasciato la squadra torinese al termine della stagione 1964/65, dopo una lunga squalifica per trasferirsi al Napoli, dove fece coppia con l'oriundo brasiliano Josè Altafini. " Siamo stati acquistati tutti e due dal Napoli – ricorda Altafini, oggi commentatore sportivo per Sky Sport Italia -, che era stato appena promosso in Serie A. Entrambe eravamo reduci da una stagione difficile, io al Milan e lui alla Juventus. Decidemmo allora di fare un patto d'onore per riscattarci e per evitare che la squadra retrocedesse, obiettivo che a fine stagione riuscimmo a centrare". Che ricordo conserva di Omar Sivori? "Era un giocatore che si allenava duramente perchè animato da una forte sete di rivincita. Da un punto di vista caratteriale, il suo atteggiamento non è mai cambiato: Sivori, diceva sempre quello che pensava. Tuttavia, mentre io ero un estroverso, lui era un introverso. In campo veniva picchiato sistematicamente perchè era abile a proteggere la palla: per questo motivo, credo, ha ricevuto tante squalifiche".

Nel 1968 Sivori, smette di giocare e torna in Argentina. In undici stagioni in Italia, colleziona 278 presenze in Serie A con 146 reti all'attivo. Disputa anche 9 partite con la Nazionale azzurra come oriundo, realizzando nove marcature. "Nel 1958 – ricorda a tal proposito Angelillo - io, Sivori e Maschio non potemmo partecipare ai Campionati Mondiali perchè chi giocava all'estero non veniva più convocato dalla Nazionale del nostro Paese. In quel contesto l'Italia ha iniziato a farci giocare nell'Under 23 e poi nella Nazionale maggiore fino alla partecipazione ai Mondiali del 1962. Indossare la maglia italiana è stato un onore. Per noi l'Argentina rappresentava tantissimo, ma non potendo giocare con la squadra del nostro Paese, siamo stati orgogliosi di rappresentare quello che ci ha dato una grande opportunità di crescita professionale e umana".

Tornato in Argentina, Sivori inizia la carriera di allenatore. Riprende il discorso esattamente da dove l'aveva lasciato: dal River Plate. Seguono le panchine del Rosario Central, dell'Estudiantes, del Racing Club Avellaneda e del Velez Sarsfield, fino all'avventura di commissario tecnico della Nazionale argentina ai Mondiali tedeschi del 1974.

Un legame profondo, quello con il Paese sudamericano e soprattutto con la città natale di San Nicolas, dove Sivori si era trasferito negli ultimi anni. "Ho avuto l'onore di conoscere Omar Sivori personalmente perchè era un amico di infanzia di mio padre – racconta Marcelo Alberto Carignani, attuale sindaco di San Nicolas, cittadina di 140 mila abitanti della provincia di Buenos Aires – e posso dire che era un grande uomo, tanto famoso quanto disponibile ".

Sebbene avesse lasciato San Nicolas all'età di 15 anni, quando il River Plate acquistò il suo cartellino dalla locale formazione del Club Teatro Municipal, Sivori non ha mai dimenticato i suoi natali. Un amore per San Nicolas che lo aveva condotto a fondare una scuola di calcio per aspiranti giovani calciatori, a cui ha attribuito lo stesso nome della squadra con la quale aveva espresso il suo talento, la Juventus . Ma se il campione di un tempo era disponibile con tutti, era d'altra parte estremamente riservato e non amava la celebrità, nè si adagiava sulle glorie del passato. "Più volte – ricorda infatti Carignani - come amministrazione cittadina abbiamo cercato di rendere omaggio a Sivori, ma lui ha sempre rifiutato ogni forma di onorificenza pubblica. Solo una volta siamo riusciti a festeggiarlo utilizzando uno stratagemma: gli abbiamo chiesto di aiutarci a organizzare una celebrazione in onore di Josè Omar Pastoriza (ex-calciatore dell'Independiente e della Nazionale argentina, grande amico di Sivori, ndr ) mentre in realtà il tutto è stato pensato per lui che ha potuto finalmente ricevere l'abbraccio pubblico della sua gente".

Ora che Sivori non c'è più, la municipalità di San Nicolas sta valutando il modo migliore per tributare un ultimo, caloroso, omaggio al suo illustre cittadino. "Prima però ne dovremo parlare con i familiari" conclude Carignani. Familiari che, accogliendo le disposizioni del defunto, hanno deciso di cremarne il corpo dopo una brevissima cerimonia funebre tenutasi in giornata (alle 15 ora argentina). Sempre assecondando le volontà del campione italico la Juventus, pur indossando il lutto il braccio nella partita in programma domenica contro il Messina, non osserveranno il minuto di silenzio tradizionale in simili circostanze. "Il calcio è una festa e deve rimanere tale" era la convinzione di Sivori.

Il club in cui il campione di San Nicolas ha giocato per 9 stagioni, raccogliendo i maggiori successi della sua lunga carriera ha comunque deciso di affidare ad una serie di comunicati ufficiali il cordoglio per la perdita di Sivori che, nel 1994 era rientrato nei ranghi societari come osservatore di giovani talenti argentini. Toccanti in particolare le parole di Roberto Bettega, Vice Presidente della società bianconera . "All'improvviso viene a mancarmi non un amico, ma un fratello maggiore a cui facevo da raccattapalle da bambino e di cui poi sono diventato più che amico".

La morte di Omar Sivori ha destato grande commozione sulle colonne dei giornali italiani e da quelli argentini. Questi ultimi hanno insistito nel paragone tra l'oriundo talento di San Nicolas e Maradona, da molti considerato il giocatore più grande di tutti i tempi. "Credo che il paragone possa starci – commenta Matteo Dotto, corrispondente dall'Italia per il quotidiano sportivo argentino Diario Deportivo Olè - perchè Sivori era un giocatore dotato di enorme talento, ma al tempo stesso bizzoso, poco amante della disciplina e delle pratiche d'allenamento . Inoltre avevano caratteristiche fisiche simili ed entrambi calciavano col piede sinistro. Rispetto a Maradona, però, Sivori era più cattivo in campo: Maradona è stato espulso un paio di volte in tutta la sua carriera, mentre Sivori ha collezionato trentatrè giornate di squalifica solo in Italia".

Ma le differenze tra Sivori e Maradona emergono soprattutto se si analizzano le rispettive parabole una volta terminata la carriera agonistica. "A differenza di Maradona – sottolinea infatti Dotto – Sivori seppe rimanere nel mondo del calcio intraprendendo la carriera di allenatore prima e di opinionista televisivo poi. Inoltre, Sivori fu un grande scopritore di talenti: fu lui, alla fine degli anni Settanta a parlare ai dirigenti della Juventus del giovanissimo Maradona. Poi, per vari motivi, legati alla chiusura delle frontiere ed alla contingente crisi della Fiat, l'affare non andò in porto".

Secondo Dotto, Sivori è stato uno dei primi calciatori che ha contribuito a rendere il calcio un grande fenomeno di spettacolo popolare nell'Italia che viveva gli anni della ripresa economica. "Era sicuramente un personaggio, immediatamente riconoscibile dal vezzo di tenere i calzettoni abbassati. Era un amante del dribbling; un giocatore che con le sue giocate irridenti faceva divertire il pubblico neutrale, faceva letteralmente impazzire i suoi tifosi e innervosiva gli avversari ".


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