00 06/03/2004 12:41
Ho letto altrove che il talento visionario di Tim Burton non si coniugherebbe con una pari capacità narrativa, che i film di Burton sarebbero migliori nelle singole parti che nel complesso. Ammesso che ciò sia vero (non ho visto che un paio dei suoi film, il primo Batman e Il mistero di Sleepy Hollow, quindi preferisco non pronunciarmi), non è certo il caso di Big Fish, che può contare su un'ossatura concettuale e narrativa solide, pur senza perdere il suo carattere di film, in un certo senso, "a episodi" (non saprei esprimermi diversamente, chiedo scusa). Vi trovate tutto ciò che il burtoniano medio chiede ad un lavoro del suo idolo: il grottesco metaforico, la potenza visiva, la fiaba; ed in più, compreso nel prezzo del biglietto, un intreccio in cui realtà e finzione (la realtà e la finzione del film) si confondono e si inseguono a vicenda, insegnando forse, a chi ne ha ancora bisogno, che la distinzione fra le due cose è spesso superflua.

E portate anche dei fazzolettini di carta, accidenti.

[Modificato da hanamichi I 06/03/2004 12.42]