A PROPOSITO DI SCHMIDT (About Schmidt)

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marlowe
00venerdì 14 febbraio 2003 10:53

Un film inquietante, raggelante, quasi pauroso.
Non fraintendete. Non c'è thrilling in questo film, non ci sono effetti di nessun genere, non ci sono armi, non c'è, concitazione, non c'è nemmeno azione. Forse, paradossalmente, non c'è nemmeno una storia. O forse, invece, c'è la storia di tutti.
Warren Schmidt è un uomo di 66 anni che lascia il suo lavoro di grigio burocrate di una società d'assicurazioni per andare in pensione. La sua vita, che è stata fino a quel giorno insignificante, gli diventa ancora più vuota. L'improvvisa morte della moglie, una donnetta sbiadita e asfissiante che peraltro non ama ma con cui convive da quarantadue anni in un equilibrio di silenziosa e reciproca (in)sopportazione, lo lascia ancora più solo di fronte a se stesso. Lontano c'è una figlia che sta per sposarsi con un irritante e velleitario venditore di materassi ad acqua.
Warren, per recarsi al matrimonio, intraprende un lungo viaggio attraverso gli States a bordo dell'assurdo, spropositato e gadgettato camper su cui progettava di viaggiare con la moglie. Così trentaquattro anni dopo "Easy Rider" ritroviamo Jack Nicholson ancora on the road. Ma, quanto cambiato...quanto cambiato...
Il suo volto è un ammasso di rughe, il doppio mento gli tremula goffamente, porta spessi occhiali da presbite, il corpo è appesantito; e sulla testa il povero Warren cinge il diadema di tutti i falliti del mondo: un ridicolo, patetico, unticcio riporto.
Mentre viaggia scrive delle improbabili lettere a un bimbo della Tanzania che, in un momento di noia televisiva, ha adottato a distanza per 22 dollari al mese.
Sotto le ruote del suo camper e davanti ai suoi occhi raggelati sfila tutta un America middle class, tirchia e bigotta, repressa e infantile, frustrata e arrogante, vanitosa e desolata, puritana e bacata.
Warren non riuscirà a impedire il matrimonio della figlia, la missione che si è dato per compiere, almeno una volta nella vita, "la cosa giusta". Al pranzo di nozze si troverà ridotto a esibirsi in un discorso di circostanza di cui lui solo avverte per intero lo strazio e la portata beffarda. La solitudine e il fallimento che Warren porta con sè si allargano ancora e sempre di più fino a diventare i suoi unici e ultimi confini.

Esco dal cinema, attraverso a piedi una parte di Milano ostile e deprimente. Fa freddo. Guardo con maggiore attenzione del solito le facce terribilmente inespressive della gente che incrocio. Supero un capannello di yuppies che staziona davanti a un locale di quelli che vanno adesso di moda. Arrivo a casa, infilo la chiave nella serratura del portone, schiaccio il pulsante di chiamata dell'ascensore, apro la porta del mio appartamento. Entro. Ficco nel lettore un disco di Leo Ferré. Mi verso un bicchiere di vino. MI vengono in mente questi versi:
"La vita è questo scialo
di triti fatti vano
più che crudele.
Ma la vita
è crudele
più che vana".
E se Warren Schmidt fossi io?

Una regia calcolatamente lenta ma non noiosa, una sceneggiatura impeccabile, un eccellente cast di attori, una attenzione e una concentrazione scrupolosa su ogni dettaglio fanno di "A proposito di Schmidt" un ottimo film minimalista.
[SM=x39884] [SM=x39884] [SM=x39884]
Dicono che Jack Nicholson vincerà l'Oscar per questa interpretazione. Secondo me dovrebbero dargliene due.
[SM=x39857] [SM=x39857] [SM=x39857] [SM=x39857]
Sarah
00venerdì 14 febbraio 2003 14:16
...speravo di leggere le tue impressioni su questo film..ci speravo perché...beh ecco..sai quella sensazione...credo che questo potrebbe essere il film giusto.... e se non lo fosse...pazienza....ci riproverò... ma con un Jack Nicholson cosi... direi che ci sono tutte le premesse....
Chiar@
00sabato 15 febbraio 2003 18:42
Ho visto solo il trailer e mi ha parecchio interessata, credo che sarà il prossimo film che andrò a vedere al cinema! Peccato che so già che sarà dura convincere qualcuno ad andarci [SM=x40006]
vassilij
00domenica 16 febbraio 2003 11:05
Re:

Scritto da: Chiar@ 15/02/2003 18.42
Ho visto solo il trailer e mi ha parecchio interessata, credo che sarà il prossimo film che andrò a vedere al cinema! Peccato che so già che sarà dura convincere qualcuno ad andarci [SM=x40006]




[SM=x39900] [SM=x39900] [SM=x39900] io ....io io io....io io... io!!!![SM=x39900] [SM=x39900] [SM=x39900] [SM=x39900] [SM=x39900]
marlowe
00domenica 16 febbraio 2003 13:52
Giovanotto, abbia la cortesia di farsi da parte. [SM=x39886] [SM=x39886] [SM=x39886]
La Signorina Chiara [SM=x39866] è già impegnata. Con me.
Chiar@
00domenica 16 febbraio 2003 15:19
Beh dai siamo più o meno tutti della stessa zona no...si potrebbe organizzare una bella cinemata, sarebbe davvero bello! [SM=x39890]
Chiar@
00domenica 16 febbraio 2003 15:20
doppio!

[Modificato da Chiar@ 17/02/2003 14.28]

ammiratore
00lunedì 17 febbraio 2003 12:37
Re:

Scritto da: marlowe 14/02/2003 10.53

Un film inquietante, raggelante, quasi pauroso.
Non fraintendete. Non c'è thrilling in questo film, non ci sono effetti di nessun genere, non ci sono armi, non c'è, concitazione, non c'è nemmeno azione. Forse, paradossalmente, non c'è nemmeno una storia. O forse, invece, c'è la storia di tutti.
Warren Schmidt è un uomo di 66 anni che lascia il suo lavoro di grigio burocrate di una società d'assicurazioni per andare in pensione. La sua vita, che è stata fino a quel giorno insignificante, gli diventa ancora più vuota. L'improvvisa morte della moglie, una donnetta sbiadita e asfissiante che peraltro non ama ma con cui convive da quarantadue anni in un equilibrio di silenziosa e reciproca (in)sopportazione, lo lascia ancora più solo di fronte a se stesso. Lontano c'è una figlia che sta per sposarsi con un irritante e velleitario venditore di materassi ad acqua.
Warren, per recarsi al matrimonio, intraprende un lungo viaggio attraverso gli States a bordo dell'assurdo, spropositato e gadgettato camper su cui progettava di viaggiare con la moglie. Così trentaquattro anni dopo "Easy Rider" ritroviamo Jack Nicholson ancora on the road. Ma, quanto cambiato...quanto cambiato...
Il suo volto è un ammasso di rughe, il doppio mento gli tremula goffamente, porta spessi occhiali da presbite, il corpo è appesantito; e sulla testa il povero Warren cinge il diadema di tutti i falliti del mondo: un ridicolo, patetico, unticcio riporto.
Mentre viaggia scrive delle improbabili lettere a un bimbo della Tanzania che, in un momento di noia televisiva, ha adottato a distanza per 22 dollari al mese.
Sotto le ruote del suo camper e davanti ai suoi occhi raggelati sfila tutta un America middle class, tirchia e bigotta, repressa e infantile, frustrata e arrogante, vanitosa e desolata, puritana e bacata.
Warren non riuscirà a impedire il matrimonio della figlia, la missione che si è dato per compiere, almeno una volta nella vita, "la cosa giusta". Al pranzo di nozze si troverà ridotto a esibirsi in un discorso di circostanza di cui lui solo avverte per intero lo strazio e la portata beffarda. La solitudine e il fallimento che Warren porta con sè si allargano ancora e sempre di più fino a diventare i suoi unici e ultimi confini.

Esco dal cinema, attraverso a piedi una parte di Milano ostile e deprimente. Fa freddo. Guardo con maggiore attenzione del solito le facce terribilmente inespressive della gente che incrocio. Supero un capannello di yuppies che staziona davanti a un locale di quelli che vanno adesso di moda. Arrivo a casa, infilo la chiave nella serratura del portone, schiaccio il pulsante di chiamata dell'ascensore, apro la porta del mio appartamento. Entro. Ficco nel lettore un disco di Leo Ferré. Mi verso un bicchiere di vino. MI vengono in mente questi versi:
"La vita è questo scialo
di triti fatti vano
più che crudele.
Ma la vita
è crudele
più che vana".
E se Warren Schmidt fossi io?

Una regia calcolatamente lenta ma non noiosa, una sceneggiatura impeccabile, un eccellente cast di attori, una attenzione e una concentrazione scrupolosa su ogni dettaglio fanno di "A proposito di Schmidt" un ottimo film minimalista.
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Dicono che Jack Nicholson vincerà l'Oscar per questa interpretazione. Secondo me dovrebbero dargliene due.
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Guarda che alla fine il messaggio di speranza c'è!
wsim
00martedì 18 febbraio 2003 23:20
Me lo volevo gustare senza pregiudizi e così non ho letto nulla di questo film, nemmeno la ghiotta recensione di Marlowe.
Vi posto la mia, fresco fresco al ritorno dal cinema
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Warren Schmidt (Jack Nicholson) dirigente di una primaria compagnia di assicurazioni di Omaha (Nebraska), raggiunta a 66 anni l'età della pensione, inizia la classica vita da pensionato accanto alla moglie con la quale divide ormai da 42 lunghissimi anni la reciproca e triste sopportazione di tante coppie.
Ciononostante la metodica Sig.ra Schmidt resta per il protagonista l'unico punto fermo della sua scialba esistenza dopo la fine della carriera lavorativa, assieme alla figlia, ormai da anni lontana da casa e con la quale i contatti sono soltanto telefonici.
Agli “affetti” del Sig. Schmidt si aggiunge poco dopo un orfanello nero della Tanzania, di 6 anni e di nome Ndugu, di cui Schmidt assume l'adozione a distanza, per la “folle” cifra di 22 dollari al giorno. Come consigliato dal depliant di adozione, il signor Schmidt inizia a scrivere al piccolo Ndugu lettere che narrano con stile amaramente sarcastico la sua piatta esistenza di americano medio, così immensamente distante anche nei contenuti da quella del bambino.
La morte della moglie, avvenuta poco dopo, lo lascia attonito e lo getta nell'apatia, dalla quale decide di scuotersi progettando di raggiungere la figlia a Denver (figlia che sta per convolare a nozze) servendosi del mastodontico camper acquistato con la moglie per godersi felici vacanze da pensionato.
Il viaggio da Omaha verso Ovest porta così il signor Schmidt sulle tracce della casa della sua infanzia, al college dove trova ancora una sua foto appesa in una bacheca, a visitare musei e a parlare con quel variegato mondo di persone che popola le plaghe piatte e monotone del mid-west americano.
Arriva così a Denver, conosce la “famiglia” (le virgolette sono d'obbligo) dello sposo, partecipa al matrimonio della figlia nel quale pronuncia un discorso del quale soltanto lui conosce il graffiante significato, e infine se ne torna nella sua casa di Omaha, sempre più drammaticamente convinto che a nulla è servita la sua esistenza e che nessuno mai si ricorderà di lui, descrivendo tutto questo, nel consueto stile, al piccolo, lontanissimo Ndugu.
Eppure, inaspettato, arriverà qualcosa che restituirà alla sua vita un immenso significato, in un finale di film intenso ed emozionante come pochi.
Protagonista da Oscar un Jack Nicholson grandissimo e di nuovo on the road, molti e molti anni dopo EasyRider, e con tanti chili e tante rughe in più. La sua maschera tra l'imbambolato e il sarcastico che si porta dietro per tutto il film sembra ricordare a se stesso ( e a noi tutti) che qualcuno o qualcosa nella vita lo ha sicuramente fregato.
L'altro protagonista assoluto del film è certamente lo squallore.
Squallore delle periferie suburbane, delle persone sciatte e malvestite, dei rapporti umani convenzionali e superficiali, degli orribili arredamenti, delle cerimonie false e banali, squallore mirabilmente sottolineato dalla pressochè totale assenza di una colonna sonora, dai silenzi dei personaggi, dal grigiore dei cieli.
9 su 10 a questo film dai ritmi lenti ( da pensionato, per l’appunto - ma non annoia) adatto a chi ama trovare al cinema sensazioni e riflessioni .
Personalmente l'ho trovato splendido [SM=x39851]




[Modificato da wsim 18/02/2003 23.22]

[Modificato da wsim 18/02/2003 23.36]

wsim
00mercoledì 19 febbraio 2003 08:44
marlowe, adesso ti ho letto.....quanta somiglianza nei nostri giudizi!
marlowe
00mercoledì 19 febbraio 2003 12:15
Re: Re:

Scritto da: ammiratore 17/02/2003 12.37



Guarda che alla fine il messaggio di speranza c'è!



Hai ragione. Io non ho sottolineato abbastanza questo aspetto. Il messaggio che alla fine giunge a Schmidt dalla remota Tanzania: che la vita ha un senso solo quando la si spende per qualcun altro.
Lo ha fatto però egregiamente wsim.

Ora una domanda indiscreta.
Ammiratore di che cosa?
Sono curioso e disperatamente a caccia di cose o persone che valga la pena di ammirare.
[SM=x39858]
LuVi
00giovedì 20 febbraio 2003 21:22
Grazie! Andrò sicuramente a vederlo! [SM=x39854]

LuVi

P.S. Qualcuno ha già visto il remake di Solaris?!?
shirak
00venerdì 7 marzo 2003 22:26
bellissimo, perchè è un pò la storia di ogni uomo medio...
il finale è davvero commovente...[SM=x39946] [SM=x39946]
ghamoz
00mercoledì 9 aprile 2003 14:58
Un film inquietante, raggelante, quasi pauroso. ....
Infatti uscendo dal Cinema ho rimpianto le 2 ore buttate via (e i 13€ spesi).
Pessimo film uno dei più brutti mai visti ,secondo solo a "Dingus quello sporco individuo".
Non si può prendere per i fondelli lo spettatore in questa maniera!

Nicholson ripropone per l'ennesima volta la sua maschera gigiona e regista e sceneggiatore gli vanno dietro con un risultato pessimo.
[SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885]
Donia
00mercoledì 9 aprile 2003 20:56
Re: Un film inquietante, raggelante, quasi pauroso. ....

Scritto da: ghamoz 09/04/2003 14.58
Infatti uscendo dal Cinema ho rimpianto le 2 ore buttate via (e i 13€ spesi).
Pessimo film uno dei più brutti mai visti ,secondo solo a "Dingus quello sporco individuo".
Non si può prendere per i fondelli lo spettatore in questa maniera!

Nicholson ripropone per l'ennesima volta la sua maschera gigiona e regista e sceneggiatore gli vanno dietro con un risultato pessimo.
[SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885] [SM=x39885]



scusate l'ot

26mila lire?????
ghamoz
00giovedì 10 aprile 2003 08:56
Re: Re: Un film inquietante, raggelante, quasi pauroso. ....

Scritto da: Donia 09/04/2003 20.56


scusate l'ot

26mila lire?????


Al cinema normalmente ci vado con la dolce sposa e pago per due.
marlowe
00giovedì 10 aprile 2003 21:48
Re: Re: Re: Un film inquietante, raggelante, quasi pauroso. ....

Scritto da: ghamoz 10/04/2003 8.56

Al cinema normalmente ci vado con la dolce sposa e pago per due.



Buona sera, ghamoz.
Vedo che ti sei presentato con un paio di colpi di bazooka.
Non sono però sicurissimo che tu abbia centrato il bersaglio.
In ogni caso, benvenuto fra noi. Spero che ci resterai volentieri e a lungo. Qui, anche i colpi di bazooka, se sparati con passione cinematografica, sono assolutamente ben accetti.
Le occasioni di far fuoco sui carri armati del nemico (il cinema cretino, volgare, effettistico, vuoto, propagandistico, furbacchione, corrivo, ecc.) non mancano di certo.
A presto.
ghamoz
00venerdì 11 aprile 2003 09:48
grazie Marlowe,
da quel òpoco che ho potuto leggere abbiamo una visione dissimile su quello che deve darci il cinema (a pelle e da un'analisi un po' frettolosa, ovviamente posso cambiare idea) , credo però che se ne possa parlare: non si cresce se tutti ci danno ragione.
ghamoz
00venerdì 11 aprile 2003 12:55
Re:
Post scriptum:
Quiz: da che film è tratta la citazione della mia firma?

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