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Non c'è niente di nuovo sotto il sole

Ultimo Aggiornamento: 20/02/2008 12:15
Non vi ricorda qualcosa?



Qui il riassunto del PERIODO DA NERVA fino A TRAIANO ( dal 97 al 117 d.C.)



Rientrato dalla guerra contro i Daci, Traiano, inizia e si dedicherà nei successivi tre anni, a rivoluzionare l'amministrazione con provvedimenti che andranno per molti anni a modificare la vita pubblica. Inizia quella che fu definita un'epoca dove la munificenza e la generosità non avevano confronti. Un'epoca nella quale i ricchi, seguendo gli esempi e le esortazioni dell'imperatore, consideravano un grande onore spendere il proprio denaro a favore della città.

Per riportare prosperità, i provvedimenti furono innanzitutto quelli che dovevano migliorare le vie di comunicazione. E se erano importanti quelle interne (come la via Appia fino a Brindisi) non di meno furono quelle nelle province, in Spagna, in Africa, ma anche sul Danubio verso la Dacia. Qui a Drobatae chiamò Apollodoro per costruire sul fiume Danubio uno delle opere più straordinarie per quei tempi. Un ponte che lo attraversava lungo più di un chilometro (1070 m)

Non pochi gli interventi sulla popolazione e sull'agricoltura. Distribuì 1000 sesterzi ad ogni ragazzo in età di matrimonio per favorire l'incremento demografico. Agli agricoltori fece distribuire prestiti senza interessi. E cosa molto nuova, per evitare la fuga di capitali all'estero obbligò i ricchi a investire un terzo del proprio capitale in Italia. Ma i provvedimenti più drastici li prese verso coloro che in precedenza avevano speculato, rubato, o comunque erano diventati ricchi mentre erano a capo di dipartimenti dell'amministrazione dello Stato. Per far questo Traiano dovette affrontare una riforma della giustizia. Le leggi c'erano, ma con Domiziano (ne fu anche costretto, ma intervenne in un modo sbagliato: col terrore) la legge era una sola: la sua. ;Magistrati e senatori li aveva esautorati. Morto lui -malgrado il qualche zona si era scelto degli ottimi elementi, tutto era sprofondato nell'anarchia.

IL PATTEGGIAMENTO PENALE. Traiano, cerca di far celebrare dei giusti processi penali, senza dover ricorre alle drastiche condanne che comminava il suo predecessore.

introduce questa procedura a

Iniziano così numerose udienze a carico di quei funzionari o costruttori edili che nel periodo domiziano approfittando della grande confusione politica e giudiziaria, avevano preso mazzette, preteso tangenti, corrotto impiegati, razzolato insomma nella concussione e nella corruzione.

La condotta di alcuni politici nel periodo di Domiziano era stato un vero spregio dei pubblici interessi a favore di amicizie personali e clientele elettorali; non solo, ma pretendevano e poi ricevevano denari dagli imprenditori quando affidavano lavori pubblici, o da chi aspirava a cariche pubbliche. Molti non avevano più nessun ritegno nè dignità, erano perfino diventati arroganti, sicuri dell'impunità.

Traiano che era deciso a eliminare il marcio, presto si trovò davanti a un numero considerevole di denunce e di rinvii a giudizio. I processi ai corrotti e ai corruttori erano a un certo punto così tanti che bisognava trovare ad ogni costo una soluzione politica (come diceva Di Pietro nel 1993 a Tangentopoli ), anche perché scoperti i primi corrotti, questi, una volta messi nelle romane galere, per difendersi iniziarono a "cantare" coinvolgendo altri corrotti; e come se non bastasse, nei tribunali arrivavano migliaia di lettere anonime che indicavano con precisione fatti e misfatti di tizio, caio e sempronio. Ricevevano poi un "avviso di garanzia", e se sbattuti in carcerazione preventiva, nel disagio delle galere, iniziavano a parlare, a confessare e a fare i nomi dei complici.
L'inquietudine tormentò l'alta borghesia, i "palazzinari", chi aveva occupato cariche pubbliche; si levarono voci di malcontento, di disapprovazione. Ovviamente erano terrorizzati, temevano tutti di finire alla gogna pubblica. Molti si pentirono di avere ostentato grandi ricchezze; ora si veniva a sapere come erano state messe insieme.

Si riunirono tutti questi soggetti in un movimento politico conservatore, garantista, poi iniziando a fare la voce grossa, alcuni politici accusarono i giudici dei tribunali di occuparsi di politica invece che di giustizia, e che con questi sistemi persecutori avrebbero causato una crisi economica su tutto l'impero, visto che per il timore di essere incolpati più nessuno si occupava di appalti pubblici (palazzi, porti, basiliche, strade, edifici ricreativi, terme - si era fermato tutto).
Furono accusati i giudici di comportarsi così perché volevano arrivare loro al potere. Voci sempre più forti si levarono dai garantisti. Chiedevano di eliminare l'avviso di garanzia, il carcere preventivo, le deposizioni dei pentiti e invocavano il sacro diritto di non finire in galera se non dopo un vero e proprio processo e con riscontri oggettivi.
Alcuni chiesero addirittura di indagare sui magistrati stessi per tale comportamento e misero in guardia lo stesso Traiano per queste ingerenze della giustizia sulla politica.
Traiano non era solo un soldato, aveva grandi capacità di giudizio, seri propositi di rinnovamento, grande abilità amministrativa, grande senso dello Stato, aveva ammesso che la supremazia delle leggi era al di sopra della volontà dell'Imperatore (anche se le leggi alla fine le faceva lui).
Adottò in questo caso due provvedimenti che potevan risolvere la delicata questione.

Il primo consisteva nel far ignorare le lettere con accuse anonime e le affermazioni dei pentiti; anche perchè tra questi si era arrivati al punto che gli stessi magistrati e i politici erano costretti a pronunciare sentenze uno contro l'altro (cosa che stava avvenendo, spesso con il clima del sospetto reciproco) anche se la colpe degli imputati a sentire la pubblica opinione erano più che evidenti.
Questo provvedimento permise sia di mettere un limite all'attività dei delatori sia di ridimensionare le accuse degli improvvisati pentiti che nell'accusare ovviamente speravano in una riduzione di pena.

Il secondo provvedimento chiamato "BONA VACANTIA" fu invece fatto a favore dei rei confessi che si presentavano spontaneamente; veniva loro ridotta la pena della metà, potevano trattenersi la metà delle somme di cui si erano appropriati, l'altra metà dovevano restituirla all'erario.

La soluzione si rivelò un toccasana visto che dopo i provvedimenti di Traiano, nelle cronache non si parla più di processi a noti personaggi , ma semmai si torna a parlare solo di lavori e grandi appalti, dati proprio a certi famosi imprenditori o funzionari che prima erano stati indagati, sospettati, accusati, inquisiti e che presumiamo approfittarono del patteggiamento e della sanatoria..

Uno fra i tanti, fu lo scandalo del porto di Roma (Canale tra il Tevere e il mare - oggi detto FIUMICINO ) di un imprenditore che nel costruirlo o meglio nell'ampliare quello che prima era il piccolo porto di Claudio, nell'approntare la darsena e i bacini impiegò materiali scadenti; inoltre occultando con grandi massi l'opera esterna, coprì le fondamenta che erano fatte di pura terra e non in "cemento armato", con la conseguenza che alla prima grande mareggiata, ma anche con qualche lettera anonima si scoprì l'inganno costato all'erario un mucchio di sesterzi.

Si giustificò dicendo che aveva dovuto fare tutto in economia avendo dovuto pagare mazzette ai funzionari incaricati di distribuire gli appalti; e che del resto se si voleva lavorare in questa Roma corrotta, bisognava elargire purtroppo le tangenti che chiedevano molti funzionari, perché da tempo era una normale e diffusa prassi, una "dazione ambientale" (chi leggerà queste righe penserà che quelle sopra sono prese dal Corriere della Sera di oggi. Sbaglia! Sono nelle pagine di storia, parola per parola nel "DIGESTO").

Pochi anni prima (ma forse anche in questo periodo, altrimenti Traiano non avrebbe preso questi provvedimenti) sappiamo che c'era anche dell'altro.
La corruzione, il lucro, il mercimonio della politica c'era ed era di casa a Roma; anche servendosi delle insegne dello sport per poter entrare in politica. La corruzione o la populista propaganda erano due deplorevole realtà nel costume romano che avevano complicato gli equilibri politici già così critici per altri motivi.

L'ambizione di qualche neo-arricchito, a cui mancava solo il potere per sentirsi qualcuno in mezzo alla vera aristocrazia, lo spinse a strumentalizzare senza scrupoli sia i giochi che le altre manifestazioni sportive.
Le iscrizioni venute alla luce a Pompei, offrono delle testimonianze inequivocabili sulla facciata della Casa di Giulia Felice (documento CIL, IV, n. 1147 - Museo di Pompei).

Il "Palazzinaro" arricchito Aulo Vettio, mecenate opportunista dello sport (!?) decise di "scendere in campo" anche nella politica; si mise a cercare i consensi presso i tifosi della squadra che lui sponsorizzava, dichiarando agli elettori di essere "meritevole dei voti per il lodevole e munifico piacere e sano godimento che lui offriva al popolo con la "sua" "squadra di palla", allora molto famosa. Per ottenere questo consenso, utilizzò nella sua propaganda elettorale (sono rimaste appunto le scritte) il nome, le insegne e i colori della squadra per farsi eleggere senatore. Di lui ci è rimasto però solo questa testimonianza sui muri, ma "nulla" delle sue doti politiche.
Scelse i piedi per salire in alto, ma a quanto pare le sue qualità nei piedi rimasero. Se non era per il Vesuvio, di Aulio Vettio la storia non avrebbe scritto nemmeno una riga.

16/02/2008 18:43
 
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mah! le fonti sono?insomma nn si sa! se facessero nel 2104 la storia d'italia rifatta da un antico libro di Emilio Fede ovvero La Samba dei Ruffiani...SECONDOTE!!! che STORIA d' ITALIA VERREBBE FUORI!=!=!==!=!=! [SM=x39900]


in hoc signe vinces


shut up!fuckin JEW!(by eric cartman)
20/02/2008 12:15
 
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